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Leonardo Calcina: la storia del 15enne bullizzato a scuola che si è tolto la vita a Senigallia

leonardo calcina senigallia istituto panzini
leonardo calcina senigallia istituto panzini
I compagni di scuola «gli strizzavano i capezzoli, lo colpivano nelle parti intime, gli facevano una voce effeminata»

Leonardo Calcina a scuola veniva preso in giro anche per il suo cognome. Dal secondo giorno di presenza all’Istituto di istruzione superiore Alfredo Panzini di Senigallia. I compagni di scuola gli strizzavano i capezzoli, lo colpivano nelle parti intime, gli facevano una voce effeminata. Quando ne ha parlato la prima volta con la madre Viktoria non voleva nemmeno ripetere gli insulti. Alle 3 del mattino del 14 ottobre Leonardo si è allontanato da casa con il cellulare spento. Le scuole di Senigallia erano presidiate per il timore che potesse aggredire i compagni con la pistola che aveva preso al padre Francesco, vigile urbano a Senigallia. Ma lui è andato a togliersi la vita in un casolare. E la procura di Ancona ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio.

La storia di Leonardo Calcina

L’avvocata Pia Perrici ha consegnato ieri una denuncia alla polizia. «Se qualcuno avesse parlato prima invece di fare gruppo con i prepotenti Leonardo forse sarebbe ancora qui», dice la legale a La Stampa. L’arma era correttamente riposta in un armadietto blindato. Il 15enne lo ha aperto perché sapeva dove era nascosta la chiave. Per questo ora si indaga anche per omessa custodia nei confronti dei genitori. L’anno prima il ragazzo aveva frequentato l’indirizzo informatico dell’Iss Corinaldesi Padovano. Il dirigente scolastico Simone Ceresoni dice al quotidiano: «Aveva cambiato scuola per questioni di interesse didattico, nonostante sia stato promosso senza problemi. Non è mai emerso che qui fosse stato bullizzato». La madre di Leonardo è bielorussa. Risiede altrove da qualche anno perché marito e moglie sono separati.

I compagni di scuola

Molti dei ragazzi che conoscevano Leonardo oggi avranno un supporto psicologico in classe. Alcuni invece sono a disposizione dell’autorità giudiziaria. Che potrebbe presto iniziare a interrogarli. La psicoterapeuta de La Sapienza, Anna Oliverio Ferraris, spiega al quotidiano che «è proprio assieme ai coetanei che un giovane costruisce la sua personalità. Ciò che gli adolescenti desiderano più ardentemente sono le ricompense sociali e il rispetto dei pari. Se questo viene meno, crolla l’immagine positiva di sé e l’autostima».

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