Lo strano boom dei dentisti a Roma: «Pulizie dei denti a 29 euro»
A Roma c’è un dentista ogni 774 abitanti. Un dato ben superiore alla media nazionale. E l’anomalia è evidente quando si confrontano i numeri delle altre province del Lazio: a Rieti ce n’è uno ogni 1035 abitanti, a Frosinone uno ogni 1300, a Latina uno ogni 1400 e a Viterbo uno ogni 1530. Carlo Ghirlanda, presidente dell’Associazione Nazionale dei Dentisti Italiani, spiega oggi al Messaggero che nella capitale «c’è una eccessiva competizione che può essere sì sana dal punto di vista del paziente ma che a volte può scadere per cercare di offrire un servizio al prezzo più contenuto». E infatti adesso non guadagnano più come prima: «Gli indici di affidabilità fiscale ci dicono che il reddito medio è ora di 44.000 euro l’anno».
Il turismo dentale
Il boom è in controtendenza con un’altra usanza: il turismo dentale. Verso paesi come Croazia, Romania, Albania, per gli impianti dentali o lo sbiancamento. Si tratta di soluzioni a basso costo che le agenzie di viaggi offrono insieme a volo aereo e soggiorno. Una dentatura tutta nuova costa 3 mila euro. Un’otturazione in Albania si paga 25 euro. «Molte persone sono convinte di avere lo stesso risultato di una terapia in Italia, invece non è così. Ci sono diversi romani che ogni anno partecipano a questi viaggi ma che poi sono costretti a tornare negli studi in Italia per sistemare i danni che vengono fatti», spiega Ghirlanda. Ma anche a Roma si punta sul low cost. E si arriva a offrire una pulizia dei denti a 29 euro.
Le catene
I gruppi dei grandi marchi sono riuniti nell’Ancod, l’Associazione nazionale dei centri odontoiatrici. La prima catena è arrivata nel 2010. «Oggi rappresentiamo il 10% del mercato, dopo soli 14 anni di lavoro», racconta Nicola Spadafora, il suo presidente. «Abbiamo la fortuna di rappresentare fondi di investimento internazionali che hanno a cuore innovazione, tecnologia e qualità delle cure. I nostri gruppi hanno decine di centri in tutta Italia: ciò ci permette di ridurre le spese che sosteniamo grazie a significative economie di scala. Sostenendo costi più ridotti possiamo rivolgerci sul mercato con prezzi più competitivi. Tutto questo non è da “low cost”, perché investiamo molto sulle tecnologie e sul livello di qualità delle cure».