A Hadera, nel centro di Israele, un uomo armato di coltello ha aggredito diverse persone in strada in quattro posti diversi, spostandosi in motorino. L’uomo ha ferito sei passanti, di cui due in modo grave. L’assalitore, fanno sapere le forze di sicurezza, è stato fermato e «neutralizzato», ma non sono stati forniti ulteriori dettagli. Si tratta di un 36enne arabo-israeliano, residente nella città di Umm al-Fahm. Le autorità locali stanno trattando l’inchiesta come un caso di terrorismo.
Quando a New York scoccheranno le 10 del mattino (le 16 in Italia), si apriranno le porte del tribunale per Sean John Love Combs, per tutti Puff Daddy, per gli amici semplicemente Diddy, dallo scorso 16 settembre rinchiuso in un carcere di Brooklyn per traffico sessuale e racket. Il producer vincitore di tre Grammy in carriera negli ultimi mesi è stato subissato di denunce, dopo la prima, quella dell’ex compagna Cassie Ventura, le cui violenze sono state documentate da un video di sorveglianza di un hotel di Los Angeles che non lascia troppo spazio ai dubbi, sono arrivate letteralmente centinaia di segnalazioni riguardo il comportamento di Diddy e ciò che accadeva nei suoi famosi, ormai famigerati, White Party. Sulla carta per Combs potrebbe addirittura scattare l’ergastolo, ma gli esperti di diritto americano sostengono in queste ore che, non essendoci decessi legati ai suoi reati, probabilmente la condanna orbiterà tra i 10 e i 20 anni di carcere.
La madre di Diddy: «Mio figlio non è un mostro»
Nei giorni scorsi sull’accaduto è intervenuta Janice Smalls Combs, madre di Puff Daddy, 83 anni, con una lunga lettera: «Mi rivolgo oggi a voi come una madre devastata e profondamente rattristata dalle accuse mosse contro mio figlio Sean Combs – ha scritto -. È straziante vederlo giudicato non per la verità, ma per una narrazione creata da bugie. Assistere a quello che sembra essere un linciaggio pubblico di mio figlio prima che abbia l’opportunità di dimostrare la sua innocenza è un dolore troppo insopportabile per essere espresso a parole. Come ogni essere umano, mio figlio merita di avere la sua giornata in tribunale, di condividere finalmente la sua versione e di dimostrare la sua innocenza». E ancora: «Mio figlio potrebbe non essere stato del tutto sincero su certe cose, come negare di essere mai stato violento con un’ex fidanzata quando la sorveglianza dell’hotel ha mostrato il contrario. A volte la verità e una bugia diventano così strettamente intrecciate che diventa terrificante ammettere una parte della storia, specialmente quando quella verità è fuori dalla norma o è troppo complicata per essere creduta». Secondo la madre del rapper, tutto il circo mediatico attorno a questa storia si sarebbe sviluppato a causa della scelta dei legali del figlio di trovare un accordo con l’ex fidanzata, proprio Cassie Ventura, inducendo così l’opinione pubblica a credere che lui fosse colpevole di tutte le presunte violenze emerse negli ultimi mesi. Quelle contro Ventura sono state confermate dallo stesso Puff Daddy in un video pubblico in cui chiedeva perdono per i gesti che, a ben ragione, sono stati unanimamente condannati. «È importante riconoscere che nessuno di noi, indipendentemente dal nostro status, è immune alla paura o agli errori. Non essere del tutto schietti su una questione non significa che mio figlio sia colpevole delle ripugnanti e gravi accuse mosse contro di lui». Poi conclude: «Posso solo pregare di essere viva per vederlo raccontare la sua verità ed essere vendicato».
Nel frattempo Diddy resta in carcere, dal giorno dell’arresto i suoi legali hanno più volte fatto istanza per portare il rapper a casa in attesa del processo, proponendo una cauzione di 50 milioni di dollari, monitoraggio dei movimenti tramite classica cavigliera con GPS e ristrettissima lista di visitatori. Il tribunale ha sempre rimandato l’offerta al mittente, secondo il giudice infatti sarebbero troppi i rischi che la normale andatura del processo sia messa a repentaglio. Diddy, forte del suo colossale potere economico, potrebbe convincere qualche testimone a ritirarsi dal banco o addirittura potrebbe scappare all’estero. Negata anche per il momento la possibilità di trasferire Combs in una prigione nella contea di Essex, nel New Jersey, decisamente più tranquilla rispetto a quella dove si ritrova attualmente. Puff Daddy, secondo i racconti emersi in queste settimane, per tanti giorni avrebbe rifiutato il cibo e sarebbe stato monitorato 24 ore su 24 perché in profonda crisi depressiva e a rischio suicidio.