Via libera definitivo ai dazi Ue sulle auto elettriche cinesi: sì di Italia e Francia, la Germania vota contro
È arrivato il via libera definitivo ai dazi europei sulle auto elettriche importate dalla Cina. Oggi, venerdì 4 ottobre, si è svolta a Bruxelles la riunione del Comitato di difesa commerciale in cui i 27 paesi Ue sono stati chiamati a esprimersi sull’introduzione dei dazi aggiuntivi fino al 36,3% sulle vetture a batteria importate da Pechino. Affinché la misura diventasse definitiva, era necessario che la bozza di regolamento presentata dalla Commissione europea fosse sostenuta da una maggioranza qualificata, ossia da 15 paesi che rappresentano almeno il 65% della popolazione Ue. Tecnicamente, il via libera del Comitato è stata una «no opinion», nel senso che non è stata raggiunta una maggioranza qualificata per bocciare la proposta dell’esecutivo comunitario. Sul regolamento illustrato dalla Commissione europea per introdurre i nuovi dazi, 10 paesi si sono espressi a favore, 5 hanno votato contro e 12 si sono astenuti. Numeri che consentono all’esecutivo di Bruxelles di procedere quando lo riterrà opportuno.
Come hanno votato i paesi Ue sui dazi
A criticare la mossa dell’esecutivo di Ursula von der Leyen è soprattutto la Germania, che negli ultimi otto anni ha potuto contare sulla Cina come suo principale partner commerciale. «I dazi sulle auto elettriche cinesi sarebbero un errore. Lo dice la nostra industria automobilistica, che dovrebbe essere protetta. Alcuni politici pensano di saperne di più dei diretti interessati», ha ribadito Christian Lindner, ministro delle Finanze del governo di Olaf Scholz, nel tentativo (invano) di portare dalla sua parte altri colleghi europei. «Con la Cina – ha aggiunto il leader dei Liberali tedeschi – è necessario parlare chiaro e negoziare, ma le guerre commerciali fanno solo perdenti».
Italia, Francia, Olanda e Polonia sono i paesi europei che più hanno spinto per l’introduzione dei dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina. Più mite la posizione della Spagna, che si era espressa a favore dei dazi provvisori varati il 3 luglio scorso ma in questi giorni ha mostrato segnali di ripensamento. «In questo momento crediamo necessario mantenere aperti i negoziati ed esplorare tutte le vie per una soluzione di compromesso», ha scritto il ministro spagnolo dell’Economia, Carlos Cuerpo, in una lettera indirizzata al commissario europeo Valdis Dombrovskis. Tra i possibili punti di incontro suggeriti da Madrid c’è «la riduzione dell’impatto nocivo dei sussidi», ma anche la richiesta a Pechino di trasferire parte della produzione di batterie sul suolo europeo. Proprio in Spagna, di recente, si è installata una grande fabbrica di veicoli cinesi nell’ex impianto giapponese di Nissan.
October 3, 2024
L’indagine Ue e la rabbia di Pechino
I dazi che hanno ricevuto oggi il via libera dei 27 paesi Ue resteranno in vigore per i prossimi cinque anni e arrivano al termine di un’indagine della Commissione europea, che accusa il governo cinese di distribuire generosi sussidi statali alle sue case automobilistiche. Secondo Bruxelles, le aziende di Pechino traggono vantaggio da un esteso sistema di prestiti agevolati, contratti vantaggiosi per l’acquisto di batterie e altre forme di aiuto, che distorcono la concorrenza a danno delle imprese europee. Pechino ha sempre rigettato questa narrazione, sostenendo che il suo crescente peso nell’industria automobilistica mondiale non è altro che il risultato di investimenti azzeccati e politiche ambiziose. In seguito all’apertura dell’indagine da parte di Bruxelles, la Cina ha provato di tutto per scongiurare l’introduzione definitiva di dazi. Prima minacciando un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio, poi aprendo una serie di contro-indagini sulla carne di maiale, il brandy e altri prodotti di punta del Made in Europe.
Bruxelles: «Continuiamo a esplorare soluzioni alternative»
Il via libera del Comitato di difesa commerciale ai dazi alle auto elettriche cinesi è stato accolto con soddisfazione dalla Commissione europea, che in una nota ufficiale parla di «ulteriore passo avanti verso la conclusione dell’indagine antisovvenzioni». L’esecutivo di Ursula von der Leyen assicura però che continua «a lavorare sodo» con il governo cinese «per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio, adeguata ad affrontare le sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’indagine della Commissione, monitorabile e applicabile».
In copertina: Uno showroom di Leapmotor a Pechino (EPA/Wu Hao)