«Le norme della Fifa sono contrarie al diritto Ue»: perché la sentenza della Corte di giustizia europea sul caso Diarra può rivoluzionare il calciomercato
Le norme della Fifa sui trasferimenti dei calciatori tra club sono «contrarie al diritto dell’Unione europea e potrebbero ostacolare la libera circolazione». Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue in una sentenza che potrebbe rivoluzionare le regole del calciomercato. I giudici del Lussemburgo hanno preso in esame il ricorso presentato dall’ex nazionale francese Lassana Diarra. Nel 2015, l’ex centrocampista di Real Madrid e Paris Saint-Germain ruppe il suo contratto triennale con il Lokomotiv Mosca. Per il club russo, il calciatore agì senza giusta causa e la Fifa lo condannò a pagare 20 milioni di euro. Diarra sollevò quindi la questione davanti ai giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea, che gli hanno dato ragione.
Cosa dicono le regole della Fifa contestate dalla Corte di Giustizia Ue
A essere oggetto della sentenza sono le norme Fifa che regolano i casi in cui un club ritiene che uno dei suoi giocatori abbia rescisso il contratto senza giusta causa prima del termine naturale, proprio come successo a Diarra. Queste norme, spiega la Corte Ue, «ostacolano la libera circolazione dei calciatori professionisti che desiderino sviluppare la loro attività andando a lavorare per un nuovo club, stabilito nel territorio di un altro Stato Ue». Le regole contestate alla Fifa prevedono che il giocatore che rompe il contratto e qualsiasi club che intende assumerlo sono tenuti a pagare un indennizzo al club precedente. La nuova società, inoltre, può essere soggetta a una sanzione sportiva, che consiste nel divieto di tesserare nuovi giocatori per un determinato periodo. Infine, l’associazione nazionale a cui appartiene l’ex club del giocatore deve rifiutarsi di rilasciare un Certificato di trasferimento internazionale all’associazione a cui è iscritta la nuova società, finché è in corso una controversia tra l’ex club e il giocatore.
Le motivazioni dei giudici
Diarra aveva fatto ricorso alla Corte d’Appello di Mons, che a sua volta ha chiamato in causa la Corte di giustizia Ue. Secondo il tribunale europeo, le norme della Fifa violano la legislazione comunitaria sulla concorrenza e la libertà di movimento. Innanzitutto, perché ostacolano la libera circolazione dei calciatori professionisti da uno stato all’altro dell’Unione europea. In secondo luogo, spiega la Corte, perché «le norme in questione comportano la restrizione, se non addirittura l’impedimento, della concorrenza transfrontaliera che potrebbe essere esercitata da tutti i club stabiliti nell’Unione europea».
La replica della Fifa: «Analizzeremo la situazione»
Non si è fatta attendere la risposta della Fifa, che ha sùbito precisato come la sentenza della Corte di giustizia europea «mette in discussione solo due paragrafi» delle norme internazionali sui trasferimenti. In una nota ufficiale, la federazione mondiale del calcio fa sapere che prende atto della sentenza e «analizzerà la decisione» prima di qualsiasi ulteriore commento. La Fifa si dice poi «soddisfatta che la legalità dei principi chiave del sistema dei trasferimenti sia stata riconfermata dalla sentenza odierna».
In copertina: L’aula della Corte di giustizia dell’Unione europea a Lussemburgo, 4 ottobre 2024 (EPA/Julien Warnand)