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Vivremo davvero fino a cento anni? «Sì, la scienza e la medicina preparano una svolta storica»

08 Ottobre 2024 - 07:09 Alba Romano
longevità ricerche scientifiche
longevità ricerche scientifiche
Gli aumenti della vita media si sono fermati. Ma presto potrebbe cambiare tutto. Ecco perché

L’aspettativa di vita si è fermata. O meglio: cresce arrancando nei paesi avanzati e resta stabile nel mondo intero. Le cose sono cambiate rispetto a dieci anni fa. Nel 1900 un essere umano poteva aspettarsi di vivere 39 anni, nel 1990 era arrivato a 74, con una media di 3 anni conquistati per ogni decennio. Da quel momento però la crescita ha rallentato. Negli ultimi trent’anni gli aumenti sono andati a piccoli sprazzi, fino a raggiungere i 78 anni nel 2020. Nel 2021 la prima discesa a 77, ma per l’effetto Covid. Adesso una ricerca su Nature Aging di un gruppo di demografi dell’università di Harvard dice che la lunghezza della vita umana ha raggiunto un plateau. Ne parla Repubblica in un articolo a firma di Elena Dusi.

I Baby Boomers

Nei 10 paesi presi in esame (gli 8 più longevi, Italia inclusa, più Stati Uniti e Hong Kong), l’aspettativa di vita è aumentata di 6,5 anni in un trentennio. Il demografo Jay Olhansky dice che «l’era dell’aumento rapido dell’aspettativa di vita degli esseri umani è finita. Si è esaurita la prima rivoluzione della longevità». E questo perché «il tetto della durata della vita esiste davvero e non è lontano da quel che abbiamo raggiunto». L’autore della ricerca già nel 1990 prevedeva il raggiungimento di un tetto a 85 anni. Anche se Claudio Franceschi, che insegna al dipartimento di Medicina sperimentale all’università di Bologna ed è pioniere degli studi sui centenari in Italia, non è d’accordo con lo studio. E punta tutto su un passo avanti epocale della medicina. «Lo dice anche Olshgansky. Io sono convinto che questo passo avanti epocale la medicina stia per farlo. La curva della longevità tornerà ad accelerare».

Il passo avanti

Il passo avanti della medicina a cui si riferisce sono «una serie di studi che sono ancora al livello dei topi di laboratorio, ma stanno allungando la loro vita in modo netto. I campi principali sono la restrizione calorica e l’eliminazione delle cellule senescenti. Quest’ultimo è il filone di cui mi occupo io in particolare». Di cosa si tratta: «Le cellule che invecchiano e muoiono causano uno stato di infiammazione cronica nell’organismo. L’infiammazione, alla lunga, porta gli organi ad ammalarsi. Si sviluppa quando ancora siamo giovani e colpisce i vari organi in modo diverso. In uno studio abbiamo dimostrato che gli organi che hanno livelli più alti di infiammazione nei giovani saranno quelli destinati ad ammalarsi più facilmente, qualche decina di anni più tardi. Eliminando le cellule senescenti si riduce una delle cause dell’infiammazione, non l’unica ma una delle più importanti».

I cocktail di farmaci

Secondo il professore «esistono cocktail di farmaci che stiamo studiando, ma quel che conta è l’obiettivo di fondo: riuscire a misurare e contrastare l’infiammazione. Questo potrebbe farci vivere più a lungo. È una tesi solida, su cui lavoro da anni e che ha trovato parecchie conferme. La stessa rivista Nature Aging mi ha chiesto un articolo riepilogativo sul tema. Ho battezzato questo campo di ricerca “inflammaging”: invecchiamento legato all’infiammazione». Quindi la vita può allungarsi ancora: «Credo che troveremo la strada per farlo e che i centenari aumenteranno ancora. Oggi in Italia sono 23 mila. Potranno aumentare fino a centinaia di migliaia».

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