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I carabinieri in Palestina: il governo pensa di mandare 200 uomini su richiesta Usa

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Nei prossimi giorni i primi venti. L'ipotesi di addestrare la polizia palestinese. La controproposta di Meloni e la preoccupazione per i costi

Il governo Meloni sta pensando di mandare i carabinieri in Palestina. Duecento uomini per guidare una missione di pace. Su richiesta degli Stati Uniti. Nei prossimi giorni arriverà in Israele un nucleo di una ventina di militari. Per farsi trovare pronti quando scatterà una tregua. Molto probabilmente saranno i reparti della 2a brigata mobile carabinieri a muoversi. Si tratta del 1o reggimento paracadutisti («gruppo intervento speciale»), del 7o reggimento «Trentino Alto Adige» e del 13o reggimento Friuli Venezia Giulia. Per una missione bilaterale di collaborazione con le autorità palestinesi. Ovvero l’operazione di addestramento delle forze di polizia con la partecipazione di Francia e Spagna ma con il comando a Roma. Quella che un anno fa, dopo gli attacchi di Hamas, venne ritirata.

La missione

A parlare del ritorno dei carabinieri in Palestina è oggi il Corriere della Sera. Il 15 ottobre dell’anno scorso i 28 carabinieri basati a Gerico lasciarono la 16esima missione bilaterale quando la cooperazione era appena iniziata. «Con grande dispiacere ma con eguale scrupolo, ho disposto l’immediato rientro dei carabinieri impiegati nella missione Miadit in Palestina a causa del deterioramento della situazione sul terreno. Una situazione che ha fatto venire meno le condizioni di sicurezza. Il governo ha deciso la sospensione della missione ma siamo pronti a ripartire appena ci saranno le condizioni», disse allora il ministro Guido Crosetto. Oggi i vertici delle forze armate di Washington chiedono a Roma di riprendere la missione. Stavolta con un contingente molto più ampio.

I duecento carabinieri

Il governo di Israele ha già detto sì alla missione italiana. Il governo difficilmente potrà rifiutare la richiesta. Ma bisognerà vedere come verrà accolta. Soprattutto sul fronte dei costi. I carabinieri hanno già svolto cicli di addestramento per le forze palestinesi come la Presidential Guard, la National Security Force, la Palestinian Civil Police. Secondo fonti di governo, spiega oggi Marco Galluzzo, alla fine la risposta italiana potrebbe materializzarsi in un raddoppio o in una triplicazione degli uomini dell’Arma impegnati negli anni passati. Per arrivare al massimo a un centinaio di unità. L’ultima parola però spetterà alla premier Giorgia Meloni.

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