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«Sono malato, ho un disturbo»: ma il bancario Vincenzo Coviello spiava anche le carte di credito

vincenzo coviello bancario spione giorgia meloni arianna meloni ignazio la russa luca zaia
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Ha prodotto la relazione di uno psicologo per discolparsi nell'audit di Intesa. Ma ha mentito almeno un paio di volte. Le tre banche dati e gli estratti conto. E gli accessi ai dati della madre

Ha detto di soffrire di un disturbo di adattamento misto. E di essere un maniaco del controllo. Per provarlo davanti alla commissione disciplinare di Banca Intesa Vincenzo Coviello ha prodotto la relazione di uno psicologo. Ma il bancario spione che è entrato nei conti di politici, uomini delle istituzioni e vip non ha trattenuto o scaricato dati. E sostiene di aver fatto tutto solo per curiosità. Ma c’è un problema. Nell’audit prima del licenziamento ha sicuramente mentito. Perché ha detto di aver smesso di accedere ai database e alle banche dati a ottobre 2023, dopo il primo richiamo del direttore della sua filiale di Bisceglie. E invece gli accessi registrati compaiono fino ad aprile 2024. Per questo la procura adesso vuole vederci chiaro. E cerca complici e mandanti.

Banche dati e carte di credito

Coviello, spiega Repubblica, interrogava solitamente tre banche dati. La prima permette di accedere a informazioni sintetiche come la presenza di prestiti, finanziamenti e patrimonio mobiliare. E riguardava anche non clienti di Intesa San Paolo. La seconda è quella degli estratti conto. La terza è quella delle carte di credito. Con i dettagli di tutte le operazioni. E la possibilità di mappare più o meno in tempo reale la posizione dello spiato. Va segnalato che molti accessi arrivavano in concomitanza o subito dopo che i giornali avevano parlato del soggetto. È successo nel caso del procuratore antimafia Giovanni Melillo e del comandante generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro. Questo potrebbe essere un indizio del fatto che a muoverlo erano solo la curiosità o il voyeurismo. Ed è questo che l’indagine del procuratore Roberto Rossi e dell’aggiunto Giuseppe Maralfa dovrà alla fine accertare.

Il mandante

Perché c’è un dato che stride con questa prospettiva. E riguarda il ministro della Difesa Guido Crosetto. Sono stati spiati anche i conti della moglie Graziana Saponaro. E Coviello lo ha fatto quando ancora nessuno aveva parlato di lei. Certo, l’associazione moglie-marito è tra quelle più facili da trovare nelle ricerche. Ma sono circostanze come queste che fanno pensare alla procura che dietro l’impiegato di banca potrebbe esserci un mandante. «Forse voleva guadagnarci qualcosa. O diffonderli nel dark web», è un’altra ipotesi. Che verrà verificata attraverso l’analisi dei contatti nei suoi dispositivi. Nell’audit interno Intesa ha registrato in 460 giorni tra il 21 febbraio 2022 e il 24 aprile 2024 ben 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti. Ma ce ne potrebbero essere molti altri. Perché il portale non mantiene memoria di quelli precedenti alla data d’indagine.

Chi è il ragionier Coviello

Secondo chi lo ha conosciuto a scuola era «un ragazzo onestissimo, molto educato». Figlio di un sarto di Bitonto, racconta il Corriere della Sera, aveva una particolarità: «Chiedeva sempre informazioni sugli altri. In un modo da classico ficcanaso. Che però non lasciava intravedere niente di diverso dalla curiosità». Dopo il licenziamento ha ripreso a lavorare come commercialista. Sposato e padre di due figli, fino a pochi giorni fa andava tutte le mattine all’edicola per leggere il Corriere e il Sole 24 Ore. I suoi avvocati vengono dallo studio Polis di Bari. Tra i soci fondatori l’ex candidato sindaco del centrosinistra Michele Laforgia. Ieri Coviello ha dovuto rinunciare all’incontro con i legali proprio perché c’erano troppi giornalisti. E così nessuno è riuscito a scattargli almeno una foto.

La difesa

Nella sua difesa Coviello ha spiegato che il primo accesso abusivo, quello della moglie del cognato, lo ha effettuato perché ha sbagliato a digitare «nell’ambito delle verifiche del plafond delle carte dei clienti». «Ho rispettato tutte le regole della privacy», ha aggiunto. E si è mosso «senza alcun interesse o fine personale». A maggio ha cambiato versione. Sostenendo di aver agito per «mera curiosità». Poi ha prodotto la relazione dello psicologo che certifica il suo disturbo da adattamento misto. Ovvero disturbi emotivi e della condotta. Nei confronti di un coetaneo Coviello ha effettuato 310 accessi. Poi ha detto di non conoscerlo e di non ricordarne il motivo. Poi si è impicciato di uno che portava il suo stesso cognome e ha ficcato il naso nel conto di un primario del Policlinico di Bari. Che lo ha denunciato dando il via all’indagine.

La spiata alla madre

Coviello è entrato nei conti correnti di Giorgia e Arianna Meloni, di Andrea Giambruno e di ministri e giudici. Ma tra i soggetti spiati c’è anche sua madre. I cui rapporti sono stati continuamente interrogati senza avere deleghe. Intanto i suoi avvocati Antonio Arzano, Luigi Milani, Domenica Lenato e Federico Straziota hanno impugnato il licenziamento. Lui ha detto di aver cancellato tutti i documenti che ha scaricato. Anche se prima aveva sostenuto di non averlo fatto. L’ennesima bugia in una storia ancora da chiarire.

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