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L’Ordine dei medici di Torino scrive al governo: «Le parole del Papa sull’aborto sono un marchio di infamia»

03 Ottobre 2024 - 20:27 Redazione
Il Pontefice aveva definito l'interruzione volontaria di gravidanza un «omicidio» e chi la pratica un «sicario». Anche dal Belgio arriva la condanna: «Dichiarazioni inaccettabili»

Le parole di Papa Francesco, che ha definito l’aborto «un omicidio» e i medici che lo praticano «dei sicari», continuano a suscitare reazioni indignate nel mondo politico e sanitario. L’Ordine dei medici di Torino ha scritto al governo chiedendo di «valutare una ferma presa di posizione nei confronti dello Stato della Città del Vaticano» per le dichiarazioni del Pontefice. «Come mediche e medici – si legge nella lettera indirizzata al ministro della Salute Orazio Schillaci e al vicepremier Antonio Tajani – rispettiamo i diritti riconosciuti dallo Stato italiano e non giudichiamo le decisioni assunte dalle persone sulla propria salute». Secondo l’Ordine, le dichiarazione del Papa attribuiscono «un marchio di infamia sulla categoria medica oltre a essere al limite dell’ingerenza nella legittimità di una norma di legge del nostro Stato». Sulla questione non si spengono neppure le polemiche politiche: nella giornata di oggi è intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein, ammonendo a «non criminalizzare chi adempie ad una legge». L’aborto è «un diritto fondamentale regolato da una legge dello Stato, ma è un diritto ancora troppo negato in questo Paese, con un’altissima percentuale di medici obiettori e la carenza di strutture», precisa la Dem. E ancora: «Non si può criminalizzare chi adempie a una legge dello Stato. Piena solidarietà ai medici che attuano la 194. Siamo certi che i ministri interpellati sapranno rispondere tutelando la dignità e il ruolo dei medici» e «in ogni caso non permetteremo che si calpestino i diritti di donne e ragazze che cercano di accedere al percorso di interruzione volontaria di gravidanza». La reazione più dura è arrivata dal premier belga, Alexander De Croo, che ha definito le parole di Francesco «inaccettabili», in particolare «quando ha definito la legge del 1980 sulla depenalizzazione dell’aborto come una legge criminale. Non abbiamo lezioni da imparare». Il premier ha riferito di aver convocato il nunzio apostolico per trasmettergli il messaggio. «Chiedo rispetto per i medici che svolgono il loro lavoro nei limiti del quadro legale” e “per le donne che devono poter decidere liberamente», ha concluso.

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