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Elezione del giudice costituzionale, fallito il blitz per eleggere Marini: le opposizioni fanno mancare i numeri e la maggioranza non rischia

08 Ottobre 2024 - 14:30 Felice Florio
La strategia di non ritirare la scheda risulta vincente e il centrodestra dà indicazione di lasciare il foglio in bianco. Al plenum della Consulta, ormai, manca un giudice da novembre 2023

Dopo le divisioni sulla nomina parlamentare dei componenti del Cda Rai, le opposizioni tornano a compattarsi, in Aula, contro una maggioranza che ha imposto il nome di Francesco Saverio Marini per la casella di giudice della Corte costituzionale. Un nome ingombrante: si tratta del consigliere giuridico di Giorgia Meloni, autore della riforma sul premierato e la cui candidatura è stata caldeggiata dalla presidente del Consiglio in persona. Per essere eletti, però, alla Consulta, bisogna ottenere 363 voti, i tre quinti di deputati e senatori riuniti a Montecitorio. E la maggioranza, al netto degli assenti e dei presidenti delle Camere che non votano, può contare su 354. Quando Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza verdi sinistra, Azione e Italia Viva e +Europa hanno deciso di non ritirare le schede su cui esprimere la preferenza nel catafalco, la maggioranza si è vista esposta a un rischio: e se falliamo? Il pallottoliere per l’esito dell’operazione, grazie ai voti probabili di Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Giusy Versace, Lorenzo Cesa, Nino Minardo, Andrea De Bertoldi e dei quattro parlamentari del Sud Tirolo, si sarebbe fermato a 364. Un margine troppo basso per finalizzare la forzatura.

Il dietrofront del centrodestra

«Solo per quel senso dello Stato e di responsabilità che è proprio del centrodestra i nostri parlamentari voteranno, per l’ultima volta, scheda bianca, auspicando che anche nell’opposizione prevalga il rispetto delle istituzioni piuttosto che le logiche di parte». Inizia così la nota congiunta che i capigruppo di Camera e Senato del centrodestra hanno pubblicato per annunciare la marcia indietro rispetto all’accelerazione impressa con la calendarizzazione del voto. Dalla conclusione del mandato di Silvana Sciarra, nel novembre 2023, al plenum della Consulta manca un giudice. E dopo i sette scrutini già svolti, anche l’ottavo di oggi – 8 ottobre – è andato a vuoto. «A fronte della esigenza di eleggere il giudice vacante della Corte costituzionale, che a norma di legge dovrebbe essere individuato entro un mese dalla cessazione dalla carica e non dopo 10 mesi, come ogni volta, le forze di maggioranza hanno convocato i propri gruppi per procedere alla nomina. È istituzionalmente imbarazzante l’atteggiamento delle forze di opposizione, che hanno trasformato in un ring di spartizione partitica un dovere così importante del Parlamento», sentenzia la nota dei rappresentanti della maggioranza.

Alla quale, presto, reagiscono le opposizioni: «Trovo molto ipocrita dire “ci aspettiamo il rispetto delle istituzioni”, perché non ci saremmo trovati qui oggi se rispettando la Costituzione avessero intavolato questo dialogo con le opposizioni prima», commenta Elly Schlein in Transatlantico. «La compattezza delle opposizioni ha fermato la forzatura che la maggioranza voleva fare. Ora accettino il dialogo con le opposizioni che si sono rifiutati di avere fino a qui. E quando intendo dialogo non intendo fare chiamate spicciole a parlamentari di opposizione per cercare dei voti per andare avanti sulla propria forzatura, intendo chiamare le forze di opposizione a un dialogo sulla composizione della Corte costituzionale», spiega la leader del Nazareno. «Se esiste una maggioranza qualificata per questo voto è proprio perché la Costituzione prevede un dialogo tra maggioranza e opposizione. Noi non siamo stati nemmeno cercati, abbiamo cercato noi il dialogo e la risposta fin qui è stata un muro. Speriamo che il fatto che si siano fermati sia la premessa al fatto che ora inizi un dialogo su un passaggio così importante che ha visto storicamente sempre il dialogo tra maggioranza e opposizione».

Salvini: «Schlein direbbe no anche a Madre Teresa di Calcutta»

Per Matteo Salvini «l’opposizione, ed è un modo di fare opposizione rispettabile, dice di no sostanzialmente a tutto. Non hanno partecipato neanche alle nomine dei rappresentanti del Consiglio di amministrazione per la Rai, a cui le stesse opposizioni hanno diritto. Per eleggere questi giudici serve la collaborazione di una parte di opposizione, immagino che la prossima volta Schlein e gli ultras del no a tutti i costi continueranno a dire di no anche se presentassimo Madre Teresa di Calcutta. Schlein rimarrà fuori, probabilmente qualcun altro aiuterà non il governo, aiuterà il Paese a fare quello che abbiamo bisogno di fare». Il vicepremier e segretario della Lega infierisce sulle fratture che sono emerse, nelle ultime settimane tra la segretaria del Pd e Giuseppe Conte. E il gelo tra Schlein e il presidente 5 stelle è ormai visibile a tutti: oggi, invitati entrambi alla presentazione della relazione di Gimbe, non si sono nemmeno salutati. Avevano due sedie riservate in seconda fila, una di fianco all’altra, ma mentre Schlein si è seduta Conte ha preferito restare in piedi, lasciando vuota la sedia accanto alla segretaria Dem.

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