Conti correnti e carte di credito, chi può accedere ai nostri dati bancari e quando
La storia di Vincenzo Coviello, impiegato di Intesa Sanpaolo che ha violato i conti correnti e le carte di credito di molti clienti dell’istituto, riaccende il faro su banche e privacy. Il bancario aveva accesso a tre database: il primo è quello che permette di accedere a dati come prestiti e mutui e al patrimonio mobiliare. E poteva ficcare il naso anche tra i clienti che non avevano conti nel suo istituto di credito. il secondo sono gli estratti conto. Il terzo sono le carte di credito. Attraverso le quali è possibile avere anche altre informazioni. Comprese quelle sugli spostamenti. Ma chi può invece accedere legalmente alle informazioni relative ai conti bancari? E quando si può muovere? Infine, perché il fisco può farlo e quali strumenti privilegiati può utilizzare?
I conti correnti e le carte di credito
Il Corriere della Sera ricorda oggi che il segreto bancario in Italia non esiste. E che diversi soggetti possono avere informazioni di accesso sui conti. Tra questi c’è l’Agenzia delle Entrate. Che può richiedere documentazione alla banca: estratti conto, movimenti, spese. Oppure può agire attraverso l’anagrafe dei conti correnti. Lo stesso può fare chi in banca è deputato ai controlli. Che possono servire per accedere a ulteriori servizi della banca oppure fare parte dell’attività di monitoraggio dell’istituto di credito. Solitamente in questi casi è possibile verificare informazioni su entrate e spese tramite le giacenze. Tutte le procedure di accesso ai conti correnti sono regolate dalle norme del Testo Unico Bancario. E nel rispetto della normativa europea sulla privacy.
La privacy
La normativa europea Gdpr dal 2018 tutela la privacy dei cittadini nella gestione delle cosiddette informazioni sensibili. Come l’origine etnica, le convinzioni religiose, le opinioni politiche. La violazione della privacy è infatti una delle accuse che Coviello dovrà fronteggiare. Perché secondo l’accusa – e le sue stesse ammissioni – ha effettuato accessi in mancanza di ordini superiori e senza motivazioni valide. Posto che avesse tutte le autorizzazioni per farlo. In questi casi sono previste sanzioni pecuniarie che possono arrivare fino a 10 milioni di euro o al 2% del fatturato totale annuo di un’impresa.
L’Agenzia delle Entrate
In ultimo, il fisco. L’Agenzia delle Entrate può utilizzare il cosiddetto anonimometro. Si tratta di uno strumento che incrocia i dati dell’AdE con quelli dei conti correnti. In questo modo il fisco dà la caccia ai potenziali evasori. Tutelando la privacy degli altri contribuenti.