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Kadir, il santone di Miggiano: «Mi ha parlato una voce, ora vedo tutto. Chi vuole venire è libero». E spunta un’altra denuncia

07 Ottobre 2024 - 20:39 Massimo Ferraro
miggiano santone kadir setta religiosa adepti indagini
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Una donna ha percorso una strada del suo paese completamente nuda: «È stato un sacrificio, lo rifarei». E la famiglia denuncia il guru della comunità Salentina

«Una voce mi ha parlato, mi ha chiamato. Pulita, solo io la udivo. E questa voce possente mi ha condotto a tutto questo, a capire, a rivelare tutto questo di me. E ho iniziato a vedere tutto». Ai microfoni di Pomeriggio 5 parla Kadir, come si fa chiamare il sedicente santone di Miggiano, nel Leccese. Qui in Salento ha costruito una piccola comunità, con regole precise e di cui lui è la guida. Controllo dei pasti, tanta preghiera e meditazione. E l’ombra che la comunità sia una setta, i cui membri vivono in un casale abbandonato senza riscaldamento, luce e contatti con l’esterno. Francesco Oliva su la Repubblica ha ricostruito le modalità di iniziazione, i riti e le regole di condotta che disciplinano la vita della comunità. Chi entra deve mollare il lavoro, avere rapporti sessuali e sentimentali con altri del gruppo e mangiare o bere in piccolissime quantità, con quattro giorni di digiuno «per purificare anima e corpo». I genitori di un ragazzo che vive con il guru hanno presentato denuncia per violenza sessuale. E ora sempre Oliva su la Repubblica riferisce di una seconda denuncia, presentata da un’altra famiglia, per un episodio avvenuto nel 2022. Una donna di 36 anni ha percorso completamente nuda le strade del suo paese, come richiesto dal “santone”, come «sacrificio al Signore, pronta a rifarlo se le venisse richiesto». Un procedimento, però, su cui incombe una richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Lecce che sta coordinando l’inchiesta.

«Qui ognuno è libero di venire»

Intervistato dalla trasmissione pomeridiana di Canale 5, Kadir assicura di non costringere nessuno a vivere nella sua comunità e seguire le sue regole. «Chi vuol venire è libero di venire, però ovviamente chi viene sta mettendo mani all’aratro, chi si volge indietro dall’aratro non è adatto per il regno di Dio», dice alla giornalista, parlando poi degli “adepti”, «i genitori sono preoccupati? Sì, ma dal loro punto di vista. Non guardano in faccia la realtà». La preoccupazione dei genitori deriva probabilmente dalle modalità della comunità organizzata da Kadir, che ricordano quelle delle sette religiose. Dall’avvicinamento a ragazzi e ragazze in situazioni di fragilità, a cui viene imposto di troncare i rapporti con le famiglie e la precedente vita, alle rigide regole di disciplina interna per esercitare controllo. Sui corpi e sulle menti, dal cibo al lavoro alle relazioni in generale.

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