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Puff Daddy, prima udienza: la difesa lo vuole fuori su cauzione, l’aereo come garanzia. Processo in primavera

09 Ottobre 2024 - 12:57 Gabriele Fazio
Puff Daddy traffico sessuale estorsione stupro
Puff Daddy traffico sessuale estorsione stupro
Sulle presunte violenze durante le famigerate feste del rapper è Intervenuta con una lunga lettera anche la madre 83enne: «Mio figlio non è un mostro»

Quando a New York sono scoccate le 10 del mattino (le 16 in Italia), si sono aperte le porte del tribunale per Sean John Love Combs, per tutti Puff Daddy, per gli amici semplicemente Diddy, dallo scorso 16 settembre rinchiuso in un carcere di Brooklyn per traffico sessuale e racket. Il producer vincitore di tre Grammy in carriera negli ultimi mesi è stato subissato di denunce, dopo la prima, quella dell’ex compagna Cassie Ventura, le cui violenze sono state documentate da un video di sorveglianza di un hotel di Los Angeles che non lascia troppo spazio ai dubbi, sono arrivate letteralmente centinaia di segnalazioni riguardo il comportamento di Diddy e ciò che accadeva nei suoi famosi, ormai famigerati, White Party. Sulla carta per Combs potrebbe addirittura scattare l’ergastolo, ma gli esperti di diritto americano sostengono in queste ore che, non essendoci decessi legati ai suoi reati, probabilmente la condanna orbiterà tra i 10 e i 20 anni di carcere.

La madre di Diddy: «Mio figlio non è un mostro»

Nei giorni scorsi sull’accaduto è intervenuta Janice Smalls Combs, madre di Puff Daddy, 83 anni, con una lunga lettera: «Mi rivolgo oggi a voi come una madre devastata e profondamente rattristata dalle accuse mosse contro mio figlio Sean Combs – ha scritto -. È straziante vederlo giudicato non per la verità, ma per una narrazione creata da bugie. Assistere a quello che sembra essere un linciaggio pubblico di mio figlio prima che abbia l’opportunità di dimostrare la sua innocenza è un dolore troppo insopportabile per essere espresso a parole. Come ogni essere umano, mio ​​figlio merita di avere la sua giornata in tribunale, di condividere finalmente la sua versione e di dimostrare la sua innocenza». E ancora: «Mio figlio potrebbe non essere stato del tutto sincero su certe cose, come negare di essere mai stato violento con un’ex fidanzata quando la sorveglianza dell’hotel ha mostrato il contrario. A volte la verità e una bugia diventano così strettamente intrecciate che diventa terrificante ammettere una parte della storia, specialmente quando quella verità è fuori dalla norma o è troppo complicata per essere creduta». Secondo la madre del rapper, tutto il circo mediatico attorno a questa storia si sarebbe sviluppato a causa della scelta dei legali del figlio di trovare un accordo con l’ex fidanzata, proprio Cassie Ventura, inducendo così l’opinione pubblica a credere che lui fosse colpevole di tutte le presunte violenze emerse negli ultimi mesi. Quelle contro Ventura sono state confermate dallo stesso Puff Daddy in un video pubblico in cui chiedeva perdono per i gesti che, a ben ragione, sono stati unanimamente condannati. «È importante riconoscere che nessuno di noi, indipendentemente dal nostro status, è immune alla paura o agli errori. Non essere del tutto schietti su una questione non significa che mio figlio sia colpevole delle ripugnanti e gravi accuse mosse contro di lui». Poi conclude: «Posso solo pregare di essere viva per vederlo raccontare la sua verità ed essere vendicato».

La vita di Diddy in carcere

Nel frattempo Diddy resta in carcere, dal giorno dell’arresto i suoi legali hanno fatto due volte istanza per portare il rapper a casa in attesa del processo, proponendo una cauzione di 50 milioni di dollari, monitoraggio dei movimenti tramite classica cavigliera con GPS e ristrettissima lista di visitatori, eventualmente nessuna di sesso femminile. Il tribunale ha sempre rimandato l’offerta al mittente, secondo il giudice infatti sarebbero troppi i rischi che la normale andatura del processo sia messa a repentaglio. Diddy, forte del suo colossale potere economico, potrebbe convincere qualche testimone a ritirarsi dal banco, tra questi molti si aspettano anche star dello showbiz americano, o addirittura potrebbe scappare all’estero. Negata anche per il momento la possibilità di trasferire Combs in una prigione nella contea di Essex, nel New Jersey, decisamente più tranquilla rispetto a quella dove si ritrova attualmente, notoriamente rigida. Tutte richieste rifiutate, senza una reale ragione secondo i legali del rapper che continua a dichiararsi innocente rispetto le accuse. Accuse fortemente negate dalla difesa, secondo la quale il rischio potenziale di ostruzione alla giustizia, fondamentale per l’accettazione di un compromesso in attesa del processo: «Si basa su speculazioni, basate principalmente su accuse non verificate su comunicazioni con testimoni in cause civili, comunicazioni avviate dai presunti testimoni e non dal signor Combs». Non sarebbe stato Diddy dunque a cercare di corrompere eventuali testimoni (molte denunce parlano di un’offerta in passato di 10mila dollari) ma i testimoni a cercare Diddy battendo cassa per quello che si profila come una sorta di distorto ricatto. Puff Daddy, secondo i racconti emersi in queste settimane, per tanti giorni avrebbe rifiutato il cibo e sarebbe stato monitorato 24 ore su 24 perché in profonda crisi depressiva e a rischio suicidio.

Prima udienza, lettera della difesa: «Diddy non è un pericolo»

Alexandra Shapiro e Anthony Ricco, i legali assunti da Sean Combs per la propria difesa, durante la prima udienza di uno dei più discussi processi che gli americani si apprestano a seguire hanno presentato una nuova istanza affinché la corte approvi una cauzione di 50 milioni di dollari per la liberazione del rapper in attesa del processo. Il documento recita: «Sean Combs chiede che questa Corte ordini il suo rilascio su cauzione appropriata e ordini il suo rilascio immediato in attesa della decisione di questo ricorso ai sensi della norma federale di procedura d’appello 9(a)(3)». Gli avvocati di Diddy nella lettera chiede che il processo cominci in primavera, nei mesi di aprile/maggio, e continua a sostenere che il suo rilascio non rappresenterebbe una minaccia per la comunità, «Il signor Combs – prosegue il documento – dovrebbe essere rilasciato perché, indipendentemente dalle accuse non verificate del governo, le condizioni proposte garantiranno ragionevolmente la sua presenza e la sicurezza della comunità». Tra l’altro, Alexandra Shapiro in aula avrebbe dichiarato che la scelta della corte andrebbe contro la Bail Reform Act, una legge del 1984 che si riferisce alla detenzione preventiva per soggetti pericolosi, cosa che, sempre secondo gli avvocati, Sean Combs avrebbe dimostrato di non essere. A garanzia dei famosi 50 milioni di dollari di cui sopra il rapper avrebbe anche promesso di vendere il proprio aereo privato. «Il signor Combs è presunto innocente. Si è recato a New York per arrendersi perché sapeva che sarebbe stato incriminato», si legge nell’appello. Aggiungendo: «Ha preso misure straordinarie per dimostrare che intendeva affrontare e contestare le accuse, non fuggire. Ha presentato un pacchetto di cauzione che gli avrebbe chiaramente impedito di rappresentare un pericolo per chiunque o di contattare testimoni». 

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