Manovra, le preoccupazioni di Bankitalia sul Psb: «Conti incoraggianti ma ci sono dei rischi». I dubbi sulle stime e il cuneo fiscale
Nell’audizione alle commissioni riunite bilancio di Camera e Senato sia Bankitalia sia Corte dei conti sottolineano diversi elementi positivi del Piano strutturale di bilancio (Psb), il nuovo strumento di finanza pubblica che sostituisce la NaDef, ma mettono in guardia contro una serie di rischi. Per Banca d’Italia alcune previsioni potrebbero essere troppo ottimistiche, come le proiezioni di maggiori entrate nelle casse dello Stato e la sottovalutazione delle incertezze del quadro macroeconomico. «Anche piccoli scostamenti dai piani di bilancio potrebbero rendere difficoltoso riportare il deficit sotto il 3% nel 2026», avverte Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento economia e statistica. E Corte dei conti chiarisce che «saranno necessarie scelte difficili sull’allocazione delle risorse», ma per una valutazione compiuta bisogna aspettare il Documento programmatico di bilancio, poiché nel Piano presentato dal ministro Giancarlo Giorgetti mancano molti dettagli ancora.
La revisione del Pil
L’analisi di Bankitalia non è aggiornata alla revisione al ribasso del Pil dell’Istat. «Nel quadro previsivo a legislazione vigente del Psb il Pil cresce dell’1,0 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel prossimo e dell’1,1 per cento nel 2026», spiega Nicoletti, «la revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdì scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto percentuale della stima per l’anno in corso», ossia allo 0,8%. Anche per l’istituto nel Psb mancano ancora una serie di dettagli che permetterebbero una valutazione più precisa degli impegni che lo Stato intende prendere. Sulla stabilizzazione della riduzione del cuneo fiscale, una misura che in manovra varrà 10 miliardi di euro di spesa, e i provvedimenti a sostegno delle famiglie più numerose, Nicoletti riconosce che «dispiegheranno i loro effetti principalmente nel 2025, innalzando la crescita del Pil all’1,2%», ma avverte che «tali effetti attesi sono in linea di principio raggiungibili, ma una valutazione più compiuta richiede informazioni non ancora disponibili».
Mancano dettagli sulle riforme
Per quanto riguarda «la legge quadro sulle Pmi e le misure volte al potenziamento dei mercati dei capitali», il Psb «contiene dettagli insufficienti per la valutazione complessiva degli interventi in esso prospettati». Nicoletti nella sua analisi riconosce che il Psb prevede rilevanti interventi sia sul piano di riforma sia su quello di investimento, ma «molto dipenderà da come le misure di riforma saranno effettivamente disegnate». Bankitalia poi invita il governo alla prudenza per quanto riguarda le stime contenute nel documento. «I conti in corso d’anno mostrano un andamento incoraggiante», riconosce, ma «il programma delineato nel Psb non è esente da rischi». La manovra, che dovrebbe essere di 24 miliardi, si finanzia in parte con il «margine determinato dalle maggiori entrate ora attese per il 2024, con l’assunzione implicita che siano interamente permanenti»: una assunzione che potrebbe rivelarsi fallace. In secondo luogo, l’«elevata incertezza del quadro macroeconomico» potrebbe riservare brutte sorprese: «Anche piccoli scostamenti dai piani di bilancio potrebbero rendere difficoltoso riportare” il deficit sotto il 3% nel 2026».
Pensioni e lavoro
Infine Bankitalia avverte che rendendo strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro si perderebbe l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni. In audizione, Nicoletti ha ricordato che questa preoccupazione era già stata espressa, dichiarando: «Se una valutazione compiuta richiede maggiori dettagli, assume rilevanza l’intenzione di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro. Come già sottolineato in sede di Audizione sul Def verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza».
La valutazione della Corte dei Conti
Il Piano strutturale di bilancio, un impegno pluriennale- come previsto dalla riforma della governance economica dell’Unione europea – dello Stato italiano sia programmatico sia di spesa, delinea un «percorso impegnativo». A dirlo è la Corte dei Conti in Audizione al Parlamento. «Su molti fronti si evidenziano necessità crescenti derivanti da problemi strutturali, da andamenti dei costi, dal crescere di aree di sofferenza sociale, dall’emergere di nuove sfide economiche e produttive a cui si aggiungono esigenze poste da nuove criticità legate al contesto nazionale ed internazionale», l’analisi dell’organo costituzionale, il Psb «offre un quadro della gestione di bilancio per il prossimo settennio che appare coerente con quanto richiesto dal nuovo patto di stabilità europeo, descrivendo un percorso di graduale riduzione del debito e un più rapido rientro del disavanzo rispetto al quadro presentato nel Def dello scorso aprile». Riguardo alle pensioni, bisognerà «affrontare il tema di come garantire una maggiore flessibilità in uscita preservando le caratteristiche proprie del sistema contributivo», mentre bisogna proseguire con gli interventi di riduzioni di spesa.
Foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI