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Giorgia Meloni tra caccia agli «infami» e Deep State: «Posso portare tutti al voto. E mi conviene»

giorgia meloni minaccia voto deep state consulta
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Oggi il voto per la Consulta. La premier vuole far eleggere il suo fedelissimo che ha scritto la riforma del premierato. «Conflitto d'interessi» secondo gli esperti. Ma c'è un piano. E un'alternativa: il reset

«Posso portare tutti al voto. E dico anche che forse mi conviene». Oggi è il giorno del voto per il giudice costituzionale ma Giorgia Meloni sembra pensare a tutt’altro. O meglio. La premier è ancora in tenuta da guerra. Perché il caso della chat che richiamava al voto i parlamentari è ancora in ballo. E dopo essersela presa con gli «infami» per i quali sarebbe costretta a mollare la premier ha dato il via alla caccia alla talpa. Ma, spiega oggi Repubblica, c’è un piano superiore della partita che si gioca proprio sulla Corte Costituzionale. Con l’obiettivo, ambizioso, di smontare i referendum sull’Autonomia Differenziata e sullo Ius Soli. E di blindare quello sul premierato in arrivo. Se questo dovesse fallire, l’alternativa è il reset. Ovvero affidarsi ai sondaggi e tornare alle urne.

«Sono stufa»

La premier infatti sa bene che l’elezione del giudice della Corte Costituzionale oggi è a rischio fallimento. Servono 363 voti e la maggioranza non sembra avere i numeri necessari per raggiungerli. Il centrodestra può contare sulla carta su 357 voti. Ma tra questi ci sono anche i presidenti di Senato e Camera, che tradizionalmente agli scrutini non partecipano. E i big che in parlamento ci sono meno spesso degli altri a causa degli impegni istituzionali. Il Partito Democratico e Alleanza Verdi Sinistra hanno annunciato l’uscita dall’aula. Anche il M5s è orientato a non partecipare al voto. Così si abbassano le possibilità di ricevere aiutini dalla minoranza. La stessa strada sembra aver preso quel che resta del Terzo Polo, tra Italia Viva e Azione. E così la premier avrà molte difficoltà a far finire in via della Consulta il suo fedelissimo. Che si chiama Francesco Saverio Marini e secondo l’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo è in conflitto d’interessi.

Francesco Saverio Marini

De Siervo parla in un’intervista a Repubblica. Ricorda che Marini è stato il redattore di molti disegni di legge che verranno giudicati dalla Consulta. E l’eccezionale vicinanza con Meloni fa sì che la candidatura sia «inopportuna». L’autore materiale della riforma sul premierato infatti giudicherà per esempio l’Autonomia Differenziata e la riforma delle carriere dei magistrati: «Speriamo che ciò non avvenga perché sarebbe un vulnus rispetto alle regole». Ma la premier ha deciso di tirare dritto. Anche perché, spiega ancora Repubblica, il suo piano sarebbe quello di eleggere a dicembre anche gli altri due giudici costituzionali in scadenza. E questo perché a novembre la Corte si esprimerà sulla legittimità costituzionale della legge sull’Autonomia.

I referendum

Una bocciatura potrebbe far esplodere la Lega. Un ridimensionamento invece aiuterebbe l’esecutivo. Che avrebbe così la chance di cambiare una legge che rischia di costare gran parte della popolarità del governo vista la risposta del Sud alla raccolta firme. Poi la Consulta dovrebbe giudicare la costituzionalità dei referendum. E questo avverrebbe nel 2025. Subito prima del voto. Che potrebbe così saltare. Così come quello sulla cittadinanza, sempre oggetto di referendum. Poi c’è il premierato. Per il quale il voto finale deve ancora arrivare e l’eventuale referendum sarà nel 2026. Intanto qualche giorno fa la premier incontrando un esponente del centrodestra è tornata a parlare del Deep State che mirerebbe ad affossarla. Un suo cavallo di battaglia all’epoca dell’opposizione. Che torna pericolosamente di moda mentre si profila anche uno scontro con il Quirinale.

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