Sogei, le mazzette, i contatti con l’«uomo di Musk in Italia». E nelle chat degli indagati anche un riferimento alla As Roma
Il direttore generale di Sogei Paolino Iorio e Massimo Rossi sono stati arrestati in flagranza di reato dalla Guardia di finanza su mandato della procura di Roma ieri mattina, cioè proprio mentre Rossi, responsabile legale delle aziende Italware S.r.l. e Itd. Solution Spa consegnava a Iorio una tangente da 15mila euro in contanti, somma che gli avrebbe portato, dice il provvedimento di perquisizione che lo riguarda, un paio di volte al mese almeno dal novembre 2023. Ma, come spesso accade in casi di corruzione, le indagini sono più ampie e numerosi i dipendenti infedeli, di società pubbliche o ministeri, disposti – secondo l’accusa della procura di Roma – ad accordare a Rossi tutti i dettagli utili a fargli vincere le gare di suo interesse in cambio di denaro. Gli indagati a vario titolo nell’inchiesta per corruzione sono in tutto 18 e 14 le società coinvolte.
Le commesse pilotate
C’è appunto il caso Sogei – il grande cervellone della pubblica amministrazione, controllato al 100%. dal ministero dell’Economia e della Finanza e che gestisce molte delle tecnologie della nostra vita quotidiana, incluso il fascicolo sanitario elettronico. In sostanza, l’accusa è che il dg Iorio avrebbe affidato alla Italware di Rossi un totale di più di 100milioni di incarichi (uno da 98 e l’altro da 5,7 milioni) in cambio di soldi in contanti dal valore complessivo da definire (apparentemente più di 300mila euro). Ma quello che avrebbe gestito più soldi con Massimo Rossi è il capitano di fregata Antonio Angelo Masala, distaccato presso il VI reparto Sistemi C4I dello Stato maggiore della Difesa. A Rossi aveva pensato di affidare l’intera gara, da 180 milioni, «Accordo Quadro Acquisizione del servizio di manutenzione assicurativa, rinnovo licenze e apparati per la componente tecnologica IP»: in sostanza, dice il bando pubblico la manutenzione di tutta la rete informatica del ministero della Difesa, hardware e software, inclusa la manutenzione degli apparecchi guasti, la sostituzione, i “patch” per problemi informatici. Per una cosa così non basta una mazzetta e infatti Masala avrebbe organizzato le cose in modo che Rossi coinvolgesse un’azienda che faceva riferimento a lui, la Vipa, e poi in un secondo momento, l’inserimento nella «catena di vendita» di un’azienda in cui la moglie è socia, la Olidata, che avrebbe ottenuto 4,5 milioni.
La spiegazione della procura
Per stare agli atti giudiziari, il provvedimento di perquisizione dice con chiarezza: «A ridosso della scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione alla gara sono stati monitorati incontri tra Masala e Rossi, durante i quali (di fronte a Masala) Rossi nel conversare al telefono con suoi collaboratori fornisce ai medesimi indicazioni sulle modalità di presentazione delle offerte relative alla gara ed anche sulle società che dovranno presentare le stesse. La gara – sulla regolarità dello svolgimento della quale sono emblematiche le risultanze de!le intercettazioni – sarà aggiudicata dal raggruppamento temporaneo di imprese formato da Italware s.r.l. e Dimira Srl». E ancora: «Dalle conversazioni tra Rufini e Masala si apprende, quale ulteriore elemento di illecito compenso per l’opera prestata dal pubblico ufficiale nella gestione della procedura, come la Olidata s.p.a. (società legalmente rappresentata dal Rufini ma di cui il Masala è socio occulto, attraverso la moglie Patrignani Valentina titolare di azioni per oltre 3 milioni di euro) otterrà dalle imprese aggiudicatarie l’inserimento nella “catena di vendita” (con proventi quantificabili in oltre € 4.5 00.000,00)». Con schemi analoghi Rossi si sarebbe mosso per un appalto del ministero dell’Interno e per uno di Consip ma relativo ad una intendenza della Marina militare.
Il contatto con il “ragazzo” di Musk in Italia
I contatti con il referente italiano di Elon Musk, che gli indagati chiamavano in chat “nerd” o “ragazzetto”, pure lui indagato e perquisito, Andrea Stroppa, si sarebbero fermati ad una discussione “in evoluzione” si legge nel decreto di perquisizione. Dalle intercettazioni ambientali tra Masala (il capitano dello Stato maggiore della Difesa) e Cristiano Rufini di Olidata (l’azienda in cui c’è la moglie di Masala) si capisce che i due hanno parlato di come coinvolgere Olidata nell’affare che la Difesa stava concludendo con Starlink – ma senza rivelare a Stroppa che era un modo per far avere soldi allo stesso Masala. Allo stesso tempo, ed è questa la parte che se confermata sarebbe più imbarazzante per l’azienda di Musk, ci sarebbe stato lo «svolgimento di una certamente illecita attività di propalazione a beneficio dello Stroppa (e, suo tramite, dei suoi referenti) di notizie riservate in ordine a decisioni assunte nel corso dei riunioni ministeriali. Vicenda sintomatica non accordo concluso, o in corso di conclusione, al fine di far ben beneficiare Olidata degli affari che il gruppo statunitense potrà concludere con l’amministrazione italiana». Insomma, a Stroppa – che si dichiara innocente e disposto a chiarire – sarebbero stati rivelati particolari segreti ma utili a Starlink per concludere l’affare con l’Italia con massimo profitto, in particolare in relazione ad un documento della Farnesina.
Le indagini in corso
Molto c’è ancora da capire di questo meccanismo, per ora si sa solo che gli indagati perquisiti hanno dovuto consegnare cellulari e computer. E qui c’è un ulteriore particolare interessante: nelle parole chiave con cui è stato dato indicazione alla Guardia di finanza di procedere nelle indagini, ci sono almeno due parole che esulano completamente dal meccanismo spiegato fin qui ed entrambe riferite all’ambiente calcistico: “Cr7” e “As Roma”. Un riferimento che potrebbe riguardare commesse, contatti, o persino un linguaggio in codice ma che in ogni caso si fa notare perché nulla sembra aver a che fare con Sogei o gli appalti di Difesa ed Interno emersi finora.