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Frida Bollani Magoni e l’amaurosi: «Con la mia malattia vedo solo luci e ombre, ma immagino che il rosa sia un colore bellissimo»

12 Ottobre 2024 - 07:30 Alba Romano
frida bollani magoni malattia
frida bollani magoni malattia
La musicista: da mio padre ho preso lo stile pianistico, anche se una volta l'ho scambiato con Chick Corea

Frida Bollani Magoni è la figlia di Stefano Bollani e Petra Magoni. Diplomata al liceo musicale di Pisa, ha pubblicato un album e scritto un libro, La mia musica. Quasi un’autobiografia, anche se è così giovane: «Quando Piemme mi ha proposto il progetto, mi è sembrato subito interessante. Paola Giannelli mi ha aiutata nella stesura. E si sono create delle nuove connessioni, perché lei ha un fratello a Londra che mi ha fatto conoscere altre persone in una città diventata importante per me», dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera. In cui parla della sua malattia: l’amaurosi congenita di Leber, la malattia genetica agli occhi che le fa vedere solo luci e ombre, rigorosamente in bianco e nero.

La rottura delle acque

Nel colloquio con Elvira Serra dice che alla madre si ruppero le acque a Genova: «Sì, dopo uno spettacolo del Presepe vivente, il 16 settembre del 2004. Lei e mio padre si misero subito in macchina per farmi nascere in Toscana, hanno guidato fino all’ospedale della Versilia dove sono nata il giorno dopo, a mezzanotte e 50 di sabato 18. Per un pelo non nascevo venerdì 17. E di sera mio padre ha potuto fare un concerto». Dal padre, dice, «ho preso lo stile pianistico, tutto suo: solo una volta l’ho scambiato con Chick Corea, infatti è bellissimo quando suonano insieme. Da mia madre ho imparato tanti trucchi del mestiere, come stare sul palco, fare una bella scaletta o il sound check». E ricorda: «A due anni mia mamma mi metteva al pianoforte e mi spiegava le note della tastiera».

L’orecchio assoluto

A 3 anni ha saputo di avere l’orecchio assoluto, ovvero la capacità di identificare l’altezza di un suono senza l’ausilio di uno strumento di riferimento: «Se ne accorse mia madre. Le avevo chiesto di cantarmi un Mi mentre stava guidando e non riuscì a trovare la nota, che invece cantai io. Lei la registrò e la fece sentire al suo contrabbassista, Ferruccio Spinetti, che confermò». Una dote che è diventata anche una seccatura: «A scuola tutti mi chiedevano di indovinare le note. Venivo un po’ bullizzata: quando qualcuno ha un talento particolare, gli altri lo devono mettere alla prova, un po’ di invidia c’è sempre, no? Ora lo faccio in automatico».

L’insegnante di sostegno

A scuola Frida aveva un insegnante di sostegno: «Di sicuro non ha facilitato le prime interazioni con i ragazzi: non li incoraggiava ad avvicinarsi. Mi sono trovata a fare amicizia sempre con le persone un po’ emarginate, come la bambina che non parlava l’italiano perché veniva dalla Romania». E poi parla del colore rosa: «Lo immagino un colore chiaro e solare, femminile». Oggi, dice, per lei è fondamentale «studiare bene lo spazio: devo avere una mappa mentale e memorizzare dove metto le cose. Sono una maniaca dell’ordine. In valigia i miei vestiti sono ben piegati, se ne tiro fuori uno ripiego gli altri».

Alexa e Google Home

La tecnologia la aiuta: «C’è chi usa Alexa, io uso Google Home. A Milano potevo accendere e spegnere lo scaldabagno quando volevo. Però quelle sono cose che vengono dopo: prima c’è la conoscenza dei tuoi spazi e poi i trucchi per fare le cose, come cucinare, io amo fare le torte. Questo non mi impedisce di sbattere sulle porte». E sulla possibilità di un’operazione per guarire dice: «Ho una malattia genetica e ci sono pochissime persone nel mondo con un gene identico al mio, quindi trovare una cura non sarà facile. Ma anche fatto l’intervento, servirebbe una lunga riabilitazione. Però chi lo sa. A Londra stanno facendo ricerca. Non vorrei fare la cavia, però se ci fosse una terapia le darei una possibilità».

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