Giuli va oltre le polemiche e ignora la petizione Pro vita: nominato Francesco Spano, ex direttore Unar, capo di gabinetto al ministero
Un ministro in quota di Fratelli d’Italia, voluto direttamente da Giorgia Meloni alla guida della Cultura dopo il caso Sangiuliano, che nomina come suo capo di gabinetto il protagonista di uno scandalo per i finanziamenti pubblici a un’associazione Lgbt nei cui circoli sarebbero avvenuti rapporti sessuali a pagamento. È un cortocircuito ideologico che ha fatto prendere la scossa ad Alessandro Giuli, già folgorato dalle congetture hegeliane notate da Open a inizio settimana scorsa. Oggi, 14 ottobre, il ministro della Cultura ha deciso di ignorare le polemiche e promuovere Francesco Spano al ruolo di capo di gabinetto, dopo il brusco allontanamento di Francesco Gilioli con cui è «venuto a mancare il rapporto fiduciario». Spano era già segretario generale del Maxxi quando, nel 2022, il neopresidente Giuli aveva deciso di rinnovargli l’incarico. Poi, chiamato da Palazzo Chigi a sostituire un Sangiuliano invischiato nelle rovine pompeiane, Giuli ha voluto portare Spano al ministero con sé, assegnandogli l’ufficio di vicecapo di gabinetto. Fino alla promozione odierna, avvenuta nonostante diversi esponenti della destra e associazioni come quella dei Pro vita ne abbiano chiesto l’allontanamento.
Il caso Spano-Unar del 2017
Spano raggiunse i ruoli di vertice della pubblica amministrazione muovendosi nell’area del centrosinistra. Ma le sue qualità devono aver superato i preconcetti politici, tanto da convincere Giuli ad avvalersene a prescindere dai borbottii della destra. Ciò che potrebbe fermare la scalata di Spano al ministero, tuttavia, è il clamore che sta suscitando la petizione dei Pro vita: «Teniamo fuori gli scandali dell’Unar dal ministero della Cultura». Spano, avvocato pisano di 47 anni, dal dicembre 2015 al febbraio 2017 è stato direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali di Palazzo Chigi. Pur rivendicando la correttezza della procedura, si dimise dopo che l’organo della presidenza del Consiglio da lui diretto erogò 55 mila euro ad Anddos associazione che, si diceva allora, permetteva nei suoi circoli lo svolgimento di rapporti sessuali a pagamento. Soprattutto, Spano fu accusato di presunti favoritismi poiché era un tesserato dell’associazione. Nel 2018, la Corte dei conti ha sancito che quel bando con cui l’Unar finanziava decine di associazioni era corretto. Il comportamento di Spano è stato ritenuto del tutto legittimo.
La promozione voluta da Giuli, nonostante Giorgia Meloni e i Pro vita
Eppure, a distanza di sette anni da quello scandalo risoltosi in un nulla di fatto, Pro vita ritiene la sua nomina «politicamente più grave del caso Boccia». L’associazione per la famiglia cosiddetta tradizionale ha raccolto quasi 15 mila firme contro Spano, domandando all’esecutivo: «Come possiamo tollerare che un ministro di questo governo promuova un personaggio come Spano, quando fu proprio Meloni, sette anni fa, a chiedere con forza le sue dimissioni e la chiusura dell’Unar? La sua nomina non solo contraddice i princìpi su cui si basa l’attuale maggioranza, ma va anche contro le promesse elettorali del governo, che aveva dichiarato di voler sostenere i valori della famiglia e dell’integrità morale». Effettivamente, spulciando nella bacheca Facebook di Meloni, si scopre che il 20 febbraio 2017 scriveva queste parole: «Chiediamo che l’Unar venga chiuso oggi stesso. L’Italia non ha alcun bisogno di un “ufficio” che con una mano finanzia un’associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento e con l’altra scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero. Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a dei signori, come il direttore dell’Unar Spano, che in evidente conflitto d’interessi assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci. Fratelli d’Italia presenterà oggi stesso un’interrogazione urgente per chiedere la chiusura immediata dell’Unar e le dimissioni del suo direttore Spano». L’Unar, però, non chiuse: la sua presenza è prevista dagli accordi europei per la lotta alle discriminazioni negli Stati membri.