La teoria del complotto del vaccino anti meningite e la pandemia Covid-19
Le condivisioni Facebook ci mostrano come le teorie del complotto di stampo No vax possano diventare sempre più facili da creare, suscitando un ampio consenso tra i credenti. Il caso in oggetto per esempio si basa sulla mera correlazione temporale tra i casi dovuti al meningococco (un batterio) in Lombardia nel gennaio 2020 e quelli che si sarebbero registrati di lì a poco a causa del SARS-CoV-2. Per approfondire leggete i nostri articoli d’epoca (per esempio qui, qui e qui). Ci ricordiamo ancora il focolaio di Covid-19 che si sarebbe registrato a Codogno, fino a portare alle immagini delle bare trasportate dai camion militari a Bergamo, contenenti i corpi delle numerose vittime del nuovo Coronavirus. Nell’ottica cospirazionista di chi produce questi contenuti i precedenti casi di meningite sarebbero stati una fase preparatoria, o chissà cos’altro.
Per chi ha fretta:
- Le condivisioni di una clip mettono in collegamento i casi di meningite tra Bergamo e Brescia del 2020 col primo focolaio di Covid-19 a Bergamo dello stesso anno.
- Si allude a un uso del fenomeno meningococco come preparatorio per la pandemia di Covid-19 e l’introduzione dei vaccini.
- Se si approfondisce un minimo è palese che stiamo parlando di due fenomeni verificatisi e raccontati dalle istituzioni in maniera totalmente diversa.
Analisi
Le condivisioni in oggetto sul complotto dei casi di meningite si presentano con la seguente didascalia:
SPIANATI
ECCO COME HANNO CREATO L’ ECATOMBE A BERGAMO…
ECCO COME HANNO CREATO LA “PANDEMIA”
ECCO COME HANNO INO-CULATO IL MONDO
M A S S I M A C O N D I V I S I O N E
PS. VIDEO DA CONDIVIDERE CON TUTTI GLI ITALIANI INCONSAPEVOLI…
I casi di meningite del 2020 nel loro reale contesto
Nel gennaio del 2020, una forte ondata di preoccupazione si diffuse nelle province di Bergamo e Brescia, in seguito a una serie di casi di meningite che colpirono diverse persone. Il 5 gennaio fu registrato il quinto caso riguardante un adolescente ricoverato in gravi condizioni in un ospedale di Bergamo. Pochi giorni prima, nella stessa area, erano già decedute due persone a causa di un’infezione da meningococco. La crescente preoccupazione della popolazione si trasformò rapidamente in quella che venne definita una vera e propria «psicosi». Molti cittadini si misero in fila per ricevere il vaccino contro il meningococco C, un ceppo responsabile di questa grave forma di meningite. Le autorità sanitarie locali, in collaborazione con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, decisero di estendere la somministrazione gratuita dei vaccini nei comuni più colpiti dell’area.
All’epoca un ancora poco conosciuto infettivologo, il professor Matteo Bassetti spiegava in una intervista che «in Italia si parla di duecento casi all’anno. Siamo in linea con i numeri nazionali, i cittadini possono stare tranquilli». Mentre secondo quanto riportava l’Iss l’epidemia era sotto controllo. Gli enti competenti si stavano già operando per intervenire sul focolaio, che restava circoscritto a una determinata zona della Lombardia:
«Tutti i casi si sono verificati nella stessa area geografica – spigava l’Iss – nell’arco di un mese ma poiché le autorità sanitarie stanno intervenendo in modo rapido e massivo il focolaio può essere circoscritto evitando quindi un’epidemia su larga scala. Bisogna tuttavia sottolineare che poiché il vaccino inizia ad avere efficacia dopo 15-20 giorni dalla sua somministrazione, potrebbero verificarsi nuovi casi fino a quando la vaccinazione della popolazione locale non cominci a dare i suoi effetti».
Inoltre – a dispetto dei titoli allarmisti dei media -, il portale online del ministero della Salute precisava che per trasmettersi il meningococco necessitava il «contatto stretto e prolungato con la persona infetta o trovarsi in ambienti molto affollati».
Nel 2020 l’entità dell’emergenza meningite (fenomeno per altro conosciuto) è palesemente diversa rispetto ai successivi casi di Covid-19 nel bergamasco, anche nel modo in cui il fenomeno è stato comunicato e affrontato dalle istituzioni. Basta leggere le nostre analisi d’epoca per farsi un’idea (per es. qui, qui e qui).
Conclusioni
Nessuno nega che possano esserci stati degli errori nella comunicazione dell’emergenza sia nei casi di meningite del 2020 che durante tutta la pandemia di Covid-19. È altrettanto palese che si è trattato di due fenomeni totalmente diversi, anche nel modo in cui sono stati spiegati e affrontati dalle istituzioni. Per altro la meningite è una malattia già nota all’epoca dei fatti, mentre SARS-CoV-2 emergeva per la prima volta, con buona pace di chi teorizza il complotto del virus prodotto in laboratorio.
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