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«Alessandro Impagnatiello era pienamente capace di intendere e volere quando uccise Giulia Tramontano»: la perizia che inchioda l’ex barman

16 Ottobre 2024 - 11:34 Stefania Carboni
Secondo lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca nella perizia disposta e depositata nel processo non c'è alcun vizio di mente. Ora il 31enne di Senago rischia l'ergastolo

«Non vi sono elementi per ritenere che al momento del fatto trovino applicazione i requisiti psichiatrici per ritenere un vizio di mente parziale o totale». Alessandro Impagnatiello era pienamente capace di intendere e volere quando, il 27 maggio 2023, uccise con 37 coltellate la fidanzata incinta di sette mesi Giulia Tramontano, 29 anni, nella loro casa a Senago, nel Milanese. A stabilirlo lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca nella perizia disposta e depositata nel processo a carico del 31enne ex barman. Secondo la difesa l’uomo era affetto da un disturbo “paranoide” della personalità. Una tesi però smentita dall’esame depositato. Impagnatiello ha «tratti di personalità narcisistici e psicopatici», precisa l’ultimo esame depositato, ma non psicopatologici. L’uomo ha ricostruito la dinamica dell’omicidio della fidanzata con «piena lucidità, senza confusione», e non poteva «accettare lo ‘smascheramento’» della sua doppia vita e ha manifestato «una dimensione ‘rabbiosa’». Non solo, i periti nella relazione depositata alla Corte d’Assise di Milano evidenziano anche come nella sua «storia sociale e professionale» non c’erano problemi di «natura psichica».

Dalla richiesta di perizia al rischio dell’ergastolo

Impagnatiello è imputato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’aver ucciso la convivente, di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere. Rischia l’ergastolo, specialmente ora che gli esperti lo hanno definito come privo di vizi di mente. «Ho voluto credere di essere pazzo, ma non penso di esserlo», aveva dichiarato nell’interrogatorio in aula il 31enne davanti ai giudici della Corte d’Assise di Milano (togati Bertoja-Fioretta), che avevano poi disposto la perizia nell’udienza del 10 giugno e che sarà discussa in aula il 21 ottobre. «Ero un vaso completamente saturo di bugie e di menzogne», aveva aggiunto, difeso dalle legali Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. Impagnatiello aveva portato avanti una relazione parallela con una collega, donna che Giulia incontrò il giorno in cui fu uccisa.

«Mirava a sopprimere la variabile della sua scacchiera: il feto»

Sia la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, con la consulente psichiatra forense Ilaria Rossetti, hanno sempre sostenuto la piena capacità di intendere e volere dell’imputato, così come i familiari di Giulia, con l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, che ha nominato gli psichiatri Salvatore De Feo e Diana Galletta. Lo psichiatra Raniero Rossetti, invece, che aveva firmato la consulenza difensiva, aveva sottolineato come l’ex barman si sentisse come uno «scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera», ingannando la compagna e l’amante. «Lui mirava a sopprimere il feto, che rappresentava una variabile nella sua scacchiera. Ciò che non riusciva a controllare era proprio il nascituro», aveva scritto il consulente dei difensori. La requisitoria dei pm è attesa a novembre, dopo la discussione della perizia il 21 ottobre.

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