Starlink in Italia, il sottosegretario Butti: «Test in alcune regioni». Ma le nuove norme anti-pirateria potrebbero frenare tutto
Che tra il governo e Elon Musk ci siano strizzatine d’occhio non è una novità. Se già lo scorso novembre il ministro delle Infrastrutture Adolfo Urso aveva avuto un colloquio telefonico con il patron di SpaceX per parlare delle «sfide del futuro», da settimane è ormai noto che gli sforzi da ambedue le parti si stanno concentrando sulla connessione internet veloce. Le migliaia di satelliti di Starlink, di proprietà di Musk, fanno gola a Roma e non solo, come dimostra l’indagine della Finanza. Ancor di più di fronte agli indubbi ritardi del progetto banda ultra-larga, che sta impegnando oltre 6 miliardi di euro del Pnrr. Da qui i contatti sempre più assidui tra Palazzo Chigi e l’imprenditore americano, come ha raccontato al Sole 24 Ore il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti. E all’orizzonte, neanche troppo lontano, una prima sperimentazione in tre regioni per valutare se – e come – sia possibile integrare il servizio satellitare ai lavori già appaltati con i miliardi del Piano di ripresa e resilienza.
Il nuovo piano per le “aree bianche”
Cinque piani di intervento, in cinque direzioni differenti. Con lo scopo di diffondere la connessione ultraveloce su tutto il territorio italiano raggiungendo anche le cosiddette “aree bianche”, quelle a fallimento di mercato dove non esistono infrastrutture adeguate. Ma Open Fiber e Tim sono in grave ritardo sul piano di marcia. «Stiamo lavorando con impegno per sostenere gli operatori aggiudicatari ed Infratel nella realizzazione del Piano con l’obiettivo di semplificare e accelerare i lavori», ha detto Butti, ricordando che a settembre è stato collegato un milione di nuovi civici. Le problematiche però rimangono: «Visti i ritardi degli operatori, il Governo sta esplorando opzioni che possano contribuire a garantire connettività nell’immediato». Primo tra tutti, ovviamente, Starlink: «Con riferimento alle aree più remote, stiamo valutando con Starlink e altri operatori l’integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti. Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune Regioni italiane – del Nord, del Centro e del Sud – per sperimentare la fornitura di un “servizio space-based” rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri».
I vantaggi di Starlink e la convivenza con Tim
Ma perché proprio Starlink? Al di là dei gossip Meloni-Musk, che lasciano il tempo che trovano, il vantaggio di una connessione internet basata su un vero e proprio esercito satellitare sono innegabili. A maggior ragione in un Paese che, come l’Italia, ha una conformazione morfologica che rende difficile la costruzione delle infrastrutture fisiche richieste dalla fibra. La società di Musk, in questo senso, offre un servizio economico, rapido e senza la necessità di interventi invasivi sul territorio.
Abbandonare per strada il progetto Pnrr non sembra però nemmeno considerabile: «Il Piano Italia a 1 Giga è un elemento chiave del nostro impegno nel Piano di ripresa e resilienza», ha detto Butti. «E siamo consapevoli dell’importanza di raggiungere il target previsto per il 2026». Ben più probabile l’integrazione di Starlink «come complemento alle infrastrutture esistenti» e future via fibra, realizzate da Open Fiber e Tim-Fibercop. Riguardo a ciò, ha ammesso il sottosegretario, non è ancora stata avviata nessuna interlocuzione con la Commissione europea. Anche perché la connessione satellitare è più debole rispetto a quella via fibra, sebbene possa più agilmente raggiungere le località isolate.
Alcune possibili complicazioni
A complicare l’ingresso di Starlink in Italia potrebbe però essere il decreto Omnibus, approvato poche settimane fa proprio dal governo Meloni. In particolare i due emendamenti anti-pirateria del calcio in tv, con cui la maggioranza ha voluto colpire duramente la pratica del “pezzotto”. Le nuove norme prevedono, tra le altre cose, un anno di carcere per i «prestatori di servizi di accesso alla rete» che omettano di segnalare le trasmissioni pirata. E tra quei prestatori è coinvolta anche Starlink. L’irrigidimento della misura potrebbe, dunque, rallentare l’ingresso deciso di Musk in Italia.
A questo si aggiungono le passate tensioni con la “nuova rivale” Tim. Lo scorso aprile Starlink aveva denunciato al Ministero delle Imprese e all’Agcom il mancato rispetto da parte dell’operatore telefonico delle norme sulla condivisioni dei dati dello spettro, informazioni vitali per evitare le interferenze di frequenza e garantire un migliore servizio. Tim aveva ovviamente negato tutto. E in sua difesa era accorso anche Raffaele Barberio, consigliere di Alessio Butti. «Starlink non figura neanche tra gli operatori di telecomunicazioni. Non può reclamare nulla. È solo una boutade», aveva scritto sui social media. «Se la prenderà con l’Italia, dove tutto è difficile e non si conclude granché. Il che in parte è vero, tant’é che siamo molto bravi a far scappare tutti gli investitori esteri. Compreso Musk». Peccato che sul sito dell’Agcom Starlink risulti iscritta all’elenco pubblico degli operatori di comunicazione dal 24 settembre 2021.
Gli altri piani Pnrr
Altro problema per il governo sono i permessi. Per progredire con il Piano Italia 5G, uno dei cinque della Strategia per la Banda Ultra-larga, Palazzo Chigi ha bisogno di ottenere il sì dei comuni che necessitano la costruzione di nuove infrastrutture. Cosa che spesso si è rivelata più difficile del previsto: «Il Dipartimento ha incontrato i rappresentanti della maggior parte dei comuni coinvolti nel Piano per risolvere le problematiche legate ai permessi. Nonostante questi sforzi, il tasso dei dinieghi da parte degli enti territoriali è ancora al 42%». Ancora ferma ai box di partenza la Strategia per la banda ultra-larga 2023-2026: «Il Comitato interministeriale per il digitale, tenutosi il 7 agosto, ha fatto il punto sulla situazione».