Perché Didier Raoult è stato sospeso dalla professione medica per due anni
Si aggrava la situazione del medico francese Didier Raoult, dopo una prima inchiesta in cui lo si accusava di aver messo in pericolo la salute dei pazienti positivi alla Covid-19, per usarli nei suoi esperimenti sull’idrossiclorochina, nonostante il farmaco si fosse già rivelato inefficace contro il nuovo Coronavirus. Forse anche per queste ragioni Raoult è presto diventato uno dei punti di riferimento della sfera No vax e dei movimenti delle cosiddette «cure alternative». Così, Il 3 ottobre scorso una nuova sentenza d’Appello della Camera disciplinare nazionale francese, aggrava la situazione del medico. La sospensione di Raoult dalla professione medica si estende così a due anni, con decorrenza dal 1° febbraio. Il provvedimento è in linea con la decisione del consiglio nazionale dell’Ordine dei Medici. La sanzione, più severa rispetto al primo grado, è stata emessa in risposta alla promozione infondata dell’idrossiclorochina come trattamento contro la Covid-19, secondo quanto riportato da Le Parisien citando a sua volta AFP.
I controversi studi del “guru” dell’idrossiclorochina
Vengono quindi confermate le accuse a carico del guru dell’idrossiclorochina, in merito alla violazione di diversi articoli del Codice di salute pubblica, promuovendo un trattamento senza supporto scientifico. Già nel dicembre 2021, Raoult era stato oggetto di una semplice ammonizione da parte della Camera disciplinare nazionale francese. Sanzione che l’Ordine dei Medici aveva considerato troppo indulgente, decidendo così di presentare ricorso. In Appello si è così stabilito, che il professor Raoult non ha basato le sue posizioni pubbliche su dati confermati, non ha esercitato la dovuta cautela e ha promosso un trattamento con prove insufficienti. Tuttavia, come nel giudizio di primo grado, la Camera ha rilevato che Raoult non ha sottoposto i suoi pazienti ad un «rischio ingiustificato», in parte perché le dosi prescritte di idrossiclorochina rispettavano quelle raccomandate, inoltre aveva escluso consapevolmente i pazienti con fattori di rischio elevati.
Secondo un comunicato stampa del settembre 2022 dell’Istituto Ospedaliero Universitario (IHU) di Marsiglia, si sarebbe trattato di «non conformi alle normative e possono generare un rischio per la salute dei pazienti, in particolare durante i protocolli di ricerca […] eccessi nelle pratiche di gestione, che possono generare molestie e disagio sul lavoro […] eccessi nella governance, che non rispetta rigorosamente le regole che disciplinano le fondazioni di cooperazione scientifica».
Una carriera sovradimensionata?
Come riportato in una precedente analisi di Enrico Bucci, adjunct professor alla Temple University e specialista nella revisione di studi scientifici, l’attività accademica di Didier Raoult, noto per la sua promozione dell’idrossiclorochina, appare estremamente sovradimensionata. Raoult risulta coautore di oltre 2.300 pubblicazioni, ottenendo un H-Index molto elevato, che però potrebbe essere fuorviante.
Facendo un rapido calcolo, tra il 1995 e il 2020, avrebbe firmato 1.836 articoli, con una media di uno ogni tre o quattro giorni lavorativi. Stando a quanto riportato dal New York Times, questo ritmo prolifico di pubblicazione è dovuto al fatto che Raoult tendeva a includere il proprio nome in quasi tutte le ricerche prodotte dall’istituto da lui diretto. Non si è trattato certo dell’unico esperto a scovare irregolarità nelle pubblicazioni co-firmate da Raoult.
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