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Coviello, l’impiegato che spiava i conti di Meloni e vip, si difende: «Ho già scordato tutto». Oltre a lui ora è indagata anche Intesa Sanpaolo

13 Ottobre 2024 - 07:17 Alba Romano
vincenzo coviello bancario conti giorgia meloni arianna meloni andrea giambruno
vincenzo coviello bancario conti giorgia meloni arianna meloni andrea giambruno
Secondo quanto ricostruito da La Stampa il dipendente ha agito indisturbato per circa un anno e mezzo. La memoria difensiva prima del licenziamento: «Io messo in una stanza isolata»

Vincenzo Coviello, il dipendente di Intesa Sanpaolo che spiava dalla sua scrivania i conti correnti di oltre 3mila persone in tutta Italia, tra cui vip ed esponenti politici, si giustifica. «Guardavo per poco tempo», avrebbe dichiarato nella sua memoria agli atti. Cinque minuti sul profilo della premier Giorgia Meloni (che ieri al Tg5 ha dichiarato di esser la più dossierata d’Italia). Un po’ di più su quello di Mario Draghi. E, secondo quanto ricostruito da Irene Famà su La Stampa, già afferma di essersi scordato il resoconto di quelle spiate. Quello che sta però emergendo nella vicenda sui conti spiati di mezzo governo e non è che per quasi due anni nessuno si sarebbe accorto dell’accesso abusivo ai sistemi informatici da parte del bancario: che ora è indagato con l’ipotesi di questo reato e quello di aver violato la sicurezza dello Stato. E non è il solo. Secondo quanto sostenuto dal quotidiano torinese è indagata anche la Banca: per aver violato la legge 231 del 2001. Ovvero per non aver vigilato a modo sul dipendente.

La memoria difensiva di Coviello: dagli incarichi fino a quella stanza isolata

Coviello lo scorso 30 luglio ha inviato una lunga memoria difensiva a Intesa Sanpaolo. Dove ripercorre tutte le tappe della sua carriera, dal Banco di Napoli fino al 12 aprile 2021, quando arriva a Bisceglie e gestisce la clientela business del settore agro-alimentare. «Ho sempre dimostrato spirito di abnegazione», scrive. «Ma ho avuto l’impressione che gli ultimi due incarichi fossero meno qualificanti», dichiara. Eppure lui ha gestito «un portafoglio di circa 220 aziende distribuito su una decina di piazze», ma è finito in una stanza «isolata dal resto della filiale». Ne avrebbe parlato perfino con la psicologa, avvertendo la sua carriera a un punto di stop. Così cerca. E spia. Da Noemi Bocchi, dove ci sta appena tre secondi, a Flavio Briatore, Alessandro Gassman, Valeria Marini, Paolo Bonolis, Francesca Pascale. E figure di Palazzo Chigi e dintorni. La procura di Bari, guidata da Roberto Rossi, indaga su possibili mandanti. Intanto Coviello, assistito dagli avvocati Federico Straziota e Antonio Arzano, prova a minimizzare le sue ricerche. Sono settemila circa gli accessi abusivi fatti, per spiare 34 politici, 43 vip e una settantina di dipendenti del gruppo bancario (manager e dirigenti). Intesa Sanpaolo si accorge delle anomalie dopo quasi due anni, avvia un’indagine interna e per il dipendente arriva l’8 agosto, il licenziamento. «Per regolare questa mia compulsività – spiega lui nella sua memoria diffusa oggi da La Stampa – mi sono anche rivolto a
uno psicologo. Ho preso dei farmaci». Si scusa con clienti e banca e infine la precisazione, quella che interessa davvero ai pm: «I dati non sono stati né trasferiti né salvati e non sono nella maniera più assoluta tra i miei ricordi».

Come è stato scoperto

Secondo quanto esaminato da La Stampa gli accessi iniziano nel 2022, ma solo a ottobre 2023, dopo un controllo ordinario, emerge che Coviello ha visionato la carta di credito di un parente. Convocato, parla di un errore. Passa diverso tempo. Le spiate continuano. Il 6 marzo 2024 viene di nuovo convocato: ammette che gli accessi ai conti non erano legati alle sue mansioni. Partono controlli approfonditi ed emerge la mole di accessi, circa 7mila.

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