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Bambini rapiti, prigionieri di guerra, cessate il fuoco: la missione di Zuppi alla corte di Putin per la pace in Ucraina

14 Ottobre 2024 - 16:47 Simone Disegni
Zuppi Lavrov Russia Ucraina Vaticano
Zuppi Lavrov Russia Ucraina Vaticano
Il presidente della Cei per la seconda volta a Mosca per conto di Papa Francesco: focus sulle iniziative umanitarie, ma l'obiettivo ultimo resta «la tanto sperata pace»

Il Vaticano ci riprova. Mentre Russia e Ucraina restano sprofondate nella melma – non solo metaforica – del conflitto e le cancellerie mondiali tengono gli occhi fissi prima di tutto sul disastro in Medio Oriente, Papa Francesco torna a muovere una pedina per tentare di far avanzare i negoziati tra Mosca e Kiev. Nelle scorse ore è arrivato infatti nella capitale russa il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei ma anche inviato di Bergoglio per la pace in Ucraina, appunto. Missione impossibile? Il Vaticano vola basso, continuando a parlare ufficialmente di sforzi a carattere prettamente umanitario. Gli obiettivi più immediati della missione affidata a Zuppi sono infatti quelli di facilitare ogni iniziativa per «il ricongiungimento familiare dei bambini ucraini e lo scambio di prigionieri». Ma la stella polare ultima, e non è un segreto, resta «il raggiungimento della tanto sperata pace». Con queste coordinate in testa Lavrov ha incontrato oggi il ministro degli Esteri di Vladimir Putin, Sergej Lavrov, con il quale – conferma in una nota la Russia – ha discusso «la cooperazione nella sfera umanitaria nel contesto del conflitto in Ucraina e altre questioni sulla scena internazionale».

A volte ritornano

Quella di Zuppi è la seconda sortita in Russia da quando Papa Francesco gli ha affidato la delicatissima missione: il presidente della Cei era già stato a Mosca una prima volta oltre un anno fa, il 28 e 29 giugno 2023. Allora la tappa aveva fatto seguito ad una prima a Kiev, per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky, ed era stata seguita da due viaggi per tentare di attivare adeguate sponde diplomatiche negli Usa e in Cina. Non è dato sapere al momento se dopo Mosca Zuppi farà tappa anche a Kiev. Zelensky, comunque, è stato ricevuto dal Papa stesso appena tre giorni fa in Vaticano per parlare proprio dei medesimi sforzi diplomatici e umanitari per liberare bambini e prigionieri di guerra e metter fine alla guerra. Secondo la stessa Santa Sede, sarebbero oltre 19mila i minori ucraini portati con la forza in Russia dall’inizio del conflitto. E se la liberazione di «un certo numero» di essi nei mesi scorsi è considerato un risultato importante, certo il lavoro non può dirsi concluso.

Finestra di opportunità per i negoziati?

A settembre, ha rivelato il Vaticano, s’è mosso anche il segretario di Stato Pietro Parolin, che ha ribadito l’urgenza di liberare i bambini rapiti sentendo in video la “commissaria per i diritti umani” del Cremlino Tatiana Moskalkova. Ma non è dato sapere se e quali segnali di rimando siano arrivati da Mosca. Il Papa intuisce però che dietro la cocciuta insistenza tanto di Putin quanto di Zelensky si possa individuare uno spazio negoziale, lo stesso che cercano di aprire da mesi gli stessi Usa al tramonto dell’era-Biden: Donald Trump lo dice a modo suo, cioè in modo brusco ed esplicito, Kamala Harris nicchia, ma guarda tutto sommato nella stessa direzione. Lo stesso Zelensky ne è ben conscio, e non a caso – come ha notato Federico Fubini sul Corriere della Sera – la scorsa settimana ha fatto precedere la sua partenza per il tour delle capitali europee da un tweet emblematico: «In ottobre, novembre e dicembre abbiamo una reale possibilità di spingere la situazione verso la pace e una stabilità duratura. La situazione sul campo crea un’opportunità per un’azione decisiva che metta fine alla guerra non oltre il 2025». Resta da convincere l’interlocutore più imprendibile, che è poi colui che ha scatenato la guerra: Vladimir Putin.

Immagine di copertina: Il cardinale Matteo Zuppi ricevuto a Mosca del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov – 14 ottobre 2024 (Ansa / Ministero Esteri Russo).

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