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Hubrains, l’idea di un padre per il futuro dei giovani: «Usiamo gli spazi inutilizzati delle aziende per far studiare i ragazzi»

16 Ottobre 2024 - 13:30 Ygnazia Cigna
hubrains storia
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Giustianiano La Vecchia spiega a Open il progetto dei Creative Hub: dai luoghi di studio ai caffè creativi, le attività per sostenere le nuove generazioni

La storia di Giustiniano La Vecchia è quella di un padre che ha trasformato il dolore in un progetto di speranza per le nuove generazioni. Figlio di un autista di pullman e di un’operaia, oggi ha 61 anni e ha attraversato molte fasi professionali. Da giovane fabbro nei pomeriggi dopo la scuola, è passato al mondo delle risorse umane dopo aver studiato psicologia, per poi approdare nel settore finanziario e delle startup. Nel 2000, però, la tragedia della perdita di un figlio ha scosso la sua vita, spingendolo a cercare un senso in un’esperienza straziante. È così che è nata la sua prima startup. Un termine che, nel contesto italiano, ha perso parte del suo fascino iniziale, spesso associato a progetti senza futuro o promesse non mantenute. Quell’idea di innovazione che una volta racchiudeva è divenuta per molti sinonimo di vaghezza, generando scetticismo tra investitori e giovani imprenditori.

«L’80% delle startup fallisce e i ragazzi sono abbandonati»

«Poco prima della pandemia, un dato mi ha colpito profondamente: l’80% delle startup è fallito, e nessuno si è occupato di quei ragazzi che, disillusi, sono rimasti a raccogliere i propri cocci», racconta La Vecchia a Open. «Mi sono domandato il perché di questi fallimenti. Al di là delle idee di business poco solide, il vero problema risiede nella sbagliata attenzione verso i giovani», prosegue. Da questa consapevolezza è nato un percorso: ha iniziato a organizzare incontri dedicati a riflettere su come sostenere le nuove generazioni. Durante la pandemia ha lanciato il podcast Nomadi Creativi, dedicato agli studenti delle scuole superiori, per poi fondare Hubrains, un progetto che mira a offrire supporto concreto e ispirazione ai giovani.

Gli spazi di studio

Restituire spazi ai giovani, sia fisici che virtuali, è il primo mattoncino delle fondamenta di Hubrains, che ha scelto di dar vita ai Creative Hub. Si tratta di luoghi di incontro e condivisione pensati per permettere ai giovani di studiare ed esprimere il proprio potenziale creativo. L’idea è tanto “semplice” quanto efficace: molte aziende dispongono di locali inutilizzati che possono essere messi a disposizione di studenti che faticano a trovare uno spazio adeguato per studiare. «Spesso in casa non c’è abbastanza spazio e gran parte degli studenti non possono permettersi di spendere centinaia di euro per un coworking. Al contempo, ci sono tantissime aziende che hanno spazi vuoti», sottolinea Giustiniano. «Perché non metterli a disposizione di chi un luogo non ce l’ha?».

Sono i giovani che scelgono le aziende, non più il contrario

L’obiettivo è evidente: offrire ai giovani un ambiente stimolante per lo studio e la crescita, creando al contempo un punto di contatto diretto con sia con i coetanei, sia con il mondo del lavoro. «Questi hub diventano così catalizzatori di dialogo e ponti tra generazioni», incalza Giustiniano. Un dialogo aperto, non un monologo unidirezionale calato dall’azienda al giovane. «Oggi le aziende faticano ad attrarre i giovani perché non hanno compreso un cambiamento cruciale: non sono più le imprese a scegliere i giovani, ma il contrario. I ragazzi si pongono la domanda: “Perché dovrei lavorare qui e non altrove?”», osserva La Vecchia. «Le aziende riconoscono di avere un problema, ma spesso non sanno come affrontarlo. Il mondo del lavoro è cambiato, e i giovani cercano ambienti e opportunità diverse. Ma in Italia, si trovano spesso davanti a stage sottopagati e salari poco competitivi», conclude.

Le attività di Hubrains

Tra le altre iniziative di Hubrains – sostenute con il supporto della Fondazione Cariplo – ci sono i caffè creativi, il primo dei quali è stato inaugurato a Pieve Emanuele, in provincia di Milano. Questi caffè, gestiti da cooperative sociali, non solo creano opportunità di lavoro per persone con fragilità e disabilità, ma fungono anche da punti di incontro e socializzazione, contribuendo a ridurre l’isolamento e l’emarginazione sociale. C’è poi la web radio, lanciata a settembre e progettata dai ragazzi per i ragazzi. Questa piattaforma promuove l’inclusione e la diversità culturale, offrendo programmi in diverse lingue e rubriche dedicate a temi di rilevanza contemporanea, come il futuro del lavoro e il benessere psicologico. Tra le varie rubriche spicca Dr. Emotion, in cui i giovani possono scrivere lettere riguardanti i propri malesseri e preoccupazioni. «Quello che mi ha colpito è che ci stanno scrivendo anche i genitori, ed è una cosa bellissima», racconta Giustiniano. «Il nodo centrale, infatti, non è solo aiutare i giovani, ma anche educare e supportare gli adulti. In questo, il dialogo intergenerazionale è cruciale».

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