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Decolla la richiesta di energia elettrica globale: ogni anno aumenta quanto i consumi dell’intero Giappone

16 Ottobre 2024 - 14:16 Gianluca Brambilla
report iea energia
report iea energia
Pubblicato il report annuale dell'Agenzia internazionale dell'energia: le emissioni legate ai combustibili fossili scendono di un decimo rispetto al necessario

«Nella storia dell’energia, abbiamo assistito all’era del carbone e all’era del petrolio. Ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità». Riassume così Fatih Birol, direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), il contenuto del World Energy Outlook, il report pubblicato ogni anno dalla Iea e considerato di gran lunga l’analisi più approfondita e autorevole delle evoluzioni del sistema energetico globale. La strada, insomma, è tracciata. Il vero nocciolo della questione, semmai, è un altro: quanto velocemente saremo in grado di dire addio ai combustibili fossili e abbracciare le fonti di energia pulite?

L’addio ai combustibili fossili

A questa domanda la Iea risponde in modo netto: non stiamo agendo con abbastanza urgenza. Le politiche attuali dei governi porteranno a un calo di emissioni di anidride carbonica a livello globale del 3% dal 2022 al 2030. Peccato che per evitare le conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici la scienza dice che queste emissioni debbano diminuire del 33%, ossia dieci volte di più. In tutti gli scenari presi in considerazione dall’Agenzia internazionale dell’energia, si prevede che la domanda di petrolio, gas e carbone – ossia dei combustibili fossili, principali responsabili della crisi climatica – raggiungerà il picco intorno al 2030. Ma per arrivare davvero allo scenario Net Zero, ossia al raggiungimento delle zero emissioni nette entro il 2050, la Iea ribadisce che è necessario fermare una volta per tutte i nuovi progetti fossili. «I cali della domanda – si legge nel report – sono sufficientemente forti da non richiedere nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas convenzionali a lungo termine, e nemmeno nuove miniere di carbone o estensioni della durata di vita delle miniere di carbone».

I numeri da record delle rinnovabili

Intanto, le energie rinnovabili continuano a macinare numeri da record. Nel 2023, si legge nel World Energy Outlook, oltre 560 GW di nuova capacità energetica rinnovabile sono stati aggiunti al sistema energetico mondiale. Di questi, il 40% riguarda solamente la Cina, che si sta ritagliando sempre più un ruolo da protagonista nella transizione energetica mondiale, pur continuando a puntare anche sulla costruzione di centrali a carbone. Lo scorso anno, sempre a livello internazionale, i flussi di investimenti in progetti di energia pulita hanno sfiorato i duemila miliardi di dollari, quasi il doppio dell’importo complessivo speso per le nuove forniture di petrolio, gas e carbone.

IEA | Lo scenario di evoluzione del sistema energetico nello scenario che prende in considerazione le politiche messe in atto o annunciate dai governi

La discesa dei prezzi dell’energia

Secondo la Iea, è probabile che a partire dalla seconda metà degli anni Venti si assisterà a una «pressione al ribasso sui prezzi dell’energia». Causata innanzitutto da «una più ampia disponibilità di petrolio e gas naturale liquefatto», ma anche a «un eccesso di capacità manifatturiera per alcune tecnologie chiave dell’energia pulita, in particolare i pannelli solari e le batterie». A guastare queste previsioni potrebbero essere le recenti tensioni geopolitiche, soprattutto in Medio Oriente, che potrebbero portare a conseguenze impreviste anche per il settore energetico.

La domanda sempre più alta di energia elettrica

Ma se la fine dell’era dei combustibili fossili viene data per scontata e le rinnovabili continuano a crescere, com’è possibile che la trasformazione del sistema energetico viene giudicata ancora troppo lenta per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici? Il motivo è che la profonda trasformazione dell’economia e delle abitudini di consumo ha portato con sé un altro fattore impossibile da ignorare: l’aumento vertiginoso dei consumi di energia elettrica. Nell’ultimo decennio, si legge nel report della Iea, l’uso di elettricità è cresciuto a un tasso doppio rispetto alla domanda complessiva di energia e gli esperti si aspettano che questo trend sia destinato ad accelerare nei prossimi anni. Nello scenario delle politiche attuale, si stima che verrà aggiunta ogni anno alla domanda globale l’equivalente della domanda attuale di energia elettrica di tutto il Giappone. In uno scenario che punta a rispettare gli obiettivi di zero emissioni al 2050, l’aumento sarebbe ancora più rapido. Un esempio molto pratico di questo fenomeno viene dal momento della tecnologia. Più in particolare, dai data center, divenuti fondamentali nella corsa delle aziende di Big Tech nel campo dell’intelligenza artificiale.

Servono più soldi per le reti

Per far fronte a una domanda crescente di energia elettrica, aumentare l’offerta non basta. C’è bisogno anche di investire sulle infrastrutture di rete. Per ogni dollaro speso sulle rinnovabili, stima la Iea, solo 60 centesimi vengono spesi sulle reti e sui sistemi di accumulo. Ma per decarbonizzare il sistema energetico, avvertono gli esperti, il rapporto dovrebbe essere di uno a uno. Investire sulle reti non vuol dire soltanto potenziare le infrastrutture attuali e renderle meno vulnerabili agli eventi meteo estremi, ma anche costruirne di nuove laddove non ce ne sono. In alcune regioni del mondo, si legge nel report, gli alti costi finanziari e i rischi progettuali stanno limitando la diffusione di tecnologie di energia pulita a costi competitivi, proprio dove sono più necessarie, ovvero nei Paesi in via di sviluppo. Attualmente, scrive la Iea, ci sono 750 milioni di persone, prevalentemente nell’Africa sub-sahariana, senza accesso all’elettricità, e oltre 2 miliardi senza combustibili puliti per cucinare.

Dreamstime/WhPics

Foto di copertina: Dreamstime/Anthonyata

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