Dopo il caso Puff Daddy, ecco i racconti delle violenze di Kanye West: la storia di Lauren Pisciotta, drogata, violentata e offerta agli amici
La denuncia per violenza sessuale da parte dell’ex assistente Kanye West in realtà l’ha ricevuta ben prima che scoppiasse lo scandalo Puff Daddy, il cosiddetto #metoo della musica, ma non si può dire che i due fatti non siano in qualche modo collegati. Secondo quanto rivelato dal Daily Mail infatti la violenza sessuale della quale si sarebbe reso protagonista Ye (così legalmente ha cambiato il suo nome Kanye West dall’ottobre del 2021) sarebbe avvenuta proprio ad un party di Sean Combs (così all’anagrafe Puff Daddy, per gli amici Diddy) organizzato durante una sessione di registrazioni nel suo studio di Santa Monica. In realtà ai tempi della violenza Lauren Pisciotta, questo il nome dell’ex assistente, non lavorava ancora per Ye ma era semplicemente una creator su OnlyFans che accompagnava alla festa un musicista. Secondo i ricordi della Pisciotta, Kanye West quella sera avrebbe imposto la regola del bere a chi voleva partecipare alla festa, chi non beveva non era ben accetto. «Dopo qualche sorso – si legge nella ricostruzione dell’avvocato dell’accusa – la mia cliente cominciò a sentirsi disorientata e cominciò a scivolare in uno stato di forte alterazione. Sentiva meno controllo del suo corpo e della sua parola ed è per questo che i ricordi di quella notte le sfuggono. Il giorno dopo si sentì in forte imbarazzo nel non ricordare nulla della serata» ma Kanye West si rifiutò per anni di rivelarle cosa fosse successo davvero.
La gelosia di Kim Kardashian
La storia della violenza non sarebbe venuta fuori se non qualche tempo dopo, quando Lauren Pisciotta era diventata l’assistente di Ye, indotta da questo per un milione di dollari ad abbandonare la redditizia attività su OnlyFans. Tutto fu messo a tacere finché il rapporto tra i due non diventò sospetto per l’ex moglie Kim Kardashian. Ye e la Pisciotta, che non avrebbero mai avuto una relazione amorosa, stavano concordando un messaggio alla Kardashian per smentire loro implicazioni sentimentali, ma proprio in quel frangente Ye sembrerebbe essersi tradito, ammettendo alla propria assistente di non poter negare alla moglie di essere stati intimi, proprio per quanto successo in quella festa a Santa Monica. E fu così che Lauren Pisciotta scoprì di essere stata violentata dal suo capo. E quando lei ribadì di non ricordare nulla dell’accaduto, lui rispose ridendo: «Alle donne piace dire di non ricordare».
Ye secondo la sua assistente, «adescatore premeditato e sadico»
Dalle 88 pagine della denuncia viene fuori un ritratto assai poco edificante del rapper americano, come se le sue uscite, perlomeno scoordinate, degli ultimi anni, non fossero abbastanza per affossare la sua carriera. Secondo quanto si legge nel documento infatti, la vera natura di Kanye West sarebbe «predatoria, aggressiva, compulsiva, volgare, perversa e spaventosamente calcolatrice». Pisciotta lo ha definito un «adescatore premeditato e sadico» che ha usato la sua fama e la sua posizione per soddisfare la sua «insaziabile gratificazione sessuale» e i suoi «desideri animaleschi». Nella causa si sostiene che l’uomo abbia avuto spesso rapporti sessuali con dipendenti negli uffici della sua azienda Yeezy, dove aveva ordinato di costruire camere da letto di fortuna composte da un materasso sul pavimento, cuscini e una coperta, ma le violenze si sarebbero consumate anche nei bagni e negli spogliatoi del personale.
La perversione di Kanye: «Voglio fottere tua madre»
Nella denuncia poi si sostiene che Ye avesse anche una bizzarra fantasia, quella di voler fare sesso con le madri delle sue vittime sessuali, cosa della quale tra l’altro pare parlasse abbastanza spesso. La stessa Pisciotta ha fornito lo screenshot di un messaggio inviato il 28 settembre 2022 alla compagna Bianca Censori che diceva: «Voglio fottere tua madre. Prima che se ne vada» e poi una domanda per la stessa Pisciotta: «Devo aggiungere che intendevo dire che voglio che lei mi guardi mentre scopo sua madre?». Stessa perversione espressa qualche mese prima, a giugno, per una modella del quale non è stato fatto il nome ma che il Daily Mail assicura essere di «Serie A»: «Come faccio a dirle che devo fottere sua madre?».
Le donne offerte come regali agli amici
Lauren Pisciotta ha affermato che Kanye avrebbe sfruttato i suoi contatti in aziende come Adidas e Gap per ottenere visti di lavoro e far entrare donne negli Stati Uniti a scopo sessuale. Il meccanismo era tanto semplice quanto perverso: Ye assumeva queste donne nelle proprie aziende con quelli che la Pisciotta definisce «titoli di lavoro oscuri», inserendo nel contratto severi accordi di riservatezza. Il primo a non risultare riservato però, sempre secondo la denuncia, sarebbe stato proprio lo stesso rapper, che non solo teneva «sfacciatamente» al corrente gli altri membri dello staff riguardo ciò che combinava, ma forniva loro «dettagli grotteschi» e filmava sempre tutto, in modo tale, si legge sempre nella denuncia, che tutti potessero «avere il quadro completo». Quelle donne, così come le sue partner sessuali e i suoi stessi dipendenti, secondo il racconto dell’ex assistente, venivano offerte come «regali» ai suoi amici e colleghi, sia per «farsi vedere e sentirsi figo» sia per ottenere un vantaggio nelle trattative commerciali. Ricorda bene la Pisciotta quando una ragazza venne offerta come un «regalo direttamente dalla Russia» e perfino la stessa assistente una volta sostiene di essere stata offerta in regalo ad una «celebrità di prima categoria» che fortunatamente rifiutò e, anzi, la mise in guardia riguardo il suo capo. Nemmeno questa era una novità, non di rado infatti celebrità che orbitavano nell’universo Ye, perfino suoi amici e familiari, le chiedevano preoccupati come si sentisse, perfettamente a conoscenza del carattere irascibile del rapper, che, si legge ancora nella denuncia, «non è estraneo al bullismo, alle molestie, all’umiliazione pubblica, ai capricci e ad altre tattiche intimidatorie», a quanto pare spesso andava su tutte le furie anche solo per un colore sbagliato indossato da un dipendente o per un punto esclamativo alla fine di un messaggio.
La scusa del «miele»
Le 88 pagine di denuncia di Lauren Pisciotta sostengono lo stesso tono di quelle mosse negli ultimi mesi a Puff Daddy, la stessa arroganza, lo stesso sfruttamento della propria posizione professionale più alta. Sempre secondo il racconto dell’ex assistente Kanye West organizzava spesso feste a sfondo sessuale in hotel come il Nobu Ryokan Malibu, il Beverly Hills Waldorf Astoria e il San Ysidro Ranch a Montecito, e tentava in tutti i modi di coinvolgerla. Una scusa utilizzata spesso era quella del «miele del sesso», questo era il nome in codice nei messaggi per riferirsi ad una sostanza per migliorare le prestazioni sessuali di cui il rapper pare facesse largo uso e che la Pisciotta doveva sempre portare con sé in grandi quantità. Lui lo avrebbe anche ammesso in un messaggio che recita: «volevo che portassi del miele e restassi ma non ha funzionato lol», ma serve ricordassi che a Kanye West è stato diagnosticato un disturbo bipolare, per cui qualche volta la reazione al rifiuto era un messaggio dai toni quasi scherzosi (seppur chiaramente inquietanti), alle volte anche regali di lusso. Altre volte invece, come racconta la Pisciotta, con «rabbia ed intensa frustrazione», vendicandosi assegnandole compiti impossibili. Il disturbo bipolare si manifestava spesso in relazione alle violenze sulle donne che commetteva, infatti nella denuncia si legge anche di dolorosi pentimenti, di periodi in cui vietava nel suo ufficio imprecazioni e alcool e durante i quali le donne dovevano venire vestite coperte dalla testa ai piedi per non tentarlo. Ma, sempre secondo la Pisciotta, duravano poco.
La notte dei tweet razzisti
La denuncia di Lauren Pisciotta fornisce una dettagliata spiegazione riguardo la notte in cui su Twitter Kanye West si è lasciato andare a commenti di natura smaccatamente razzista e antisemita. Era l’8 ottobre del 2022 e sulla piattaforma trasformata in X da Elon Musk, il rapper postò: «Stanotte sono un po’ assonnato, ma quando mi sveglierò, andrò a fare una truffa alla morte con 3 persone ebree». Quella notte Ye era furibondo, aveva chiesto alla sua assistente «la suite d’albergo più grande di Los Angeles» ma, secondo il racconto della Pisciotta, quelle dei più importanti hotel della città erano tutte occupate. Così Kanye si rivolse al suo consulente immobiliare che gli trovò una camera di lusso, non abbastanza di lusso a quanto pare, perché poco dopo il rapper chiamò la Pisciotta lasciandosi andare ad un monologo che nella denuncia viene descritto come un «vile sfogo anti-ebraico». Poi il tweet che segnerà per sempre e in negativo la reputazione e la carriera di Kanye West. Sembra pazzesco ma non è tutto, poco dopo quello sfogo social il rapper richiamò la Pisciotta per farsi leggere nuovamente tutti i tweet, perché a quanto pare lo eccitavano moltissimo. I racconti che la denuncia fa emergere riguardo questo aspetto della faccenda riguardante Ye sono davvero inquietanti. Pare che il rapper si lanciasse spesso in monologhi nei quali dichiarava, citiamo ancora la denuncia: «la sua passione per i nazisti e l’olocausto, nonché il suo odio profondo per specifici ebrei, in particolare per gli ebrei che all’epoca erano al potere nell’industria musicale», nonché di essere «in guerra con gli ebrei». Un giorno, alla fine di uno di questi discorsi, chiese ad un giovane grafico appena assunto di disegnare una svastica, al suo rifiuto West gli disse che si trattava di un test per capire se lui fosse o meno ebreo. Niente di nuovo, sempre secondo la denuncia «chiedeva spesso ai dipendenti e agli ospiti di rivelare la loro religione praticante e, a seconda della loro risposta, potevano essere licenziati o invitati ad andarsene per un periodo di tempo specifico». Il grafico si oppose ancora, sostenendo di non essere ebreo ma di aver letto a proposito dell’Olocausto e che non voleva farlo, ma dovette cedere di fronte alla minaccia di essere licenziato, così disegnò la svastica mentre Ye stava dietro di lui ad osservarlo. A quel punto andò anche oltre, chiedendogli di realizzare un nuovo logo per Yeezy che, citiamo ancora, «desiderava si ispirasse e incorporasse Hitler e la svastica». Niente di sconvolgente per i dipendenti Yeezy, che spesso sentivano il capo salutarli con un fragoroso «Heil Hitler!» e spesso si paragonava al dittatore tedesco definendo il suo team «il suo esercito».
Un lavoro da incubo
Alla base della denuncia di Laureen Pisciotta anche le condizioni di lavoro da assistente. Intanto, da contratto, la disponibilità doveva essere H24 e sette giorni su sette, doveva chiedere un permesso per fare letteralmente qualsiasi cosa, incluso dormire, fare la doccia o andare dal medico. Una volta le concesse una lezione di pilates «ma solo perché era di buon umore», un’altra volta, eccitato da dei leggins che indossava, la costrinse ad acquistarli per farli indossare alle sue vittime sessuali. Ye a quanto pare non ama portare con sé documenti, carte di credito o contanti, per cui lei doveva recarsi a pagare ogni cosa subito dopo il suo passaggio, alle volte subendosi sedute di ore in ufficio in cui altro non doveva fare se non stare immobile e in silenzio mentre lui inveiva a vanvera. Ye in quell’occasione la chiamava «la mia terapeuta». La pagò per chiudere il profilo OnlyFans da un milione di dollari, perché secondo lui, paragonandola ossessivamente ai membri dello staff di Donald Trump, questo gli avrebbe potuto far perdere le elezioni, in riferimento a quando il rapper aveva intenzione di candidarsi alla presidenza. Il 13 settembre 2022 poi la nominò capo del suo staff con uno stipendio pari a 4 milioni di dollari, scelta della quale si vantò anche con il collega Jay-Z ma cui patti non furono mai rispettati. Ye si è dichiarato totalmente estraneo ai fatti, come il collega Diddy, e né lui né i suoi legali hanno accettato di commentare l’articolo del Daily Mail. Lauren Pisciotta su Instagram posta la foto di un cielo e il copy: «Ciò che è fatto nel buio verrà sempre alla luce».