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Testo unico rinnovabili, la proteste delle aziende: «Così rischiamo lo stop ai progetti in corso»

11 Ottobre 2024 - 11:25 Gianluca Brambilla
testo unico rinnovabili
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Secondo molte voci del settore, il testo nato con l'obiettivo di semplificare le procedure rischia di complicarle ulteriormente. Un esempio? Il 96% del territorio italiano potrebbe diventare non idoneo alle rinnovabili

Nelle intenzioni del governo, il «Testo unico sulle rinnovabili» dovrebbe semplificare il quadro normativo e snellire una volta per tutte i processi autorizzativi per chi vuole costruire un impianto solare o eolico. Nei fatti, la bozza del provvedimento sembra non piacere quasi a nessuno, con associazioni, ambientalisti e aziende che paventano il rischio di uno stop per tutto il settore. «Il nuovo quadro normativo rischia di tradursi in un vero e proprio stop ai progetti già in corso di autorizzazione e di rendere il 96% del territorio italiano non idoneo alle rinnovabili», denunciano in coro Elettricità Futura e Federazione Ania, i due rami di Confindustria che rappresentano la filiera industriale dell’energia elettrica.

Cos’è il Testo unico sulle rinnovabili

All’origine delle preoccupazioni di chi opera nel settore delle rinnovabili c’è un decreto legislativo, il cosiddetto «Testo unico sulle rinnovabili», che a fine agosto ha iniziato l’iter alla Camera. Il provvedimento risponde soprattutto a una parola d’ordine: semplificare. E lo fa raccogliendo le norme che disciplinano la realizzazione degli impianti Fer, ossia da «fonti energetiche rinnovabili», in un unico documento. Si tratta di una procedura che in Italia si attende da anni e che, almeno in via teorica, dovrebbe portare all’armonizzazione e allo snellimento delle procedure, incentivando gli investimenti e accelerando lo sviluppo di eolico e solare. «Questo approccio», si legge nella relazione illustrativa del governo, «contribuirà non solo a raggiungere gli obiettivi di RepowerEU, ma anche a consolidare il ruolo dell’Europa come leader globale nella lotta al cambiamento climatico e nella promozione delle energie rinnovabili».

La protesta di Elettricità Futura

C’è solo un problema: i pareri negativi sulla bozza del provvedimento superano di gran lunga quelli positivi. Nelle scorse settimane, sono iniziate le audizioni alla Camera e al Senato Tra gli interventi più attesi c’era quello di Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, che da anni «segnala la necessità» di un Testo unico sulle rinnovabili. Ora che quel provvedimento è finalmente arrivato, il giudizio dell’associazione di Confindustria è tutt’altro che tenero: «Con grande preoccupazione constatiamo che la bozza del decreto legislativo […], anziché semplificare e accelerare il rilascio delle autorizzazioni come imporrebbe la delega del parlamento, introduce nuove barriere e rallentamenti allo sviluppo delle rinnovabili», fa notare Rebaudengo.

Le frizioni tra Elettricità Futura e il governo sono iniziate in realtà già con il «decreto Aree idonee», entrato in vigore a luglio. Il provvedimento avrebbe dovuto chiarire una volta per tutte quali zone sono adatte a ospitare pale eoliche e pannelli solari e quali no. Alla fine, invece, il governo ha deciso di delegare la mappatura alle regioni, con una mossa che secondo associazioni e aziende rischia di aumentare i casi di incertezza legislativa e rimpallo delle responsabilità. Ora lo stesso copione rischia di ripetersi anche con il Testo unico sulle rinnovabili, che per Elettricità Futura rischia di portare a un brusco rallentamento dei progetti di solare ed eolico in Italia. Qualche esempio? Con le regole attuali si possono potenziare impianti già esistenti senza chiedere ulteriori autorizzazioni, mentre con il nuovo decreto non sarebbe più possibile. La bozza del provvedimento prevede poi l’obbligo di acquisire un titolo edilizio (ossia documenti che attestino il rispetto delle norme urbanistiche ed edilizie) per ogni intervento. Una novità su cui Elettricità Futura chiede al governo di fare un passo indietro.

Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura (ANSA/Alessandro Di Marco)

Dubbi anche dal Consiglio di Stato

A esprimere qualche riserva è anche il Consiglio di Stato, che il 10 settembre ha pubblicato un parere molto critico sul decreto legislativo del governo Meloni. Secondo i giudici amministrativi, «traspare dall’esame dell’atto una tecnica normativa lacunosa, non solo non puntualmente correlata alle specifiche previsioni delle fonti dell’Unione europea, ma anche sostanzialmente antitetica, laddove adotta il metodo delle abrogazioni aspecifiche, all’obiettivo della semplificazione del quadro normativo nazionale». Insomma, il decreto legislativo avrebbe dovuto semplificare le regole e invece rischia di peggiorare la situazione. Non solo: Palazzo Spada segnala «la mancanza di un’evidente traccia della partecipazione al procedimento normativo», che rischia di aprire il rischio incostituzionalità per il decreto.

Pollice alzato da Terna e Coldiretti

Tra i pochi pareri positivi raccolti dal governo durante le audizioni alla Camera e al Senato si segnala quello di Coldiretti, che si dice concorde sulla necessità di fare ordine e dare vita a un Testo unico sulle rinnovabili. L’associazione di agricoltori evidenzia alcune criticità – per esempio sul fatto che non c’è una definizione univoca ed esplicita di cosa si intende per «agrivoltaico» – ma sembra apprezzare tutto sommato l’iniziativa del governo. Pollice alzato anche da parte di Terna, l’azienda partecipata dallo Stato che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica in Italia. Nell’audizione alla Camera, l’impresa guidata da Giuseppina Di Foggia esprime «grande apprezzamento» per il decreto legislativo e, pur facendo notare qualche criticità, parla di «un importante passo avanti verso la semplificazione, la razionalizzazione e l’armonizzazione delle regole».

Associazioni e aziende del solare sul piede di guerra

Tra gli interventi più duri alle audizioni in parlamento c’è quello di Italia Solare, associazione che raduna oltre 1.300 aziende della filiera del fotovoltaico. «Italia Solare apprezza la struttura generale del provvedimento e lo sforzo compiuto dal governo per fornire un quadro unitario e organico», si legge in apertura della memoria. E continua: «Purtroppo la parte positiva delle nostre osservazioni non va oltre questa considerazione». Italia Solare dice di non vedere alcuna semplificazione nel decreto del governo e critica – come già aveva fatto Elettricità Futura – l’introduzione del titolo edilizio e, più in generale, «lo scarso coraggio dell’intervento». Secondo il think tank Ecco, il provvedimento «non prende il toro per le corna», nel senso che non ostacola «il potere dilagante del ministero della Cultura» che spesso, tramite le soprintendenze, ostacola la realizzazione di impianti. Più battagliera Greenpeace, secondo cui il decreto del governo «sembra solo ostruzionismo legalizzato alla transizione energetica a danno di vite, natura, biodiversità, salute e sopravvivenza».

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