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La canzone di Solenghi e Lopez per Anna Marchesini: «Sembra scritta apposta per lei»

16 Ottobre 2024 - 07:20 Alba Romano
tullio solenghi massimo lopez anna marchesini
tullio solenghi massimo lopez anna marchesini
L'attore: non rifarei le battute blasfeme a Sanremo

«È un brano evocativo, racconta di una figura femminile molto bella, che rimane come un sogno, un mito. Come Anna, per me e Massimo». Così Tullio Solenghi, 76 anni, storico componente del trio con Lopez e Marchesini, ricorda l’attrice. Oggi riempie i teatri di tutta Italia mentre Anna è morta il 30 luglio di otto anni fa. Con Lopez la ricorderanno «con una bellissima canzone di Gianmarco Testa, Dentro la tasca di un qualunque mattino. Sembra scritta apposta per lei, anche se non si conoscevano e sono morti lo stesso anno, a pochi mesi di distanza».

Anna Marchesini

Solenghi tiene un diario. Lo ha iniziato «a fine Anni 80. Non scrivo tutti i giorni, seguo soprattutto l’itinerario delle mie tournée e poi aggiungo anche dei momenti privati miei e della mia famiglia». Titolo, Dove eravamo rimasti. Dove? «A prima del Covid, con il nostro pubblico. Abbiamo voluto ritrovarlo dopo la pausa forzata, raccontando sempre a modo nostro, quello del Trio, con personaggi diversi, ogni volta nuovi». Ne cita un paio? «Ci sarà una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi e un duetto molto divertente tra il presidente Mattarella e Papa Francesco». Non rifarebbe una battuta blasfema «San Remo, Festival 1989. Mia madre, fervente cattolica, rimase turbata. Non tanto per l’idea, San Remo in realtà non esiste, non ci sarebbero neanche gli estremi della blasfemia. A colpire fu l’attacco del pezzo. In quel Festival c’era un cantante, Christian. Io iniziai con una sorta di predica, “Per Christian, con Christian e in Christian”. Oggi, pensando a mia madre, non la rifarei».

Khomeini

Poi ricorda l’imitazione dell’ayatollah Khomeini: «Oggi quello sketch sarebbe un discorso da non praticare. La ferocia di questi conflitti è tale che qualsiasi zampillo può scatenare un incendio. Non penso che allora facemmo qualcosa di grave, credo che il settimanale Charlie Hebdo ne abbia fatte ben di peggio. Però oggi su quel tema me ne starei tranquillo». E ricorda I promessi sposi del Trio: «Fu una piccola pietra miliare nella storia della nostra tv. La comicità non era più l’ingrediente di qualche altro programma. Nessuno aveva mai osato camminare sul terreno di un’ora di comicità per sei puntate. In questo senso rimaniamo unici».

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