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Red Canzian si racconta: «Ho sposato l’unica italiana che non conosceva i Pooh»

15 Ottobre 2024 - 11:55 Alba Romano
L'intervista al Corriere della Sera dove il bassista dei Pooh parla della malattia: . «Mi asportarono un pezzo di polmone per un tumore un mese prima della tournée»

L’incontro con la sua attuale moglie, che non sapeva nulla sui Pooh, il corteggiamento lungo anni. Red Canzian, storico bassista del gruppo, si racconta al Corriere della Sera, in un’intervista a firma di Roberta Scorranese. «Ricordo il primo abbraccio di Bea (Beatrice Niederwieser, ndr). Ci siamo incontrati per caso a Corvara trent’anni fa, lei era sposata e aspettava Phil, io stavo con la mia prima moglie Delia e avevamo la nostra Chiara. Quando la proprietaria dell’albergo mi vide, corse a chiamarla: “Guarda Bea, c’è quello dei Pooh”, le disse. E la donna che sarebbe diventata poi la mia fidanzata, senza fare una piega, disse: “Chi sono i Pooh?”. In pratica, l’unica italiana che non ci conosceva». E ancora: «Ci sono voluti dieci anni di corteggiamento. L’ho aspettata e così oggi Phil è anche figlio mio, così come Chiara, nata dal mio precedente matrimonio, è figlia sua». Tutti aspetti che racconta anche nel libro «Centoparole per raccontare una vita», edito Sperling & Kupfer, in uscita oggi 15 ottobre.

Canzian che non conosceva il basso (ma ha imparato) e quella canzone sull’omofobia: «In Italia si diventa santi solo dopo morti»

Canzian racconta come è iniziata la sua avventura con i Pooh. «Ero un chitarrista, ma alla band serviva un bassista e così… La cosa divertente è che in casa avevo una enorme quantità di strumenti, la batteria, l’organo Hammond, perfino il sax, ma non il basso. Ho imparato. Ci ho messo tempo e testa e sono riuscito a diventare un innovatore dello strumento: nel 1978, per la prima volta in un disco pop, inserii il basso senza tasti». Erano anni di contestazioni studentesche, dove i Pooh non trattavano mai di politica «e per questo la critica ci ha massacrato per anni», sottolinea l’artista. Nel 1976 presentarono Pierre un brava sull’omofobia. «Sì – ricorda – ma era un singolo e nell’altro lato c’era Linda, una storia d’amore. Il punto è che non siamo stati capiti a sufficienza, continuano a dire che siamo quelli dell’amore e delle lacrime, ma io so quanto lavoro c’è stato e c’è dietro quello che facciamo. In Italia si diventa santi solo dopo morti: me lo ricordo quando nel 2012 a Sanremo Lucio Dalla si presentò come direttore d’orchestra per accompagnare Pierdavide Carone. Nessuno se lo filò. Poi dopo due settimane Lucio morì e da allora è partita la beatificazione».

Il tumore al polmone e quella traversata da Jesolo alla Croazia

Gli ultimi anni di Red non sono stati facili dal punto di vista della salute. Nel 2015 una dissezione all’aorta, con un’operazione salva vita. Poi tre anni dopo, nel 2018, una macchia nel polmone. «Tumore maligno, mi asportarono un pezzo di polmone, ma un mese dopo partiva una mia tournée, ho fatto le prove con le flebo». Nel 2002 un’infenzione da stafilocco aureo: «Ho smesso con gli antibiotici solo nel giugno scorso, due anni di cure. Ma sapesse quante tournée ho fatto con la schiena a pezzi: tra una pausa e l’altra, dietro le quinte, mi iniettavano l’antidolorifico». Ma ricorda precisamente quando ha rischiato, tanto: «Con la prima barca, un motoscafo open e molto piccolo, ho attraversato, da completo incosciente, l’Adriatico da Jesolo a Rovigno, in Croazia, con il solo aiuto di una bussola e di una carta nautica». «Da qualche tempo, la sera, metto via l’iPad per dire una preghiera. Ogni sera. È una forma di rito che mi fa bene», racconta. Si augura solo una cosa, la lucidità, fino alla fine. Perché Red Canzian ha paura di una cosa: «Di perdere la testa. Ricordo quando, un giorno, mi accorsi che mia mamma era ancora viva ma non era più con me. Spero di arrivare alla fine dei miei giorni leggendo uno dei tanti libri che tengo in una cassapanca vicino al letto».

(in copertina Red Canzian con la moglie Beatrix Niederwieser al Festival di Venezia 2021/ANSA FERRARI)

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