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La Commissione Ue contro Francia e Germania: «Basta frontiere chiuse, salviamo Schengen»

07 Ottobre 2024 - 19:39 Simone Disegni
Commissione Ue Schengen immigrazione Johansson
Commissione Ue Schengen immigrazione Johansson
La Commissaria agli Interni Johansson in Aula dopo la misura-shock del governo Scholz: «Tutti vogliamo fermare terroristi e criminali, nessuno lavoratori e turisti»

Ripristinare i controlli alle frontiere interne dell’Ue? Lo si può fare, ma solo in maniera «temporanea, proporzionata e come misura di ultimo ricorso». Lo ha detto quesa sera al Parlamento europeo la Commissaria agli Interni (uscente) Ylva Johansson. Un messaggio implicito ma chiaro a quei governi che hanno deciso nelle scorse settimane o ventilato per le prossime la chiusura delle frontiere: a partire dalla Germania di Olaf Scholz e dalla Francia di Emmanuel Macron. Il primo ha sconvolto l’equilibrio del sistema Schengen annunciando la misura radicale – il ripristino di controlli di polizia a tutte le nove frontiere della Germania – a seguito degli attacchi islamisti nel Paese, anche nel tentativo di arginare l’ascesa della destra conservatrice della Cdu e radicale di Afd. Il secondo ha promosso un governo di centrodestra affidato a Michel Barnier, che nel discorso d’insediamento ha fatto capire di essere pronto a prendere misure analoghe nel tentativo di porre un freno all’ingresso di migranti irregolari. E dall’Austria all’Ungheria, gli altri governi esistenti o in via di formazione di matrice xenofoba non vedono l’ora di applicare la stessa ricetta. Col risultato che la libertà di circolazione – principio fondante dell’Ue – rischia di diventare lettera morta.

La battaglia sulla libertà di movimento

«La libertà di movimento è essenziale per cittadini e imprese. Tutti vogliamo fermare terroristi e criminali, ma non turisti e lavoratori», ha scandito la Commissaria in Aula a Strasburgo, e per questo Schengen non è solo un sistema burocratico, ma «parte della nostra identità». Se crolla, come rischia di succedere sotto i colpi delle chiusure a catena dei governi, l’Ue stessa perde la sua essenza, ha fatto capire Johansson. Che ha difeso a spada tratta il lavoro degli ultimi anni orientato, a suo dire, proprio ad andare incontro alle preoccupazioni dei governi sul fronte dell’immigrazione irregolare. «Il sistema Schengen negli ultimi cinque anni è diventato più sicuro, e io ne sono orgogliosa. Abbiamo istituto un Consiglio d’indirizzo proprio perché i ministri degli Interni possano “governarlo”, identificando le priorità e coordinando le mosse». Proprio il contrario di quanto sta avvenendo in queste settimane. Eppure il regolamento di Schengen parla chiaro, ha ricordato la Commissaria svedese: i controlli di frontiera si possono ripristinare solo per periodi di tempo limitati in caso di serie minacce all’ordine pubblico o alla sicurezza nazionale. E anche quando li si applica «devono essere il meno invasivi possibile» per non pregiudicare di fatto la libera circolazione delle persone. «Misure alternative sono sempre da preferire», ha raccomandato ancora Johansson, citando esempi pratici come «pattugliamenti o indagini comuni». La Commissione auspica dunque un passo indietro dei governi, in cambio del rinnovato impegno a «proteggere meglio i confini esterni». Ma il successore della svedese, se supererà l’audizione del mese prossimo al Parlamento europeo, sarà proprio l’emissario di Vienna, l’ex ministro delle Finanze austriaco Magnus Brunner.

Immagine di copertina: La Commissaria Ue agli Interni Ylva Johansson al Parlamento europeo – Strasburgo, 7 ottobre 2024 (Mathieu Cugnot / Unione europea)

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