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«Io? Un maniaco del controllo»: chi è il bancario che è entrato nei conti di Giorgia e Arianna Meloni e di Andrea Giambruno

vincenzo coviello bancario conti giorgia meloni arianna meloni andrea giambruno
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Si chiama Vincenzo Coviello ed è di Bitonto. I 7 mila accessi li ha effettuati «senza dossieraggi». Ma l'indagine punta sui complotti. E sulla ricerca di presunti mandanti

Si chiama Vincenzo Coviello, ha 52 anni, è di Bitonto. È lui il bancario spione che è entrato nei conti correnti di Giorgia e Arianna Meloni, di Andrea Giambruno e di ministri e giudici. E dice di averlo fatto non per un complotto contro il governo. Ma soltanto perché è «un maniaco del controllo». Gli accessi li ha effettuati «senza divulgare informazioni a terzi». Sposato e con due figli, nella filiale di Bitonto di Banca Intesa durante il processo disciplinare nei suoi confronti ha sostenuto di non aver più effettuato interrogazioni «da ottobre 2023, dopo il richiamo del direttore» della filiale. Ma in realtà avrebbe continuato fino ad aprile scorso. Eppure, non ha mai «scaricato un documento» e non è mai stato il terminale di richieste esterne. Basterà per mettere a tacere le voci di complotti e dossieraggi quotidiani?

Chi è Vincenzo Coviello

Il reato ipotizzato nei suoi confronti è accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Ieri gli ufficiali di polizia giudiziaria incaricati dalla Procura di Bari hanno perquisito la casa dell’ex dipendente e sequestrato smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici diversi che saranno oggetto di verifiche forensi. Il procedimento disciplinare di Intesa nei suoi confronti è scattato quando la banca si è accorta delle sue attività. Ovvero proprio nel momento in cui il direttore della sua filiale ha comunicato l’esistenza di accessi esterni a un imprenditore che è andato a denunciare.

La Repubblica oggi racconta i dettagli del miniprocesso di agosto a cui lo ha sottoposto l’istituto di credito prima di licenziarlo. E nel quale si è difeso proprio dicendo di essere «un maniaco del controllo». Oltre che un impiegato modello. «Impeccabile sul lavoro» ma «molto curioso» secondo chi lo frequenta. «Introverso ma anche egocentrico», secondo altri. E anche un po’ «pettegolo». Per questo aveva un’insana curiosità nei confronti della situazione patrimoniale prima di alcuni parenti e poi di politici e imprenditori. Adesso a Bari è indagato accesso abusivo a sistema informatico.

Il bancario spione

Anche dopo il licenziamento Coviello continua a uscire al mattino e a tornare a casa alle 18. «Lavora nel suo studio di commercialista qua vicino», secondo alcuni vicini. «Lo vedo entrare a volte solo, altre con la moglie. Ma non avrei mai immaginato fosse lui la persona di cui parlano i siti», dice una parrucchiera. Coviello è conosciuto anche a Bisceglie. Ha lavorato nel distaccamento Agribusiness che fa capo alla filiale di Barletta. Si occupava di credito alle aziende del comparto alimentare. Avendo ufficialmente accesso a conti milionari. «Mi piacerebbe pensare che gli hanno hackerato il profilo. L’ho conosciuto come un gran lavoratore, uno stacanovista vero. Posso solo pensare che abbia avuto un momento di sbandamento», dice di lui un collega. Settemila accessi però sembrano troppi per un unico momento.

7 mila accessi al giorno

Ieri Coviello era irraggiungibile sia nel suo ufficio che al cellulare. «Il dottore è fuori», rispondeva qualcuno al telefono dello studio. La procura intanto indaga per responsabilità oggettiva anche la banca, secondo la legge 231. Il bancario spione ha cercato nella banca dati ogni nome che finiva sui giornali. Cercava schede clienti, estratti conto e movimentazioni delle carte di credito. Riuscendo così in teoria anche a ricostruire spostamenti. Nelle ricerche ci sono praticamente tutti i parlamentari, visto che Intesa offre il servizio ai deputati. Tra gli spiati Ignazio La Russa, il ministro Guido Crosetto, sua moglie Graziana Saponaro. Ma anche di Di Battista, Di Maio, Fitto, Letta, Renzi o Nichi Vendola. E ancora: ci sono Totti e Al Bano, Luisa Ranieri e Domenico Arcuri, Giuliano Amato e Paola Egonu, Calenda e Bonolis, Decaro e Pietro Paolo Virdis, D’Alema e Zucchero Fornaciari.

I mandanti?

Ora l’indagine si sposta sui presunti mandanti. C’è chi ipotizza un grande complotto e chi pensa a diversi mandanti per intercettare le persone giuste al momento giusto. Ma per questo dovrebbe esserci anche un mercato o un punto d’incontro dove domanda e offerta si incontrano. Il presidente del Senato La Russa dice al Foglio che c’è una regia politica dietro tutto. «Quando c’è un governo con un forte consenso, molto riconosciuto e ben voluto dagli italiani, chi non ha idee per contrastarlo si attacca a queste cose. Bussa a tutte le porte pur di riuscire nel suo intento. Credo che dietro queste vicende ci sia un problema di etica da non sottovalutare. È strano che al centro di questi dossieraggi ci sia sempre il centrodestra, no?». Intanto Coviello è scomparso anche dai social già da qualche tempo.

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