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Alessandro Giuli, una vita a destra: «Mio nonno ha fatto la marcia su Roma. Saviano? Vivere sotto scorta non dà il diritto di dire qualsiasi cosa»

06 Ottobre 2024 - 15:50 Ugo Milano
Il ministro della Cultura intervistato a Brucoli a un evento di FdI: «La sinistra è sempre stata brava a dividersi»

La fine del campo largo? «Il frazionismo è un tratto distintivo della sinistra». L’imitazione di Maurizio Crozza? «Ben fatta, mi fa sembrare più giovane». E su Roberto Saviano: «Chi vive sotto scorta avrà sempre indulgenza da parte mia, ma non ha il diritto di dire qualsiasi cosa». Parla a ruota libera Alessandro Giuli, l’uomo chiamato da Giorgia Meloni per rimpiazzare Gennaro Sangiuliano al ministero della Cultura. Oggi, domenica 6 ottobre, l’ex presidente del Maxxi di Roma è stato intervistato dal giornalista di Libero Pietro Senaldi, nell’ambito di un’iniziativa di Fratelli d’Italia a Brucoli, nel Siracusano.

Un nonno monarchico e uno fascista

Una conversazione a tutto tondo, in cui il neo ministro della Cultura – che in gioventù ha militato nel movimento neofascista Meridiano Zero – racconta anche da dove nasce la sua passione per la politica. «Perché sono diventato di destra? È stato naturale. Era nel pedigree. Sono nato in una famiglia con due affluenti: materno di nonno monarchico e paterno che ha fatto la marcia su Roma e ha portato la famiglia a Salò», ha detto Alessandro Giuli, spiegando di voler rappresentare «una destra senza paraocchi ideologici». Per la destra, ha aggiunto il neo ministro, «la cultura è sempre stata strategica e importante. La metà del catalogo Adelphi è occupata da eccelsi intellettuali e studiosi che arrivano da destra».

Le divisioni della sinistra sulla Rai

Giuli dice la sua anche su ciò che sta accadendo alle opposizioni, dove il progetto del Campo Largo – ossia di un’alleanza tesa a tenere insieme Pd, Avs, M5s e alcuni partiti centristi – sembra essere naufragato. «La sinistra si sta spaccando sulla Rai perché il frazionismo è un tratto distintivo della sinistra, che appena può si divide. Quando manca una visione del racconto di una grande azienda succede che chi ha abilità contrattuali cerca di guadagnare spazio di rappresentanza, come il M5s». E sempre a proposito della tv pubblica, il ministro della Cultura aggiunge: «È ovvio che in Rai ci sia un legame con la politica inscindibile e l’epoca Renziana è stato il periodo di massima sua occupazione. Se in Rai ci sono autori bravi, funzionari bravi è anche perché la destra ha sempre espresso più generali che sottufficiali».

La solidarietà a Roberto Saviano

A proposito di destra e sinistra, a Giuli viene chiesto di esprimere un parere su Saviano, considerato uno degli intellettuali di riferimento delle opposizioni. «Saviano ha scritto un libro di successo e coraggioso che lo obbliga a vivere una vita infernale e sotto scorta. Altro è il giudizio che si dà sulla letteratura di Saviano e sul modo a volte non del tutto composto con cui esercita il suo legittimo diritto di critica», ha osservato Giuli. Secondo il ministro della Cultura, «una cosa è avere oggettivamente una vita complicata sotto scorta, e chi vive in queste condizioni avrà sempre indulgenza da parte mia, altro è pensare che questo modo di vivere assegni il diritto di dire qualsiasi cosa».

Il saluto a Nanni Moretti e la stima per Crozza

Dal palco di Brucoli, Giuli manda anche gli auguri di pronta guarigione a Nanni Moretti, che di recente è stato colto da un infarto e poche settimane fa aveva criticato il governo per aver ritirato il premio per il miglior film restaurato al suo Ecce Bombo. «Lo incontro dal pasticcere, lui prende il cappuccino con la Sacher», racconta Giuli a proposito del regista. E infine, due parole su Crozza, che da qualche tempo ha iniziato a indossare anche i panni del nuovo ministro della Cultura nei suoi ormai celebri sketch sul Nove: «L’imitazione è ben fatta, sembra più giovane di me, ci guadagno qualche anno», scherza Giuli.

In copertina: Il ministro della Cultura Alessandro Giuli (ANSA/Massimo Percossi)

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