L’Albania si avvicina all’ingresso nell’Ue: aperti i primi capitoli negoziali. Ma i nuovi centri per migranti potrebbero essere fuori legge
Sono partiti ufficialmente i negoziati per l’adesione dell’Albania all’Unione europea. Nella riunione di oggi, martedì 15 ottobre, in Lussemburgo è stato aperto il primo cluster, quello dei «Fondamentali», che contiene a sua volta cinque capitoli negoziali tematici. L’annuncio è arrivato da Oliver Varhelyi, commissario europeo uscente all’Allargamento, che su X parla di un «traguardo importante» a cui si è potuti arrivare grazie alle tante riforme approvate da Tirana in questi anni su richiesta di Bruxelles. «È una pietra miliare storica in un viaggio condiviso verso l’intera riunificazione europea», ha esultato Edi Rama, premier albanese.
Un «momento storico»
Le nuove regole sull’allargamento prevedono che i negoziati sui fondamentali siano i primi a essere aperti e gli ultimi a esser chiusi. Il cluster include cinque capitoli su questioni considerate particolarmente delicate: magistratura e diritti fondamentali; giustizia, libertà e sicurezza; appalti pubblici; statistiche; controllo finanziario e riforma della pubblica amministrazione. A parlare di «momento storico» è anche Péter Szijjártó, ministro degli Esteri dell’Ungheria, che da giugno a dicembre 2024 ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. «L’accelerazione dell’allargamento dell’Ue verso la regione dei Balcani occidentali», ha detto Szijjártó, «è in cima all’agenda della presidenza ungherese».
Quindici anni di attesa
La richiesta da parte di Tirana di entrare nell’Unione europea risale al lontano 2009. Cinque anni più tardi, nel 2014, l’Albania ha ottenuto lo status di Paese candidato, mentre nel giugno 2022 sono iniziati i negoziati di adesione. Oggi, a quindici anni di distanza dalla prima richiesta, sono stati aperti in via ufficiale i primi capitoli negoziali. Questo lasso di tempo viene considerato «semplicemente inappropriato» dal premier Edi Rama, che osserva: «Purtroppo è stato con l’aiuto di Vladimir Putin che questo processo ha preso una nuova velocità dopo l’aggressione all’Ucraina che è servita da campanello d’allarme, ricordando all’Europa che l’illusione dell’autosufficienza è, appunto, solo che è un’illusione».
Il nodo sui nuovi centri per il rimpatrio
A mettere i bastoni tra le ruote all’ingresso dell’Albania nell’Unione europea potrebbero essere i centri per il rimpatrio dei migranti costruiti a Shengjin e Gjader in collaborazione con il governo italiano. «Attualmente non è legalmente possibile per l’Ue avere questa opzione» di rimpatrio dei migranti nei Paesi terzi, ha fatto notare oggi una portavoce della Commissione europea rispondendo a una domanda sul modello Italia-Albania. «Per rendere possibile un simile modello, la legge Ue – ha precisato la portavoce – deve regolamentare il rimpatrio forzato in un Paese terzo, che non sia il Paese di origine. È qualcosa che stiamo esaminando».
In copertina: Il premier albanese Edi Rama (EPA/Boglarka Bodnar)