Beppe Grillo ha il braccino corto e resta senza avvocato contro Conte. E in un post prova a riprendersi il Movimento con le buone
Una semplice spolverata allo storico blog o l’abbrivo dell’assalto finale di Beppe Grillo a Giuseppe Conte? Il garante, che rimprovera all’ex presidente del Consiglio di voler stravolgere il Movimento 5 stelle da lui fondato, ha pubblicato un post dal titolo «Riprendiamoci le nostre battaglie!». E al filone comunicativo si aggiunge la guerra legale per permettere a Grillo di conservare la consulenza da 300 mila euro annui con Il Movimento. Solo che l’avvocato Pieremilio Sammarco, il mentore giuridico di Virginia Raggi al quale si era rivolto e che ha siglato le carte bollate inviate a Conte, si è sfilato dall’incarico: è probabile che l’idea “originale” di pagamento tramite crowdfunding non l’abbia convinto, mentre Grillo sembrava non intenzionato a pagare le parcelle di tasca propria. Una svolta legale potrebbe averla anche la questione del simbolo del Movimento, che l’elevato non vorrebbe cambiato dall’assemblea costituente e di cui rivendica la proprietà.
Comunque, nell’invettiva di oggi, 9 ottobre, Grillo ha scritto: «Il Movimento 5 stelle, ricordate? Quello che partiva come un meteorite pronto a spazzare via tutto, a ribaltare i tavoli e a dare una sveglia alla politica come si deve. Un’armata di sognatori, ecologisti col turbo, guerrieri della giustizia sociale e difensori dei cittadini… poi, certo, strada facendo, siamo finiti in quel labirinto magico chiamato governo. Dove, se ti distrai un attimo, ti perdi nei corridoi, inciampi sui tappeti rossi e sbatti la testa contro i candelabri dorati». Il riferimento è, indubbiamente, a Conte e ai suoi fedelissimi che ricoprono incarichi di vertice. «Così le nostre belle battaglie per l’ambiente, per i cittadini, per un mondo senza privilegi e con più giustizia sono state ingoiate dal mostro burocratico».
Grillo ha insistito sull’effetto dissuasore provocato dalla condivisione del potere: «La tempesta è diventata un po’ nebbia. E nei corridoi dei palazzi, tra le stanze ovattate, le nostre lotte hanno cominciato a perdere i contorni. Sparivano, invisibili, tra i pizzini dei governanti, scomparivano sotto il peso degli accordi sottobanco, fino a finire sui manifesti degli altri partiti, quelli che arrivavano con il sorriso e ci mettevano sopra la loro firma. “Guarda che belle proposte”, dicevano. E noi lì a pensare: “Ma non erano nostre?”». A questo punto, l’elevato ha annunciato una sorta di revival dei vecchi articoli del suo blog, «Un’oasi dove le idee non si disperdono, dove progetti futuristici hanno continuato a galleggiare come astronavi in attesa di atterrare».
«E allora mi sono detto: perché non rilanciare quelle idee? Una per volta, ogni settimana. Vi faremo riscoprire tutto quello che abbiamo già detto, ma che forse qualcuno non ha compreso abbastanza bene. Ogni progetto è un pezzo di quel futuro che porta un nome: 2050. L’ho voluto inserire lì, sul simbolo del Movimento, perché voglio che ci ricordiamo di guardare avanti. Sono proposte reali, non favole. Sono cose che, con un po’ di coraggio, possiamo fare davvero. E non è forse questo il coraggio che ci serve? Riprendere in mano il passato, farlo dialogare con il presente e spingerlo verso il futuro. Ogni passo che faremo insieme, sarà un passo più vicino a un’Italia che forse non avete mai immaginato, ma che è già qui, che aspetta solo di essere costruita». Poi, la chiusa che suona come l’estremo tentativo di tornare ad avere voce nel partito: «È arrivato il tempo di riprenderci tutto. Le nostre battaglie, i nostri sogni, quel futuro che ci aspetta».