In Evidenza Governo MeloniLibanoPremio Nobel
ATTUALITÀBolognaEmilia-RomagnaIntervisteRoberto VannacciWanna Marchi

Stefano Bonaga e l’amore: «Alba Parietti? Ho sofferto essere al centro dell’attenzione. Vannacci è la versione politica di Wanna Marchi»

14 Ottobre 2024 - 13:01 Alba Romano
stefano bonaga alba parietti roberto vannacci amore intervista
stefano bonaga alba parietti roberto vannacci amore intervista
In un'intervista al Corriere il professore in pensione di Antropologia filosofica ripercorre - con pudore - alcuni passaggi fondamentali della sua vita. E risponde alla domanda: cos'è l'amore?

La prima domanda – che cos’è l’amore? – è tanto comune quanto difficile. Ma nella complessità Stefano Bonaga, docente ormai in pensione di Antropologia filosofica all’università di Bologna, ci vive ogni giorno. E per questo in un’intervista al Corriere della Sera non esita a rispondere. «È la coincidenza con i suoi effetti. Ammirazione, invidia, gelosia, sofferenza, godimento». Insomma, è più una cosa interiore e personale che altro. «Definire qualcosa significa stabilirne i limiti, il che è sbrigativo. Ciascuno lo vive a modo suo. Io per esempio non ho mai avuto il senso della proprietà, o detto sciocchezze come “la mia donna”». Ma, a 80 anni di età, l’amore per Bonaga non è solo un tema da studiare filosoficamente ma un’esperienza. Passata e presente.

Superare il male d’amore

«Ha più valore l’amare che l’essere amato». Questa la massima per il professore, che più volte ripete quanto mal sopporti dire “io” e mettersi al centro delle questioni. «Pure le piante o gli animali desiderano essere amati. L’amore attivo è più nobile, rischioso». Ma per esprimerlo l’unico mezzo davvero degno è a suo parere la letteratura. Temptation Island? «Mai vista. Mi hanno detto che è una trasmissione in cui la gente va a rischiare i propri sentimenti».

Un rischio che anche lo stesso Bonaga ha corso, rimanendone spesso deluso: «Mi sono auto-ricoverato quattro volte dall’abbandono. Pratico la massima sintesi dello spinozismo: il “così sia”, dire di sì alle cose che non posso cambiare». Anche per questo le sue sofferenze di cuore – racconta – le ha sempre vissute nella sua solitudine. «Quando soffri, il tempo passa da solo, il luogo non conta, non hai voglia di andare da nessuna parte. Meglio farsi dare qualche pasticca, non annoiare il prossimo, praticare un po’ di discrezione». Ma di se stesso non vuole in nessun modo parlare, nemmeno quando la domanda riguarda il suo libro Sulla disperazione d’amore. «L’io è “il parassita della vita”, diceva Emilio Gadda. L’ io ripetuto diventa come il raglio dell’asino: “I-ho-I-ho”. Piuttosto che scrivere un’autobiografia vado in galera dieci anni».

La gioventù e la seduzione delle donne

Con l’amore, volente o nolente, Bonaga ha sempre avuto a che fare. Anche se, racconta, «da ragazzino ero assolutamente trasparente per le ragazze. Ero brutto, ma non ne soffrivo. Mia madre ripeteva: “Com’è che ti ho fatto così brutto?”. Da grande un giorno le risposi: “Ti sei mai guardata allo specchio?”». Poi crescendo ha iniziato a piacere alle donne, e qui è sorto un altro problema. «Non ho mai capito fino in fondo che cosa ci trovassero in me», racconta al Corriere. «L’amore è venuto fuori così, non l’ho cercato, in realtà sono stato sempre sedotto. È l’effetto di una potenza che ti attira». Ma tutti gli amori erano destinati a rimanere effimeri: «Non ho mai fatto un progetto di vita con nessuna».

La relazione con Alba Parietti: «Ero disperato»

Inevitabile la domanda sulla ex fidanzata più illustre, Alba Parietti. «Non ne parlo. Lei ne parla, è più forte di lei. L’ho minacciata di denunciarla se non la smetteva, ma mostrarsi è il suo mestiere». Un’indole che lui non ha mai digerito, anche quando stavano insieme: «Siamo di due mondi diversi. Alba è una brava ragazza, ma pensa che le sue faccende interessino al mondo. Per sei anni, con lei, sono stato mio malgrado al centro dell’attenzione. Ero disperato. Ho patito molto». Ma è proprio in quei sei anni che Bonaga contribuì al grande no di Alba Parietti a Silvio Berlusconi, che le aveva offerto 9 miliardi di lire. Ma anche qui, Bonaga si scherma con la modestia: «Mi chiese un parere e le suggerii di non accettare. Però il no lo ha detto lei, non è merito mio. Un giorno mi suona il telefono. Rispondo: “Bravissimo, così si fa!”. “Ma chi parla?”. Era Romano Prodi».

Bonaga e i grandi amici: Dalla, Antonacci, Vasco

«Sono disinteressato ai soldi, al potere e alla popolarità. Se mi regali dieci milioni di euro, ma non posso darli a nessuno, non li voglio, non so che farci». Da professore solitario, però, Stefano Bonaga non ha mai disdegnato di conoscere personalmente e profondamente grandi protagonisti della scena musicale italiana. Da Biagio Antonacci, che scrisse la prefazione al suo libro, fino a Lucio Dalla. «L’ho conosciuto a sei anni e da allora abbiamo passato tutta la vita insieme. Era una persona fantastica, aveva una potenza immaginativa assoluta».

Così come Vasco Rossi. «Tutti pensano che sia un montanaro ignorante, in realtà è coltissimo, legge Kant», racconta. «Non è una persona facile, anzi complessa, però ha il merito assoluto di dire sempre la verità. Non mente nemmeno sui suoi difetti».

Tra politica e filosofia: «Vannacci è la Wanna Marchi della politica»

Da sempre appassionato di politica («La forma più nobile dell’esistenza umana»), si dice sempre più disilluso da ciò che vede sulla scena attuale. «Ora i partiti sono diventati comitati elettorali. Il mio sogno è un dibattito con il generale Vannacci, la versione politica di Wanna Marchi».

La sua vita rimane però radicata nella filosofia. «Mi fanno tanti complimenti, a me sembra di dire banalità di buon senso. Continuo a non capire perché stia qui ad intervistare me che non sono nessuno, un vecchio alla deriva». E sulla questione chiude con la sua modestia all’ennesima potenza: «Mi chiamano filosofo, ma di filosofi ne nascono due o tre al secolo e io non sono tra quelli». Poi torna in un ambito di maggiore comfort, quello dell’amore. E svela: «Ho una fidanzata bellissima di trent’anni, francese, fa la regista. È una radicale, mi dà dell’uomo di centro. Ora è a Parigi perché io sono troppo depresso e non voglio affliggerla». L’ultimo tassello di una «vita fortunata, per merito del caso». E Dio? «Non ci credo neanche per sogno. Sono ateo, materialista e comunista».

Articoli di ATTUALITÀ più letti
leggi anche