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Le microplastiche adesso finiscono anche nel cervello: «Danni per l’organismo»

04 Ottobre 2024 - 07:39 Alba Romano
microplastiche cervello ricerca organismo danni 1
microplastiche cervello ricerca organismo danni 1
Una ricerca dell'università del New Mexico: lo 0,5% del peso totale dell'organo è costituito da plastiche

Le microplastiche finiscono anche nel cervello. Una ricerca dell’università del New Mexico ha fatto ritrovate particelle del materiale dopo alcune autopsie. Lo 0,5% del peso totale del nostro organo è costituito da plastiche, secondo lo studio diffuso sul sito dei National Institutes of Health americani. E questo significa che le nanoplastiche, che sono frammenti dell’ordine di grandezza del nanometro (miliardesimo di metro), riescono a superare la barriera emato-encefalica. Probabilmente passando dal naso. Perché alcuni frammenti sono stati scoperti anche lì. Negli anni, spiega oggi Repubblica, la plastica si è accumulata in gola, naso, polmoni, fegato, cuore, reni, vescica, intestino, e perfino testicoli, sperma e placenta. E persino nel meconio, le prime feci del neonato.

Le micro plastiche nel corpo umano

Uno studio uscito a marzo sul New England Journal of Medicine e dell’università Vanvitelli le ha trovate nelle placche che causano l’aterosclerosi. «Erano inglobate nelle placche e ne causavano l’infiammazione» conferma il professor Giuseppe Paolisso. «Abbiamo esaminato i tessuti di 257 pazienti con aterosclerosi alle carotidi, le arterie del collo. Circa 150 avevano placche inquinate, gli altri no. Fra i primi il rischio di essere colpiti da ictus o infarto era 4,5 volte più alto rispetto ai secondi. In epidemiologia è un dato enorme. E non abbiamo idea del perché le arterie di alcune persone siano contaminate e le altre no». La microplastica è un frammeno inferiore ai 5 millimetri. Sono state trovate in 1.300 specie marine e terrestri.

I danni per l’organismo

Un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2019 sosteneva che non ci sono evidenze di danni per la salute. «Le nuove ricerche smentirebbero questa tesi» precisa Paolisso. «Le microplastiche possono legarsi a metalli pesanti, pesticidi, o altri inquinanti. Una volta ingerite arrivano nell’intestino. Una parte è espulsa, ma le particelle più piccole vengono assorbite, entrano nel sangue e raggiungono i vari organi. Tra gli effetti osservati c’è un’accelerazione dell’invecchiamento delle cellule e un aumento dell’infiammazione dei tessuti. L’infiammazione è una sorta di caldaia accesa che causa danni diversi a seconda dei tessuti. Nei vasi sanguigni può favorire l’aterosclerosi e quindi ictus e infarti, nel cervello demenza e Alzheimer, in altri organi potrebbe essere legata all’insorgere di tumori».

L’accelerazione dell’invecchiamento

C’è di più. «Le microplastiche possono legarsi a metalli pesanti, pesticidi, o altri inquinanti. Una volta ingerite arrivano nell’intestino. Una parte è espulsa, ma le particelle più piccole vengono assorbite, entrano nel sangue e raggiungono i vari organi. Tra gli effetti osservati c’è un’accelerazione dell’invecchiamento delle cellule e un aumento dell’infiammazione dei tessuti. L’infiammazione è una sorta di caldaia accesa che causa danni diversi a seconda dei tessuti. Nei vasi sanguigni può favorire l’aterosclerosi e quindi ictus e infarti, nel cervello demenza e Alzheimer, in altri organi potrebbe essere legata all’insorgere di tumori».

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