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Accise su diesel e benzina, allineamento entro il 2030: come cambieranno le tasse sui carburanti

14 Ottobre 2024 - 14:47 Gianluca Brambilla
accise benzina diesel
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La conferma del ministro Pichetto: «I sussidi ambientalmente dannosi vanno eliminati, sennò siamo in infrazione europea»

L’allineamento delle accise su benzina e diesel si farà. Dopo giorni di polemiche e rimpalli di accuse tra governo e opposizioni, la tanto contestata misura sui carburanti finirà con ogni probabilità nel Documento programmatico di bilancio (Dpb), ossia la cornice entro cui si colloca la prossima manovra economica. La notizia di un possibile aumento delle tasse sul diesel ha dato vita a un coro di critiche non solo da parte delle opposizioni, ma anche degli stessi partiti della maggioranza. «Non c’è nessun aumento di accise, non è questo il governo che aumenterà le tasse», prometteva il leader della Lega, Matteo Salvini, nella puntata di Dritto e Rovescio del 4 ottobre. «Un aumento delle accise sul gasolio è assolutamente da evitare», gli aveva fatto eco Luca Squeri, deputato di Forza Italia.

Le regole Ue sui sussidi ambientalmente dannosi

A far tornare tornare tutti con i piedi per terra ci hanno pensato i due esponenti del governo più direttamente coinvolti nella vicenda delle accise: Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, e Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente. Il disallineamento delle accise di benzina e diesel, ha spiegato quest’ultimo, «fa parte del lungo elenco di sussidi ambientalmente dannosi e deve essere pareggiato, sennò siamo in infrazione europea». A oggi, su un litro di benzina si pagano circa 73 centesimi di accisa, mentre su un litro di gasolio (diesel) se ne pagano 62. Nel 2015, in seguito all’approvazione di una serie di provvedimenti europei, il ministero dell’Ambiente è stato incaricato di redigere un catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad), ossia di tutte quelle misure che – direttamente o indirettamente – riducono il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali.

Nel documento sui Sad redatto nel 2022 dal Mase, «In Italia l’accisa applicata per il gasolio per autotrazione è inferiore a quella della benzina e ciò non trova giustificazioni in termini ambientali». L’aliquota di accisa del gasolio, suggerisce il testo del ministero dell’Ambiente, «dovrebbe essere innalzata al livello della benzina. Infatti, il trattamento più favorevole del gasolio contribuisce certamente al grave problema dell’Italia di inquinamento atmosferico». Per quanto spinosa, alla fine la questione è finita sul tavolo del governo, che ha deciso di rimettere mano alle accise sui carburanti nella prossima legge di bilancio. «È molto difficile muoversi politicamente in questo campo. Vedremo di riuscire a trovare una soluzione, perché comunque costa qualche miliardo al bilancio dello Stato», ha detto il ministro Pichetto.

Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso del question time alla Camera dei Deputati, Roma 9 ottobre 2024. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Il piano del governo Meloni per allineare le accise di benzina e gasolio

Le opposizioni hanno fortemente criticato la decisione del governo di alzare le accise sul diesel, con la segretaria del Pd Elly Schlein che ha ribattezzato l’operazione come «una nuova tassa Meloni». Nei giorni scorsi, il ministro Giorgetti è tornato sulla questione e ha fornito qualche dettaglio in più su come l’esecutivo affronterà il delicato dossier delle tasse sui carburanti. L’intenzione del governo, ha precisato il titolare del Mef, non è solo di incrementare le accise sul gasolio, ma «allinearle a quelle sulla benzina». Questo significa che le accise sul diesel aumenteranno rispetto agli attuali 62 centesimi, mentre quelle sulla benzina scenderanno rispetto agli attuali 73. L’obiettivo, ha spiegato Giorgetti, è far sì che queste due cifre si incontrino a metà strada, fino ad allinearsi, entro il 2030.

Nel concreto, significa che dal 2025 al 2030 le accise sul gasolio aumenteranno di un centesimo al litro ogni anno, mentre quelle sulla benzina diminuiranno. «Questo porterà nel 2030 al riallineamento a metà strada e consentirà sostanzialmente di creare una situazione in cui il governo non aumenta gli introiti, ma riequilibra i due carburanti», ha spiegato Edoardo Rixi, viceministro dei Trasporti, al Sole 24 Ore. E per quanto riguarda gli autotrasportatori, la categoria che più ha criticato la decisione del governo di mettere mano alle accise sui carburanti, Giorgetti ha provato a mandare qualche segnale di distensione: «Gli autotrasportatori non c’entrano assolutamente niente. Hanno un sussidio ad hoc che non è toccato da questo tipo di allineamento», ha assicurato il ministro leghista.

Gli altri sussidi ambientalmente dannosi

Le accise sui carburanti non sono l’unico terreno delicato su cui il governo potrebbe essere costretto a intervenire nei prossimi anni per eliminare gradualmente i sussidi ambientalmente dannosi. In questa categoria ricadono infatti altre agevolazioni fiscali, che – se eliminate – potrebbero dare vita ad altrettante polemiche e proteste. «Ci sono altri sussidi ambientalmente dannosi che secondo me non sono assolutamente da togliere», ha detto oggi Pichetto a Radio 24. Qualche esempio? L’iva al 4%, anziché al 22%, sui beni energetici per la prima casa. Oppure l’accisa agricola, ossia l’agevolazione per l’acquisto di carburanti da parte delle imprese agricole. Alcuni Paesi europei, a partire dalla Germania, hanno pianificato di eliminarla gradualmente a partire dai prossimi anni, scatenando le proteste degli operatori del settore.

Foto di copertina: Dreamstime/Konstantin Sutyagin

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