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Suicida a 15 anni per bullismo, la lettera del preside: «Facciamo uscire i demoni che ci tormentano. Parlate, ma non sparlate»

16 Ottobre 2024 - 20:39 Ygnazia Cigna
leonardo calcina senigallia istituto panzini
leonardo calcina senigallia istituto panzini
Un messaggio a tutti gli studenti e al personale scolastico dell'istituto di Senigallia: il riferimento alle "voci infondate"

«Facciamo uscire i demoni che ci tormentano, quelli che chiudiamo dentro di noi fino al momento che escono incontrollati, prepotenti, per prendere il sopravvento. Ma allo stesso tempo spieghiamo ai ragazzi l’importanza di non parlare (o peggio “sparlare”) di fatti di cui non si ha effettiva conoscenza o non si siano prima e con certezza verificate le fonti». Sono le parole di Alessandro Impoco, dirigente scolastico dell’istituto Alfredo Panzini di Senigallia, la scuola che frequentava Leonardo Calcina, il 15enne vittima di bullismo che ha tragicamente deciso di porre fine alla sua vita con la pistola del padre. Con una lettera indirizzata a tutto il personale, agli studenti e alle famiglie, il preside esprime innanzitutto un sentito messaggio di condoglianze per la famiglia e gli amici di Leonardo, evidenziando l’unità della comunità scolastica in questo difficile momento di lutto. Tuttavia, il tono della missiva si fa più incisivo quando il dirigente denuncia la diffusione di voci infondate, che hanno alimentato ansia e panico tra gli studenti e le loro famiglie.

La lettera

«Ci tengo a riportare solo un pessimo esempio che ha reso questa tragica giornata ancora più difficile. Qualcuno ha dapprima diffuso la notizia che un ragazzo armato era chiuso dentro la scuola, creando panico nell’intera città, tra studenti e famiglie, anche nelle scuole di primo grado e gettando cosi ombre su un ragazzo d’oro come Leonardo», chiosa il dirigente. «Subito dopo la tragica notizia della sua morte è poi cominciata la caccia al bullo incolpando prima uno poi l’altro tra i ragazzi di questa e di altre scuole, senza che ci fossero effettivi indizi o verità che, del resto, non spetta a noi cercare, ma, semmai, alle autorità competenti. Questo è il dramma che si cela dietro alle comunicazioni sbagliate, alle mistificazioni e all'”aprire bocca senza pensare”», prosegue.

«Le parole sono preziose»

La lettera chiama poi all’azione, invitando studenti, famiglie e personale a considerare l’impatto delle proprie parole e a comunicare in modo costruttivo, sottolineando come una comunicazione errata possa danneggiare gravemente. Concludendo, il dirigente esorta tutta la comunità scolastica a «comunicare meglio», perché «le parole sono preziose, quelle giuste, dette con spirito costruttivo possono curare. Quelle sbagliate, mosse da sentimenti negativi, possono creare ferite profonde che sanguinano senza fine».

Il bullismo a scuola: «Lo chiamavano femminuccia»

Stando a quanto ricostruito finora, Leonardo Calcina era stato vittima di bullismo nell’istituto Panzini, subendo ripetutamente molestie fisiche e verbali da parte di alcuni compagni, che lo deridevano per il suo aspetto e il suo comportamento. Nonostante i ripetuti episodi di violenza, la scuola non avrebbe mai preso provvedimenti adeguati, lasciando Leonardo sempre più isolato e sofferente. Tre ragazzi, due maggiorenni e un minorenne, ora sono sotto la lente delle accuse. Nel bagno della scuola, infatti, gli avrebbero abbassato i pantaloni per colpirlo ai genitali. Senza contare le costanti prese in giro e gli insulti quando – riferisce la madre del 15enne – «lo definivano una femminuccia imitandolo con una voce effeminata».

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