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Un prete, un esponente delle forze dell’ordine e giovanissimi: chi c’è nella rete della pedopornografia scovata su Telegram

13 Ottobre 2024 - 09:14 Stefania Carboni
Il lavoro della Polizia di Stato con il coordinamento di quella Postale nell'operazione "La Croix", che ha portato a tre arresti e 33 denunce in tutta Italia. Tramite i contatti individuati da un «giustiziere» sulla piattaforma

Tre arresti e 29 denunciati. Questo il risultato dell’operazione della Polizia di Stato con il coordinamento di quella Postale, contro un giro di pedopornografia, dove tra gli arrestati figurano anche un esponente delle forze dell’ordine e un prete. I 33 decreti di perquisizione effettuati durante l’operazione “La Croix” sono stati delegati dalla Procura della Repubblica di Torino. Agenti infiltrati dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino hanno individuato su Telegram un utente che, comunque interessato al procacciamento di materiale pedopornografico, pubblicava su gruppi ristretti informazioni e tracce informatiche carpite nell’interazione con altre identità virtuali, di fatto svolgendo l’improbabile ruolo di «giustiziere». Gli utenti coinvolti nello scambio di materiale pedopornografico, tramite anonimato, disponevano di contenuti illeciti di diversa natura, talvolta anche ritraenti vere e proprie violenze sessuali, e «chattavano» con molta discrezione per sondare la reciprocità di interesse alle tematiche di abuso sessuale, utilizzando linguaggi «in codice».

Tra gli indagati anche giovanissimi

Utile è stato l’utilizzo della rete di contatti dell’ignoto giustiziere, spiega una nota della Polizia. Questo ha permesso l’identificazione dei 33 utenti coinvolti, di fatto ripercorrendo in rewind la cronologia delle interazioni in rete del loro contatto principale. Nella fase strettamente operativa sono stati coinvolti gli Uffici di Polizia Postale di Roma, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Palermo, Catania, Bari, Venezia e Trieste, che hanno curato l’esecuzione congiunta dei provvedimenti emessi dall’Autorità Giudiziaria. Gli indagati hanno diversa età, condizione lavorativa, ubicazione geografica: professionisti, operai, studenti. Il riscontro di casi di detenzione di materiale da parte di giovani e giovanissimi conferma inoltre il rischioso avvicinamento delle nuove generazioni alla materia. Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura Distrettuale di Torino, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Sono stati rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico, ed in taluni casi ingente quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici.

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