Amadeus ancora non decolla sul Nove. L’ex uomo record scivola sotto il 3 per cento di share
Amadeus lo aveva dichiarato apertamente con una metafora calcistica piuttosto netta: «Adesso faccio un altro campionato. In un paragone calcistico è come dire: “Ho giocato nel Real Madrid, ora sono in una squadra dalle grandi ambizioni che però è bassa in classifica”». Una teoria tutto sommato ragionevole, serve materialmente del tempo per far capire al pubblico che la differenza tra RaiUno e il Nove costa giusto la fatica di cliccare un tasto diverso sul telecomando. Il problema, forse non calcolato quando si decise di puntare forte sul conduttore dei record di Sanremo, è capire in che percentuale i format in Rai di Amadeus funzionassero per Amadeus o per il semplice fatto di essere mandati in onda in una fascia stabilmente fortunata sulla Rai, che vive da sempre di un pubblico di aficionados che difficilmente riescono a guardare oltre i confini della tv di Stato. O almeno è questo che ci dicono oggi, e dall’inizio di questa nuova stagione televisiva autunnale, senza tregua e regolarmente, i dati auditel, per l’ennesima volta impietosi nei confronti di Amadeus e del suo Chissà Chi è, che arriva a raccogliere un misero 2.8%. Mentre la fascia della quale è stato padrone di casa in Viale Mazzini fino a poco tempo fa, oggi occupata dal rampante Stefano De Martino, viaggia a vele spiegate inanellando un successo dopo l’altro, ieri, per esempio, toccando quota 25.3%.
Nessuno spostamento, nessuna cancellazione
Nessuna incertezza, lato Warner Bros. In Discovery si prosegue pensando solo, come dichiarato, «a come eventualmente migliorare il programma, non ci sono idee di spostamenti, tantomeno di cancellazioni». Bisognerà capire a questo punto quanto ci sarà da aspettare prima che la sirena cominci a suonare, prima che un dubbio diventi una preoccupazione. Di sicuro fino alla fine di ottobre quando Amadeus debutterà in prime time con La Corrida, format non esattamente nuovissimo che, viene da chiedersi, quanto potrà catturare l’attenzione di un pubblico decisamente più dinamico ed intellettuale come quello del Nove? Un pubblico al quale il giochino preserale evidentemente interessa pochino, un pubblico che sa perfettamente come cambiare canale e anche come spegnere la tv e sintonizzarsi su una delle innumerevoli e ricchissime piattaforme streaming, ma che non è fisiologicamente allergico ai volti storici. Un esempio in questo senso è sicuramente il caso Fabio Fazio, che è stato accolto con numeri notevoli al cambio di casacca e con lo stesso identico format portato avanti per anni in Rai. Sono in molti a sostenere che la fascia Access Prime Time della Rai sia un cavallo che galoppa veloce qualsiasi sia il fantino, così come, manco a dirlo, il Festival di Sanremo, che Amadeus ha fatto esplodere compiendo una scelta abbastanza elementare: sfruttare i nuovi trend della musica alimentando e rinvigorendo la moribonda platea della Rai. Una scelta piuttosto obbligata e che avrebbe fatto qualsiasi conduttore e direttore artistico dotato di un minimo di visione, cosa che ad Amadeus non è mai mancata. All’inizio di questa avventura il conduttore veronese aveva dichiarato: «La scommessa è crescere nel tempo. È un’avventura nuova, non tutto si misura in share, che pure rimane importantissimo. Alzarlo di un punto sarà un risultato straordinario». La domanda che sicuramente, sottovoce, in Warner Bros. Discovery di sicuro qualcuno si starà ponendo è: «Si, ok. Ma quanto tempo?».