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Lollobrigida e il bancario spione: «Arianna mi fa fare figuracce, ha sempre il conto in rosso»

francesco lollobrigida giorgia meloni arianna meloni
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La premier pensa che ci sia chi vuole «sovvertire gli equilibri politici emersi dalle urne»

«Arianna mi ha pure fatto fare una figuraccia. Lei ha sempre il conto in rosso». La prende con ironia il ministro Francesco Lollobrigida la storia del dipendente di Banca Intesa che spiava i conti correnti delle sorelle Meloni e di Andrea Giambruno oltre che di altri politici e autorità. «Le ho detto: “guarda che adesso lo guardano anche gli altri”», scherza con Il Fatto Quotidiano. Per poi tornare serio: «Anche i parlamentari potrebbero essere spiati. Qui è a rischio la tenuta del paese». Giorgia Meloni invece si sfoga in un retroscena de La Stampa: «Usano questi metodi perché non possono attaccarci nel merito. Vogliono sovvertire gli equilibri politici emersi dalle urne». E la premier pensa anche a una nuova legge che tuteli maggiormente la privacy dei dati nei database.

I servizi segreti

Lollobrigida all’inizio pare vedere la vicenda con ironia: «I servizi segreti non si aspettavano che arrivassimo al governo e hanno dovuto fare tutto di fretta». Anche se secondo lui si tratta di una questione bipartisan: «Gli accessi illegali venivano fatti anche su esponenti del centrosinistra». Secondo lui c’è l’ipotesi che abbiano spiato i conti correnti dei parlamentari. Perché Intesa è l’istituto di credito dove i parlamentari possono aprire conti correnti a costi vantaggiosi. Vincenzo Coviello, il bancario licenziato, ha detto di aver fatto tutto perché è «un maniaco del controllo» e di non aver mai né scaricato né venduto i dati. Secondo l’ex compagno di Arianna c’è anche «un problema etico legato alla coscienza di chi fa informazione. È giusto pubblicare queste notizie? Io credo di no».

La furia di Giorgia

Giorgia invece sembra far riemergere i fantasmi di un passato indimenticabile. «Siamo nel mirino», ha detto ai suoi a Palazzo Chigi dopo l’emersione della storia. Lo scopo di questo continuo dossieraggio è colpire l’esecutivo, secondo lei. «Il fatto che si utilizzino questi metodi è la più grande testimonianza che è difficile attaccarci sul merito dell’azione del governo», sostiene. Secondo la premier anche la chat sul voto per il giudice costituzionale farebbe parte della manovra. Per questo il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari sta studiando una legge per cambiare le norme sulla privacy. E rendere più cogenti i controlli in questi casi.

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