Prove di guerra commerciale tra Ue e Cina: Pechino risponde a Bruxelles e annuncia dazi sul brandy europeo
Bruxelles attacca sulle auto elettriche, Pechino risponde sui superalcolici. Ieri, martedì 8 ottobre, il ministero del Commercio cinese ha annunciato una serie di dazi temporanei sull’import di brandy europeo. La decisione arriva a pochi giorni di distanza dal vertice con cui Bruxelles ha votato il via libera all’introduzione di dazi sulle auto elettriche importate da Pechino. Un tempismo più che mai sospetto da parte del Paese di Xi Jinping, che anche nelle dichiarazioni ufficiali sembra voler ricalcare il lessico utilizzato dai vertici Ue per giustificare la stretta sulle e-car: «Il brandy proveniente dall’Unione europea rappresenta una minaccia significativa per l’industria cinese», sostiene il ministero del Commercio di Pechino.
La stretta sul brandy (e non solo)
La (prima) risposta della Cina ai dazi introdotti da Bruxelles colpisce soprattutto il cognac, che da solo rappresenta circa il 95% delle esportazioni di tutto il settore nel paese asiatico. E non è un caso che a finire nel mirino di Pechino sia un prodotto tipico della Francia, uno dei paesi europei che più hanno spinto per l’introduzione di tariffe aggiuntive sulle auto a batteria fabbricate in Cina. Le aliquote aggiuntive a cui saranno sottoposti i brand europei sono le seguenti: 39% su Hennessy, 38,1% su Remy Martin, 30,6% su Martell e 34,8% su Courvoisier, presente anche nel portafoglio dell’italiana Campari. Una stretta piuttosto significativa per gli operatori europei del settore, alcuni dei quali generano il 60% del fatturato proprio dalle esportazioni in Cina.
Le indagini di Pechino su latte, carne di maiale e auto di lusso
L’Unione europea ha accusato il Dragone di «abuso degli strumenti di difesa commerciale», annunciando un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio. L’impressione è che i rapporti tra Bruxelles e Pechino vadano deteriorandosi ormai da mesi. Prima ancora dell’introduzione dei dazi sul brandy europeo, la Cina ha avviato indagini anche sui prodotti lattiero-caseari e sulla carne di maiale. Due inchieste che potrebbero portare all’introduzione di altri dazi. Non solo: in questi giorni il ministero del Commercio cinese ha parlato per la prima volta in pubblico della possibilità di introdurre tariffe aggiuntive sull’importazione di auto a grossa cilindrata. Una misura che colpirebbe soprattutto la Germania, il paese che più di tutti in Europa si è battuto per scongiurare l’introduzione di dazi sulle auto elettriche Made in China.
Le possibili vie d’uscita
Pechino potrebbe tenere in stallo le prossime mosse aspettando di vedere come si muoverà il governo di Olaf Scholz. Se il fronte dei paesi contrari ai dazi dovesse allargarsi, magari fino a riaprire la strada del negoziato tra Commissione europea e governo cinese, Xi Jinping potrebbe decidere di fare un passo indietro. L’alternativa è una guerra commerciale vera e propria, in cui Pechino potrebbe sfoderare all’occorrenza un’arma da novanta, vale a dire lo stop all’esportazione di terre rare, cruciali per l’industria tecnologica e per lo sviluppo di tecnologie verdi.
In copertina: Ursula von der Leyen durante il summit Ue-Cina del 2022 (EPA/Olivier Hoslet)