Carlos Tavares: «Produrre in Italia costa il 40% in più». Le opposizioni fanno muro: «Neanche un euro a Stellantis senza un piano concreto»
«Sento da parte vostra rabbia, un certo livore. Lo stesso atteggiamento che hanno i lavoratori. È una situazione molto difficile, ma i regolamenti non sono stati imposti da Stellantis. Non è corretto fare una grande insalata». Si difende così Carlos Tavares dalla pioggia di domande, critiche e richieste che arrivano dai parlamentari italiani. Oggi, venerdì 11 ottobre, il numero uno di Stellantis è stato chiamato a comparire in audizione di fronte alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. «Abbiamo fatto i compiti a casa, abbiamo lavorato molto duramente per fare in modo che le vetture e i componenti che usiamo siano in linea con i requisiti fissati», ha detto Tavares durante l’audizione. «Vi chiediamo – ha aggiunto – stabilità della regolamentazione perché nel nostro settore i tempi sono lunghi, dobbiamo programmare con largo anticipo». Ma ha anche rassicurato: «Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l’Italia o che qualcuno sfidi la nostra leadership. Abbiamo la capacità per sostenere un milione di clienti. Mi chiedono se voglio vendere siti, la mia risposta è no. Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare la nostra posizione, lotteremo come dannati per mantenerla».
Forza Italia: «Rivedere il Green Deal»
Il riferimento dell’amministratore delegato di Stellantis è alle richieste che arrivano dai partiti della maggioranza di governo di rivedere il Green Deal europeo. «Nella scorsa legislatura in Europa è prevalsa la linea di una sinistra pseudo-ambientalista. Tanto ci furono scintille, che abbiamo preso la scossa elettrica», ha detto Luca Squeri, deputato di Forza Italia, nel corso dell’audizione di Tavares. «Come maggioranza modificheremo la rotta e chiederemo di rivedere il Green deal europeo. Se riusciamo a modificare la rotta, Stellantis è in grado di modificare la strategia?», ha chiesto il deputato di centrodestra.
Tavares: «Produrre in Italia costa il 40% in più»
La risposta di Tavares è stata netta: il problema non sono gli obiettivi europei, ma i costi di cui le aziende devono farsi carico. «Abbiamo un piano preciso che ho condiviso con i nostri partner, abbiamo assegnato nuovi prodotti a tutti gli stabilimenti italiani fino al 2030, in alcuni casi al 2033. Ma non basta. Il problema sono i costi troppo alti in Italia, il 40% più alti di quelli che devono sostenere i nostri concorrenti», ha osservato il numero uno di Stellantis. Tavares cita quindi un esempio concreto: il costo dell’energia. «In Italia paghiamo il doppio della Spagna, non so perché. Questo – ha aggiunto – è un grandissimo svantaggio perché non consente di difendere i margini. Produrre veicoli che non possono essere acquistati dalla classe media perché costano troppo è inutile».
Le opposizioni: «Da Tavares nessuna risposta concreta»
A storcere il naso di fronte alle parole di Tavares sono soprattutto i partiti di opposizione, che hanno insistito a lungo affinché l’ad di Stellantis andasse a riferire in parlamento. «Ci aspettavamo molto di più da questa audizione. Qual è il piano industriale per ricerca, sviluppo e produzione in Italia? Chiediamo chiarezza, molto più di quella che abbiamo sentito qui. Perché invece noi abbiamo visto dei segnali di disimpegno, di disinvestimento», ha commentato Elly Schlein, segretaria del Pd, nel corso dell’audizione. Ancora più duro l’intervento di Giuseppe Conte: «Il suo intervento è insoddisfacente e deficitario. Non ci ha detto nulla sul futuro dei nostri stabilimenti, niente su investimenti e ricerca, niente sulla gigafactory di Termoli, niente sulle prescrizioni su Comau. Oggi andiamo via senza avere una prospettiva concreta sul destino dei nostri lavoratori», ha attaccato il presidente del Movimento 5 stelle.
Calenda: «Nemmeno un euro a Stellantis senza piani concreti»
Carlo Calenda, leader di Azione, chiede di non dare nemmeno un euro a Stellantis fino a quando non ci sarà un piano industriale messo per iscritto: «Come è successo che i dipendenti sono diminuiti di oltre 11 mila unità? Come mai siamo arrivati al minimo storico di produzione? Come mai persino la gigafactory di Termoli non c’è più? Le parole dicono una cosa e i fatti dicono un’altra», ha fatto notare Calenda. E alla dura presa di posizione del leader di Azione, condivisa anche dagli altri partiti di opposizione, Tavares risponde così: «Noi non chiediamo soldi per noi. Chiediamo aiuto per i vostri cittadini perché possano permettersi di comprare questi veicoli. Il sostegno serve a rendere accessibili questi modelli».
In copertina: Carlos Tavares durante l’audizione alla Camera, 11 ottobre 2024 (ANSA/Fabio Frustaci)