Omicidio di Rozzano, Manuel ucciso per delle cuffie da 15 euro. La confessione del killer: «Ho un peso addosso. Ho fatto una cazz…»
«Era rimasto in piedi, non ho visto sangue, non pensavo di averlo ucciso». Questa la confessione che Daniele Rezza, il 19enne di Rozzano che ha ucciso Manuel Mastropasqua, ha fatto ai carabinieri. La Polfer di Alessandria ha visto sui binari un ragazzo con un atteggiamento confuso e gli ha chiesto: «C’è qualcosa che non va?». Il giovane è stato fermato alla stazione di Alessandria sabato mattina, per dei controlli ordinari. Dopo la consegna dei documenti fa un passo indietro, trona dagli agenti della Polfer e confessa: «Ho un peso addosso. Ho fatto una cazz… a Rozzano, ho ucciso una persona», avrebbe detto. Sono queste le ultime ore, ricostruite sul Corriere della Sera, di Rezza che spiega poi davanti alla pm Letizia Mocciaro e ai carabinieri del nucleo investigativo perché ha ucciso. Per una rapina. «L’ho fatto per rubargli le cuffie». Le stesse che valgono appena 14.99 finite poi in un cestino della spazzatura a cinque minuti da viale Romagna, dove Manuel è stato colpito, con una sola coltellata al fianco destro. Se davanti alla Polfer ha dichiarato di aver commesso un omicidio, davanti ai pm confessa che non pensava di aver ucciso il 31enne.
Ucciso come Sharon Verzeni, la fatalità dell’incontro per strada
I filmati della videosorveglianza vagliati dagli investigatori della squadra Omicidi — diretti da Antonio Coppola e Fabio Rufino — mostrano il 19enne, in tuta nera e con un cappellino bianco in testa, armato (la lama del coltello è visibile nella cintola della tuta) muoversi alle 2.40 da viale Campania (dove abita) fino in viale Romagna. C’è solo un buco di quattro minuti. E si vede Manuel Mastrapasqua vivo, alle 2.54: sta tornando dal lavoro in un supermercato di via Farini, a Milano. Con i mezzi. Si scambia messaggi con la fidanzata Ginevra, che vive in Liguria. Alle 2.55 lei vede nella schermata della chat: «…sta registrando…». Ma quell’audio arriverà mai. Lei gli scrive allarmata. In quel momento Manuel sta vivendo gli ultimi attimi della sua vita. Sarà trovato esanime alle 2.58 da una pattuglia dei carabinieri di Rozzano. Un omicidio che dura appena due minuti. Due minuti sbagliati, in cui il 31enne ha incrociato per puro caso l’assassino, come accadde per Sharon Verzeni. Il padre ha incrociato suo figlio Daniele Rezza la sera dell’omicidio, a casa. Il giorno dopo lo ha accompagnato, spiega il Corriere, alla stazione di Pieve Emanuele. Lui prende un treno per Alessandria, perché in realtà voleva «scappare in Francia». Anche Daniele lavorava in un iper, come i suoi. Da minorenne, ricostruisce la testata, fu denunciato per furto, poi a 18 anni per tentata rapina. La tuta di quella sera è a casa, già lavata, il coltello non è stato ancora trovato.
(in copertina un frame che riguarda il presunto omicida da un filmato dei Carabinieri, 12 ottobre 2024)