Italo Bocchino, la vita a Roma con una trans e la storia di Mara Carfagna: «Tutte sciocchezze»
L’ex parlamentare Italo Bocchino è stato dieci anni fuori dalla politica dopo il fallimento di Gianfranco Fini. Oggi è di nuovo in tv. Come opinionista della destra al governo. E per questo «devo ringraziare due donne: Giorgia Meloni e Lilli Gruber. La prima per aver vinto le elezioni; la seconda per avermi voluto su La7 a Otto e mezzo a commentare questa fase politica». Anche se secondo Dagospia la premier con lui nemmeno ci parla: «Io sono un giornalista indipendente. Non vedrete mai il mio nome tra quelli indicati da Fratelli d’Italia per una qualsiasi carica, che sia in una lista elettorale o in un consiglio di amministrazione».
I rapporti con Giorgia (e Arianna)
Lui vanta ottimi rapporti sia con lei che con la sorella Arianna. Ma non si sentono: «La Meloni ha ben altro da fare che parlare con me». Spiega che dopo le elezioni del 2013 «decisi di chiudere con la politica attiva. Da lì in poi è stato come entrare in una comunità di recupero, come uscire da una tossicodipendenza: il primo giorno ti chiudi in una stanza, dal secondo inizi a dare le testate contro un muro e poi così, piano piano, finché non mi è passata». Dice che a Pinuccio Tatarella deve «non molto, tutto. Per me era come un padre. E per lui, che non aveva figli, io ero come il figlio. Mi notò proprio da quell’esperienza, a Perugia, che iniziò a monitorare da lontano con una certa curiosità». A Roma viveva con Pierangelo Buttafuoco e una transessuale chiamata Ruby.
La trans chiamata Ruby
E racconta: «All’epoca, Ruby e tutte le persone che avevano optato per quel determinato tipo di vita si facevano una clientela quasi esclusivamente grazie agli annunci sui giornali locali. Lei pubblicava le inserzioni sul Messaggero e sul Tempo. Tipo “AAA, Ruby, sensualissima transessuale, riceve in viale Vaticano”, numero di telefono, eccetera eccetera… Il cliente prendeva appuntamento, segnava l’indirizzo, arrivava sotto casa. Il problema era che, un po’ perché pervaso da spiriti evidentemente bollentissimi e un po’ perché nell’annuncio c’erano solo l’indirizzo e il telefono, una volta giunto a destinazione questo benedetto futuro amico di Ruby molto spesso non sapeva dove citofonare. In tantissimi, in piena notte, in mezzo a quella confusione di ormoni, cognomi, lettere di scale e numeri di interni, trovavano naturale citofonare “Bocchino”. Di fatto, per parecchie notti, Pietrangelo e io abbiamo svolto funzioni di receptionist per Ruby, indirizzando i clienti alla porta giusta».
Il mentore di Mara
Bocchino è finito sui giornali anche per l’accusa di essere mentore di Mara Carfagna: «Bah, sciocchezze su cui la stampa si appassionava all’epoca…». La casa di Montecarlo, invece, «era una cosa gestibilissima. Se Fini avesse saputo che l’aveva comprata il cognato, l’avrebbe detto subito e la cosa sarebbe finita lì». E aggiunge: «La diaspora della destra mi ha addolorato per tantissimi anni a seguire. Ringrazio anche umanamente Giorgia Meloni per averla ricomposta con la sua vittoria del 2022».