Libano, ora Crosetto pensa a una missione Unifil più forte: «Altri soldati? Perché no». Ma Meloni non andrà nelle basi: «Troppo pericoloso»
L’Italia e l’Ue non mollano su Unifil, anzi sono tentati dalla carta del raddoppio. Nella riunione in video svolta oggi, i ministri della Difesa di 16 Paesi europei coinvolti nella missione d’interposizione Onu hanno evidenziato «l’importanza di mantenere una presenza stabile in Libano, sottolineando che ogni decisione riguardante il futuro della missione Unifil dovrà essere presa collettivamente in sede Onu», ma hanno pure espresso «con forza la necessità di rivedere le regole d’ingaggio, in modo da permettere a Unifil di operare in maniera più efficace e sicura». Lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto, che aveva promosso la riunione insieme all’omologo francese Sebastein Lecornu dopo gli attacchi di Israele alle basi Onu, allude ora allo scenario del rafforzamento della missione, piuttosto che del ritiro come vorrebbe il governo Netanyahu. Aumentare le forze del contingente Unifil? «Se può salvare dalla guerra, perché no?», risponde il ministro della Difesa a Bruno Vespa nell’intervista in onda questa sera su Rai 1 a “Cinque minuti”. «Ora ci sono 10mila persone e l’Italia è uno dei maggiori contributori con mille militari, ma ci sono una quarantina di Paesi. Io penso che ci sarebbe la disponibilità internazionale ad un aumento del contingente, se ci fosse in cambio la pace ed il ritiro delle truppe israeliane», afferma Crosetto.
Il viaggio di Meloni e le zone di guerra «fuori controllo»
La realtà sul terreno al momento è però ben diversa. «In questo momento la parte del Libano che risponde ad Hezbollah è totalmente fuori controllo» e «la decapitazione che il movimento ha subìto fa sì che al suo interno ormai ci siano sacche che si muovono autonomamente, per cui è impossibile sapere
chi ti trovi davanti», è l’analisi della situazione resa pubblica da Crosetto. Anche per questo, una visita della premier Giorgia Meloni al contingente italiano sfiorato dagli attacchi Idf negli ultimi giorni al momento è impensabile. «Non penso sia possibile, le condizioni di sicurezza non lo consentiranno», chiarisce il ministro della Difesa a due giorni dalla partenza della premier per il Libano (venerdì, dopo aver fatto tappa pure in Giordania). Calare nelle zone di confine dove operano i militari italiani «sarebbe troppo pericoloso per lei, perché non sono possibili spostamenti in elicottero, ma soltanto su strada. Ormai quella è una parte del Libano che è sotto il controllo di nessuno, per cui sarebbe troppo rischioso. Non è andato neanche il capo di Stato Maggiore della Difesa che avrebbe voluto andare».