Dagli algoritmi trasparenti alla supervisione umana delle macchine: cosa prevede la direttiva sui rider approvata (in via definitiva) dall’Ue
Via libera dell’Ue alla direttiva rider. Dopo il negoziato di mesi e un accordo già raggiunto in primavera, i Paesi membri hanno approvato, in ultima battuta, la normativa sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il voto di oggi, al quale si è astenuta solo la Germania, conferma l’intesa per garantire trasparenza nell’uso degli algoritmi sul posto di lavoro e riconoscere per la prima volta più tutele a un comparto che occupa circa 30 milioni di persone nell’Unione europea. Tra cui autonomi a chiamata o para-subordinati: dai tassisti ai rider, dai lavoratori a domicilio, passando per babysitter, operatori socio sanitari e badanti e molti altri ancora. In una nota il Consiglio Ue ricorda che la direttiva sarà ora firmata dal Consiglio e dal Parlamento europeo ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Gli Stati membri avranno quindi due anni di tempo per adeguare il diritto interno alle nuove norme comunitarie.
Cosa prevede la riforma
La direttiva, spiega il Consiglio dell’Ue, renderà più trasparente l’uso di algoritmi nella gestione delle persone, garantendo che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate. Aiuterà inoltre a determinare correttamente il loro stato occupazionale, consentendo di beneficiare di tutti i diritti con una presunzione legale di occupazione che dovrà essere garantita dagli Stati, e si attiverà anche in presenza di fatti che indicano controllo e direzione dei lavoratori stessi.
Le reazioni politiche
L’approvazione della direttiva ha suscitato reazioni (positive) del mondo della politica. L’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd), candidato alla presidenza della Liguria, ha salutato il voto rivendicando il «percorso avviato con il Governo Draghi che trova finalmente un suo compimento», e ricordando il «ridimensionamento» della propria riforma «dalla destra e dal Governo Meloni». Per la segretaria dem, Elly Schlein, il via libera dei Paesi membri «è un’ottima notizia ed è un duro colpo al caporalato digitale», ha sottolineato, definendo «doppiamente riprovevole che tra le prime norme ridimensionate e rese sostanzialmente inapplicabili dalla destra e dal governo Meloni, ci fosse proprio quella che era stata introdotta dal ministro Andrea Orlando»: «Con questa direttiva anche il governo Meloni – ha sottolineato – sarà finalmente costretto a tornare sui propri passi». «È uno dei giorni più importanti della mia vita», ha detto Elisabetta Gualmini (Pd), relatrice all’Eurocamera della direttiva: «Trasparenza sugli algoritmi, rispetto dei diritti dei lavoratori, supervisione umana sulle decisioni di assunzione e licenziamento. Questa è l’Europa vicina ai cittadini e alle categorie più vulnerabili. L’Europa che festeggiamo», ha concluso. Nel frattempo, il sindacato europeo Etuc è subito intervenuto per chiedere che gli Stati non perdano tempo nell’attuare la riforma.