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Roma, un anarchico marchigiano a processo per gli scontri alla manifestazione Pro-Pal: il presidio a Piazzale Clodio

07 Ottobre 2024 - 10:21 Ugo Milano
Il giovane è stato arrestato sabato 5 ottobre. Fuori dal Tribunale, dove è prevista l'udienza per direttissima, è stato organizzato un presidio

Un anarchico marchigiano, il 24enne Tiziano Lovisolo di Monteprandone (Ascoli Piceno), è stato arrestato al termine degli scontri alla manifestazione pro Palestina a Roma. Questa mattina, lunedì 7 ottobre, comparirà davanti al giudice per il processo per direttissima. I pm contestano al giovane i reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. La sorella di Lovisolo ha postato un’immagine di lui a terra circondato dai poliziotti: «Avete preso a calci e a manganellate un ragazzo indifeso che si è trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato». Nel frattempo, 50 persone si sono presentate all’esterno della cittadella giudiziaria della Capitale. L’ingresso del tribunale è presidiato dalle forze dell’ordine e i manifestanti hanno esposto all’esterno uno striscione con la scritta: «Fermiamo il genocidio, Palestina libera».

Il bilancio dei disordini

Oltre all’arresto del giovane, altri 3 fermati sono stati rilasciati e denunciati a piede libero per resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Al bilancio della giornata di sabato 5 ottobre si aggiungono circa 200 persone allontanate prima della manifestazione di cui 51 con foglio di via – poiché gravate da precedenti per reati contro l’ordine pubblico – e 150 che per non farsi identificare ai controlli hanno deciso di tornare indietro scortati fino a limite di provincia. Nel lancio di sassi, bottiglie di vetro, fumogeni, bombe carta sono rimasti feriti trentaquattro agenti delle forze dell’ordine, tra cui un dirigente della polizia che ha riportato la frattura del bacino. Durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, la folla è stata dispersa con l’utilizzo degli idranti e di cariche da parte delle forze dell’ordine.

Al vaglio le immagini riprese dalle telecamere

Ora, però, si indaga per dare un volto e un nome a tutti coloro che hanno dato il via alla “guerriglia”. Quelli che sono stati definiti «infiltrati» dal Viminale. Al vaglio le immagini riprese dalle telecamere della polizia scientifica. Si stanno scandagliando attentamente i video di quei momenti per acquisire elementi utili a identificare i responsabili delle violenze. Sotto la lente gli ambienti anarchici, dei centri sociali e degli ultrà. Alcuni potrebbero aver raggiunto la capitale da altre città sfuggendo agli imponenti controlli scattati proprio per l’allarme sui possibili infiltrati nella manifestazione, vietata dalla Questura. 

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