Conti correnti spiati, la difesa di Coviello: «Ma quale dossieraggio, era solo curiosità. Mai ceduto i dati a nessuno»
«Possiamo escludere che sia stata compiuta una attività di dossieraggio (di qualsiasi dimensione e natura)». Così sostengono i legali di Vincenzo Coviello, il funzionario licenziato dalla banca Intesa Sanpaolo e ora indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Il 52enne di Bitonto avrebbe spiato dal 2022 al 2024 quasi 7mila conti correnti, alcuni di proprietà di politici come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il suo predecessore Mario Draghi e il presidente del Senato Ignazio La Russa. Ma anche volti noti del mondo dello spettacolo come Al Bano e Carlo Verdone o campioni sportivi, di oggi o di ieri, come Francesco Totti.
Gli avvocati: «Nessun dato è stato ceduto a terzi»
Come riporta il Corriere, Coviello aveva anche provato a rassicurare gli inquirenti su un’eventuale copia dei dati: «e se lo avessi fatto di avere proceduto alla loro distruzione». I legali, Luigi Milani, Federico Straziota, Antonio Arzano e Domenica Lenato, insistono proprio su questo punto: «Possiamo escludere che vi sia stata cessione di dati a terzi». Una linea difensiva che punta a riportare il caso, dicono, «alla sua reale dimensione», ovvero di “semplice” curiosità.
«Non è stata trovata documentazione nelle perquisizioni»
«Nel corso delle perquisizioni eseguite il 10 ottobre presso l’abitazione e altri locali in uso all’indagato, non è stata rinvenuta – nella disponibilità del dott. Coviello – documentazione attinente ai fatti per cui si procede», dichiarano ancora gli avvocati. Che aggiungono: «Sul merito della vicenda, al momento, non possiamo fornire ulteriori dettagli, nel doveroso e convinto rispetto dell’attività investigativa. Rimaniamo pertanto in attesa che la Procura della Repubblica svolga i necessari approfondimenti investigativi e che acquisisca ogni riscontro utile a chiarire i fatti».
Il licenziamento da Intesa Sanpaolo
Il sistema di Intesa Sanpaolo aveva inviato un alert per segnalare l’attività compulsiva di Coviello. Per questo la banca, ora indagata, aveva notificato il tutto al Garante della privacy che aveva a sua volta informato i clienti dell’abuso. Da uno di questi era poi partita la denuncia e l’indagine che ha aperto il vaso di Pandora. Coviello però ha intenzione di impugnare il provvedimento della sua banca. I suoi legali hanno già inviato all’istituto una missiva con il quale spiegano che il licenziamento è da ritenere nullo, illegittimo e immeritato. Come spiega Ansa, gli avvocati entro 180 giorni possono depositare il ricorso al giudice del lavoro.